Altri 12.000 emiliano romagnoli rischiano la disoccupazione. Sono i venditori ambulanti, un popolo che in Italia conta ben 170.000 imprese regolarmente registrate e 350.000 addetti, per un fatturato che si aggira attorno ai 25 miliardi di euro all’anno, circa il 16% delle vendite al dettaglio. Anche loro, come i taxisti, sono pronti a scendere in piazza contro il pacchetto liberalizzazioni del governo Monti, che potrebbe bloccare le concessioni per le piazzole dove ogni giorno vendono i loro prodotti. Lasciandoli senza un luogo dove lavorare.
I problemi della categoria, in realtà, risalgono già al 2008 ma il cambio di governo Berlusconi – Monti, non ha ancora portato ad alcun miglioramento. Nel 2006, infatti, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato la direttiva Bolkestein relativa ai servizi nel mercato interno, che prevede il divieto di rinnovo delle concessioni per gli imprenditori che utilizzano risorse naturali limitate. Nessun problema per i commercianti a quattro ruote, non fosse altro che al momento del recepimento l’Italia ha deciso di includerli tra le categorie limitate dalla direttiva.
“Inizialmente – spiega Dario Domenichini di Anva Confesercenti – la legge non comprendeva le strade, le piazze e quindi i mercati tra le risorse naturali limitate ma nella bozza di recepimento il governo ha deciso di includerle, mettendo a rischio la nostra possibilità di lavorare”. Così, qualora dovesse essere approvata, la nuova legge bloccherebbe le concessioni per le piazzole che gli operatori del settore occupano, alcuni di loro anche da decenni. “ E non si sa – sottolineano i sindacati – in che modo si potrà ottenere di nuovo lo stesso spazio nel mercato, se attraverso un bando o un concorso. Non sappiamo nemmeno se dovremo cambiare area, o addirittura Comune. Viviamo nell’incertezza”.
Dal 2010, anno in cui l’Italia ha iniziato le procedure per il recepimento della direttiva, si sono tentate diverse soluzioni a livello locale per derogare l’articolo relativo al commercio nelle aree pubbliche, ma nessuna fino ad ora è andata a buon fine. La prima regione a mobilitarsi è stata il Piemonte, che ha tentato di salvaguardare gli ambulanti con una legge regionale, bloccata prontamente dal governo Berlusconi. Successivamente si è fatta avanti la Toscana e questa volta è stato Monti a dire no. “Ci hanno detto che è stata l’Unione Europea a chiedere che il divieto fosse introdotto – spiega Domenichini – nonostante anche la Conferenza Stato Regioni si sia espressa in nostro favore”.
I sindacati, allora, si sono rivolti direttamente alla fonte della direttiva, ma quando una delegazione si è recata a Bruxelles per chiedere spiegazioni, “perché la procedura colpisce praticamente solo l’Italia, l’unica con una situazione di microimpresa diffusa in maniera così capillare” scrivono in una nota le associazioni, non solo il Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per il modo in cui è stata rimaneggiata la direttiva. Nata allo scopo di impedire alle aziende estere di sfruttare gli spazi e le risorse degli stati dell’Unione attraverso normative sul lavoro più permissive. Ma ha anche chiarito che “Il problema è dovuto alle modalità recepimento da parte del governo italiano” sottolineano dall’associazione nazionale venditori ambulanti.
“Tocca quindi a questo governo stralciare le restrizioni relative alla nostra categoria e restituirci un po’ di serenità – ha aggiunto Domenichini – in questo momento d’incertezza ci sentiamo precari nel precariato, non solo abbiamo subito l’impatto della crisi, ora rischiamo di non avere più un luogo dove lavorare. E gli investimenti fatti per costruirci un futuro, basti pensare che i nostri mezzi di trasporto costano anche 70 mila euro, rischiano di essere gettati al vento”.
“Oggi, di fronte alla completa liberalizzazione del settore commercio, che già penalizza le piccole realtà – denunciano i sindacati – è ancor più vitale intervenire per tutelare il comparto”. “Il rischio tangibile, se non vi fossero modifiche alla norma, sarebbe di lasciare senza lavoro decine di migliaia di famiglie che hanno profuso l’impegno di intere generazioni in attività portate avanti con tenacia ed inventiva – ha chiarito Alverio Andreoli, Presidente di Fiva Confcommercio Emilia Romagna – e che hanno contribuito in modo fondamentale alla crescita dell’economia del Paese”.
