Ogni volta che piove le acque nere scaricano a pochi metri dalla riva. Un paradosso per quella che è la spiaggia più popolare d'Italia. I magistrati da un anno cercano di capire le responsabilità: il reato ipotizzato è epidemia colposa
Potrebbe ampliarsi così il già corposo fascicolo sulle fogne che la Procura della Repubblica di Rimini sta portando avanti per mano dei pm Davide Ercolani e Gemma Gualdi per epidemia colposa. I due sostituti procuratori hanno aperto a fine agosto l’inchiesta sul flagello che colpisce Rimini e dintorni da anni- quello degli sversamenti in mare degli scarichi fognari ogni volta che le tubature vanno in tilt per qualche millimetro di pioggia– e hanno già disposto svariati test puntuali sullo stato delle acque. Poco più di un mese fa, fra l’altro, sono state sequestrate 50 cartelle cliniche del Pronto Soccorso pediatrico di Rimini per ulteriori e approfonditi accertamenti (le ipotesi di reato, tuttora a carico di ignoti, includono l’epidemia colposa, i delitti colposi contro la salute pubblica, le lesioni personali colpose, il getto di cose pericolose).
Dopo tutte le segnalazioni di persone intossicate dopo un bagno in mare che si sono succedute nei mesi scorsi, potenzialmente riconducibili alla gestione degli scarichi fognari, l’ultima vicenda in ordine di tempo è appunto quella dei surfisti di Pasqua. Per capire se i sintomi accusati dal gruppo sono effettivamente riconducibili agli sversamenti dei liquami servirebbero maggiori accertamenti sulla persona che si è fatta visitare. Sugli altri 5, invece, è già passato troppo tempo e trovare eventuali correlazioni appare complicato.
Proprio la scorsa estate, una ragazza che fa parte dello stesso gruppo di appassionati di kitesurf (club 39beachriders di Rimini) era uscita in mare dopo che era piovuto: venne ricoverata in ospedale per dolori acuti e fu sottoposta ad intervento all’apparato genitale. L’esame colturale disposto sul liquido drenato dall’addome della donna, che nel frattempo si rivolse allo stesso avvocato Mancini per sporgere denuncia, fece sospettare che l’infezione fosse stata contratta a seguito della presenza dei batteri nell’acqua del mare.
Se non è ancora stabilito che i magistrati vogliano includere l’episodio dei surfisti nel loro fascicolo, è certo che le indagini stanno proseguendo senza trascurare il minimo dettaglio. Lo scorso autunno, fra l’altro, i pm avevano hanno spedito i militari della sezione navale della Guardia di Finanza in prossimità delle zone più ‘calde’ dal punto di vista degli sversamenti per procedere con le analisi in diretta: ovvero, quando si alzano le paratie per liberare gli scarichi in mare. Con i finanzieri c’era Cinzia Zoli, la biologa incaricata dalla Procura il 15 settembre scorso.