Il leader maroniano del Carroccio in Romagna dovrà rispondere davanti ai magistrati di Forlì. Lui si è sempre difeso dicendo di essere parte lesa nel procedimento
E’ un convinto maroniano, sostenitore come l’ex ministro dell’Interno della necessità di “pulizia, pulizia, pulizia” e si era scagliato anche contro l’ex capogruppo alla Camera della Lega Nord, Marco Reguzzoni, che doveva “giustificare come cavolo sono stati spesi 90mila euro in un anno con la carta di credito del gruppo parlamentare”). Gianluca Pini, deputato romagnolo e leader regionale del Carroccio, è ora finito sotto inchiesta per appropriazione indebita e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposta. La prossima settimana sarà interrogato a Forlì dal capo della Procura Fabio Di Vizio e dal sostituto Sergio Sottani.
Pini, secondo l’accusa, ha usato lo “scudo fiscale” per far rientrare in Italia dalla Repubblica di San Marino 400mila euro precedentemente sottratti al fisco. Peraltro fu tra i parlamentari che in Parlamento votarono a favore dello “scudo fiscale”, a suo tempo.
L’inchiesta della Procura forlivese è partita dal mirino dell’Uif-Bankitalia e potrebbe essere legata alle manovre societarie per le quali l’Agenzia delle Entrate lo ha denunciato.
Secondo quanto emerso finora i soldi rimpatriati provenivano dalla banca sammarinese Ibs. I 400 mila euro sono stati subito reinvestiti in obbligazione dei una banca emiliana. Il sospetto degli inquirenti è che si tratti di un patrimonio sottratto alla Nikenny Corporation, società di cui Pini è azionista di riferimento con il 40% del capitale. La Nikenny, in liquidazione, ha iscrizioni a ruolo per oltre 2 milioni di euro per omessi versamenti di Ires, Irap e Iva. L’import di caffè dalla Malesia, settore dell’azienda, è stato trasferito a una nuova azienda in mano all’onorevole (la Golden Choice Europe). Insomma l’onorevole leghista avrebbe ideato «un’architettura operativa – secondo l’Agenzia delle Entrate – per depauperare Nikenny», esposta per 2 milioni con l’Erario, «e trasferire l’operatività a Golden Choice, priva di esposizione debitoria e fiscale».
L’ipotesi, in definitiva, è di una cessione d’azienda (o di ramo d’azienda) dissimulata e dunque Pini sarà corresponsabile del debito con il fisco. Da qui l’invio del rapporto che ipotizza la sottrazione fraudolenta al fisco. Pini, da parte sua, si è sempre difeso dicendo di essere lui stesso vittima in questo procedimento.