Il 4 maggio a Roma si terrà un incontro tra i sindacati di categoria, Anva e Fiva, la federazione italiana venditori ambulanti, regioni e governo, per discutere della direttiva. Intanto, finché non giungeranno nuove indicazioni, l’Emilia Romagna, altrettanto contraria a togliere gli spazi pubblici ai venditori ambulanti, ha concordato il rinnovo pro tempore delle concessioni.
“Sono tre anni che ci battiamo per preservare il nostro lavoro e la nostra richiesta è, e rimane, quella di salvaguardare i diritti di anzianità e professionalità del settore del commercio su aree pubbliche nelle procedure di rinnovo delle concessioni, proteggendo così una categoria che svolge una imprescindibile funzione sociale ed economica – ha aggiunto Andreoli – Speriamo che prevalga il buonsenso, la situazione economica e lavorativa della categoria è già abbastanza difficile, ma se la legge dovesse passare allora tutti i venditori ambulanti italiani sarebbero in guai seri”.
“Siamo pronti a scendere in piazza – ha concluso Domenichini – vedremo che succederà all’incontro, ma tra noi c’è già chi si sta informando sui prezzi dei pullman per andare a Roma. Faremo sentire la nostra voce”.
Emilia Romagna
Liberalizzazioni del governo Monti: 12 mila ambulanti rischiano il “posto di lavoro”
Finiti nella direttiva europea Bolkestein, approvata dall'attuale esecutivo di tecnici, che prevede il divieto di rinnovo delle concessioni per gli imprenditori che utilizzano risorse naturali limitate come la strada o le piazze, chiedono a Roma lo stralcio delle restrizioni: "Oltre ad essere travolti dalla crisi che azzera le vendite, anche l'incertezza dello spazio in cui lavorare"
I problemi della categoria, in realtà, risalgono già al 2008 ma il cambio di governo Berlusconi – Monti, non ha ancora portato ad alcun miglioramento. Nel 2006, infatti, il Parlamento e il Consiglio europeo hanno approvato la direttiva Bolkestein relativa ai servizi nel mercato interno, che prevede il divieto di rinnovo delle concessioni per gli imprenditori che utilizzano risorse naturali limitate. Nessun problema per i commercianti a quattro ruote, non fosse altro che al momento del recepimento l’Italia ha deciso di includerli tra le categorie limitate dalla direttiva.
“Inizialmente – spiega Dario Domenichini di Anva Confesercenti – la legge non comprendeva le strade, le piazze e quindi i mercati tra le risorse naturali limitate ma nella bozza di recepimento il governo ha deciso di includerle, mettendo a rischio la nostra possibilità di lavorare”. Così, qualora dovesse essere approvata, la nuova legge bloccherebbe le concessioni per le piazzole che gli operatori del settore occupano, alcuni di loro anche da decenni. “ E non si sa – sottolineano i sindacati – in che modo si potrà ottenere di nuovo lo stesso spazio nel mercato, se attraverso un bando o un concorso. Non sappiamo nemmeno se dovremo cambiare area, o addirittura Comune. Viviamo nell’incertezza”.
Dal 2010, anno in cui l’Italia ha iniziato le procedure per il recepimento della direttiva, si sono tentate diverse soluzioni a livello locale per derogare l’articolo relativo al commercio nelle aree pubbliche, ma nessuna fino ad ora è andata a buon fine. La prima regione a mobilitarsi è stata il Piemonte, che ha tentato di salvaguardare gli ambulanti con una legge regionale, bloccata prontamente dal governo Berlusconi. Successivamente si è fatta avanti la Toscana e questa volta è stato Monti a dire no. “Ci hanno detto che è stata l’Unione Europea a chiedere che il divieto fosse introdotto – spiega Domenichini – nonostante anche la Conferenza Stato Regioni si sia espressa in nostro favore”.
I sindacati, allora, si sono rivolti direttamente alla fonte della direttiva, ma quando una delegazione si è recata a Bruxelles per chiedere spiegazioni, “perché la procedura colpisce praticamente solo l’Italia, l’unica con una situazione di microimpresa diffusa in maniera così capillare” scrivono in una nota le associazioni, non solo il Parlamento europeo ha espresso preoccupazione per il modo in cui è stata rimaneggiata la direttiva. Nata allo scopo di impedire alle aziende estere di sfruttare gli spazi e le risorse degli stati dell’Unione attraverso normative sul lavoro più permissive. Ma ha anche chiarito che “Il problema è dovuto alle modalità recepimento da parte del governo italiano” sottolineano dall’associazione nazionale venditori ambulanti.
