La Borsa ha reagito in modo tiepido confermando l’altalena degli ultimi giorni. Alla fine delle contrattazioni Milano ha ceduto lo 0,66% chiudendo attorno a quota 14.500 punti. Fiat tra i titoli peggiori
E’ stato complessivamente buono il risultato registrato dall’asta odierna dei Bot a sei mesi. Il Tesoro ha collocato complessivamente 8,5 miliardi di euro di titoli ad un rendimento dell’1,772% in netto rialzo, ma questo era scontato, rispetto all’asta precedente (1,11%). L’aspetto più positivo viene però dal Bid-to-cover, il rapporto tra domanda e offerta, che, nell’occasione, si è attestato all’1,71 contro l’1,51 registrato nell’ultimo collocamento.
I trader, insomma, tirano un sospiro di sollievo ma il giudizio sulla salute del mercato sovrano resta comunque sospeso. Tutta l’attenzione si concentra infatti sull’asta dei Btp prevista per domani mattina durante la quale il Tesoro tenterà di collocare fino a 6,25 miliardi di titoli a quattro, cinque, sette e dieci anni. Proprio il decennale resta ovviamente l’osservato numero uno del momento. Oggi lo spread del titolo rispetto al bund di Berlino sul mercato secondario viaggia attorno ai 390 punti, in scia con il differenziale di Madrid, poco sopra i 400 punti.
La Borsa ha reagito in modo tiepido confermando l’altalena degli ultimi giorni. Alla fine delle contrattazioni Milano ha ceduto lo 0,66% chiudendo attorno a quota 14.500 punti. Tra i titoli peggiori si segnala soprattutto Fiat che, nonostante le ottime notizie provenienti da Detroit dove la Chrysler ha chiuso i conti del primo trimestre con un utile di 473 milioni di dollari (circa quattro volte tanto rispetto allo stesso periodo del 2011), registra un meno 5,13%, record negativo per il paniere principale. Tra i titoli in rosso male anche Finmeccanica che cede il 4%, Unicredit (-2,77%) e Intesa (-0,95%).
Sul fronte europeo, la giornata interlocutoria dei mercati (oltre a Milano chiudono in rosso Parigi e Madrid mentre guadagnano seppure in modo contenuto Londra e Francoforte) è segnata dalle notizie positive che giungono da Dublino, dove il governo irlandese ha ricevuto la piena approvazione della Troika dopo l’esame dei conti e delle strategie di risanamento del bilancio pubblico.
Nel corso del 2012 l’Irlanda dovrebbe crescere dello 0,5%, una percentuale bassa ma comunque superiore alla media europea, con effetti positivi si spera, sul fronte dell’occupazione. Il governo proseguirà con le privatizzazioni nella speranza di ridurre ulteriormente il deficit. Ad oggi, il peso di quest’ultimo si attesta al 9,4% del Pil, un risultato migliore rispetto alle attese iniziali (10,6%) ma non del tutto “veritiero” dal momento che, come è stato rilevato dalla Ue, la statistica ufficiale non tiene conto dei 5,8 miliardi di prestiti pubblici alle banche con i quali la cifra salirebbe al 13% circa del prodotto nazionale. La piena ripresa dei finanziamenti sul mercato, in ogni caso, resta legata all’esito del referendum sul fiscal compact previsto per il prossimo 31 maggio. Se vincessero i No, l’Europa non potrebbe più garantire ulteriori finanziamenti a Dublino, una condizione fondamentale per l’ottenimento della fiducia degli operatori.