“Tocca quindi a questo governo stralciare le restrizioni relative alla nostra categoria e restituirci un po’ di serenità – ha aggiunto Domenichini – in questo momento d’incertezza ci sentiamo precari nel precariato, non solo abbiamo subito l’impatto della crisi, ora rischiamo di non avere più un luogo dove lavorare. E gli investimenti fatti per costruirci un futuro, basti pensare che i nostri mezzi di trasporto costano anche 70 mila euro, rischiano di essere gettati al vento”.
“Oggi, di fronte alla completa liberalizzazione del settore commercio, che già penalizza le piccole realtà – denunciano i sindacati – è ancor più vitale intervenire per tutelare il comparto”. “Il rischio tangibile, se non vi fossero modifiche alla norma, sarebbe di lasciare senza lavoro decine di migliaia di famiglie che hanno profuso l’impegno di intere generazioni in attività portate avanti con tenacia ed inventiva – ha chiarito Alverio Andreoli, Presidente di Fiva Confcommercio Emilia Romagna – e che hanno contribuito in modo fondamentale alla crescita dell’economia del Paese”.
Il 4 maggio a Roma si terrà un incontro tra i sindacati di categoria, Anva e Fiva, la federazione italiana venditori ambulanti, regioni e governo, per discutere della direttiva. Intanto, finché non giungeranno nuove indicazioni, l’Emilia Romagna, altrettanto contraria a togliere gli spazi pubblici ai venditori ambulanti, ha concordato il rinnovo pro tempore delle concessioni.
“Sono tre anni che ci battiamo per preservare il nostro lavoro e la nostra richiesta è, e rimane, quella di salvaguardare i diritti di anzianità e professionalità del settore del commercio su aree pubbliche nelle procedure di rinnovo delle concessioni, proteggendo così una categoria che svolge una imprescindibile funzione sociale ed economica – ha aggiunto Andreoli – Speriamo che prevalga il buonsenso, la situazione economica e lavorativa della categoria è già abbastanza difficile, ma se la legge dovesse passare allora tutti i venditori ambulanti italiani sarebbero in guai seri”.
“Siamo pronti a scendere in piazza – ha concluso Domenichini – vedremo che succederà all’incontro, ma tra noi c’è già chi si sta informando sui prezzi dei pullman per andare a Roma. Faremo sentire la nostra voce”.
Articolo Precedente
La Procura: “Leghista suicida perché istigato a fare firme false sulle liste”
Articolo Successivo
Essere a Brescia il 28 maggio
Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione
Mondo
Da telefonata Trump-Putin primo passo per la pace: stop attacchi a linee energetiche. “Tregua? Basta armi a Kiev”. Scholz-Macron: “Noi continueremo a inviarle”
Politica
Meloni sminuisce il piano di riarmo Ue: ‘Un annuncio roboante rispetto a realtà’. E attacca: ‘Chi parla di tagli al welfare inganna i cittadini’
Zonaeuro
Von der Leyen spinge l’Ue verso lo scontro con la Russia: “Se vuole evitarlo, si prepari alla guerra”
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Vogliamo il pilastro europeo dell'Alleanza atlantica e non lo delegheremo alla Francia e alla Gran Bretagna". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo. "Per avere i granai pieni -ha aggiunto- bisogna avere gli arsenali pieni, la difesa è la premessa della libertà e della democrazia".
Bruxelles, 18 mar. - (Adnkronos) - Le sedici aziende dell’Alleanza “Value of Beauty”, lanciata a febbraio 2024, hanno presentato a Bruxelles uno studio commissionato a Oxford Economics sull’impatto socioeconomico del settore. Il Gruppo L’Oréal, Kiko Milano, Beiersdorf, Iff, e altri grandi marchi dell’industria vogliono inserirsi nello spiraglio aperto dalla Commissione europea per favorire la semplificazione normativa in vari ambiti, e per chiedere un dialogo strategico sul futuro del settore, come già successo per agricoltura e automotive.
Il settore guarda con attenzione alle proposte su una legge europea vincolante per le biotecnologie e alla strategia per la bioeconomia, che la Commissione si impegna a presentare entro la fine dell’anno. Ma guarda con attenzione anche agli sviluppi nelle relazioni commerciali in Occidente alla luce della recente entrata in vigore dei dazi di Washington sull’import dall’Unione europea.
“Cinque delle sette più grandi aziende del settore hanno la loro sede nell’Ue”, ha sottolineato l’amministratore delegato del Gruppo L’Oréal, Nicolas Hieronimus.
A Bruxelles i sedici membri dell’Alleanza chiedono politiche per la produzione sostenibile di ingredienti e la formazione di personale per sbloccare il potenziale del settore. Un aspetto legato, secondo l’amministratore delegato di Kiko Milano, Simone Dominici, all’impatto positivo che la cura del corpo e dell’estetica ha sull’autostima e sulla salute mentale dei consumatori. Aspetti non trascurati dallo studio dell’Oxford Economics presentato all’ombra dei palazzi delle istituzioni europee. Il rapporto mostra che la spesa dei consumatori nell’Ue per i prodotti di bellezza e cura della persona ha superato i 180 miliardi di euro e dato lavoro a oltre tre milioni di persone, un numero che supera il totale della forza lavoro presente in 13 Stati membri dell’Ue. Troppi anche gli oneri per l'industria della cosmetica che rendono necessaria una revisione della direttiva sulle acque reflue. Forte dei 496 milioni di euro generati ogni giorno e dei 3,2 milioni di posti di lavoro, la cordata dei grandi nomi dell’industria della bellezza chiede che tutti i settori che contribuiscono ai microinquinanti nelle acque siano ritenuti responsabili, in linea con il principio “chi inquina paga”.
I riflettori dell’Alleanza, che guarda anche agli interessi di tutti gli attori della filiera - dagli agricoltori ai vetrai, importanti nella catena del valore quanto le case di fragranze - sono rivolti in primis sull’attesa revisione del regolamento Reach (Regulation on the registration, evaluation, authorisation and restriction of chemicals), che regolamenta le sostanze chimiche autorizzate e soggette a restrizione nell’Unione europea. L’Alleanza chiede che a questa iniziativa, annunciata nel 2020 come parte del pacchetto sul Green deal, si aggiunga anche una revisione del regolamento sui prodotti cosmetici.
L’appello ha come obiettivo la riduzione degli oneri amministrativi e lo stimolo all'innovazione, senza sacrificare l’approccio basato sul rischio per la salute e la responsabilità per la tutela dell’ambiente. Trasmette ottimismo l’iniziativa della Commissione di considerare delle esenzioni per alcune imprese colpite dalla direttiva della diligenza dovuta che imponeva oneri considerati sproporzionati alle piccole e medie imprese, la colonna portante del settore.
“Vogliamo impiegare più tempo alla sostenibilità, piuttosto che alla rendicontazione amministrativa”, è stato l’appello degli amministratori delegati durante la conferenza stampa che ha preceduto gli incontri istituzionali al Parlamento europeo, tra cui quello con la presidente dell’istituzione, Roberta Metsola. Lo studio presentato dimostra che una parte consistente della cura per la sostenibilità ambientale passa anche dalla cosmetica. L’Oréal ha già annunciato che entro il 2030 il 100% della plastica utilizzata nelle confezioni sarà ottenuta da fonti riciclate o bio-based.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Mandare soldati in Ucraina mentre ci sono i bombardamenti è una pazzia e l'Italia non farà questa scelta". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Gli inglesi sono usciti dall'Europa e adesso ci convocano una volta a settimana, facessero domanda per rientrare nell'Unione europea". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Dei Servizi segreti non si parla nell'Autogrill, si parla nel Copasir, io all'Autogrill ci vado a comprare il panino". Lo ha affermato il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, nella dichiarazione di voto sulle risoluzioni presentate sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Da oggi sono autorizzato a dire che la Meloni non smentisce l'utilizzo di intercettazioni preventive nei confronti di un giornalista che attacca il Governo. È una cosa enorme, che ha a che fare con la dignità delle Istituzioni. Se non vi rendete conto che su questa cosa si gioca il futuro della libertà, allora sappiate che c'è qualcuno che lascia agli atti questa frase, perchè quando intercetteranno voi, in modo illegittimo, con i trojan illegali, saremo comunque dalla vostra parte per difendere il vostro diritto di cittadini, mentre voi oggi vi state voltando dal'altra parte". Lo ha affermato Matteo Renzi nella sua dichiarazione di voto sulle risoluzioni sulle comunicazioni al Senato del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, in vista del prossimo Consiglio europeo.
"Giorgia Meloni va al Consiglio europeo senza una linea, senza sapere da che parte stare, senza aver avuto il coraggio di rispondere a quella frase che lei stessa aveva detto: 'come diceva Pericle la felicità consiste nella libertà e la libertà dipende dal coraggio'. Se la felicità e la libertà dipendono dal coraggio, Giorgia Meloni -ha concluso l'ex premier- non è felice, non è libera".
Roma, 18 mar. (Adnkronos) - "Proprio perché sono una patriota metterò questa nazione in sicurezza, perché come dice la nostra Costituzione difendere la Patria è un sacro dovere del cittadino". Lo ha affermato il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nella replica al Senato sulle comunicazioni in vista del prossimo Consiglio europeo.