Dalle prime conclusioni dei periti emerge come siano 16 le persone infettate per aver fatto il bagno dopo gli sversamenti dei liquami in mare, pratica da anni abituale in città ogni volta che a causa delle piogge il sistema fognario va in tilt. Il perito della Procura, il direttore del dipartimento di Salute pubblica dell’Asl riminese Francesco Toni, in mezzo alla sessantina di cartelle cliniche complessivamente sequestrate dalla Guardia di Finanza (in azione il Roar, il reparto operativo aereonavale) lo scorso marzo, ha individuato 16 fattispecie di infezione da colibatteri per cui esistono forti compatibilità con i bagni in mare fino a 3-4 giorni dalla chiusura delle paratie. Si tratta di casi riferiti 14 adulti e 2 bambini, i cui malesseri e malattie già denunciati all’Ausl sono stati ricondotti ai germi patogeni presenti nell’acqua delle fogne.

Le cartelle erano state prelevate dai finanzieri per lo più al pronto soccorso pediatrico locale; un paio provengono invece dal pronto soccorso oculistico di Riccione, si tratta di due adulti a cui i medici riscontrarono un’infezione atipica agli occhi provocata dai colibatteri. Al momento il Roar ha contattato 8 delle 16 famiglie in questione (tutti casi di bambini), che hanno confermato agli inquirenti come i ricoveri in ospedale, per almeno 24 ore di osservazione, vennero predisposti dopo un bagno in prossimità degli sforatori. Va ora confermato se i bagni ci furono proprio nei giorni degli sversamenti. Per gli altri 8 casi si tratta invece di turisti stranieri, che con ogni probabilità non sarà facile rintracciare.

In attesa della relazione ufficiale di Toni, la Procura si trova già in mano una consistente mole di materiale che ingrossa ulteriormente il fascicolo su cui lavorano i sostituti Davide Ercolani e Gemma Gualdi. Le ipotesi di reato, tuttora a carico di ignoti, includono l’epidemia colposa (sono sufficienti tre casi accertati), i delitti colposi contro la salute pubblica, le lesioni personali colpose, il getto di cose pericolose. Le ultime segnalazioni di malesseri “sospetti” sono state quelle degli ormai celebri 6 surfisti che nel giorno di Pasqua si erano avventurati in mare, da cui sono tornati accusando febbre e vomito (ad uno di loro che si era fatto visitare è stato trovato uno stafilococco in un orecchio).

In questi giorni ha segnalato un caso analogo riportato all’Asl, risalente a due anni fa, il consigliere comunale di Sel-Fare Comune Fabio Pazzaglia: “Il 5 aprile del 2010 Marco Sergiani, un giovane riminese sportivo che all’epoca praticava il triathlon, insieme ad un amico anche lui atleta, nuotarono in mare per circa un’ora nello specchio d’acqua di fronte ai bagni dal 40 fino al 5. Lui e il suo compagno di allenamenti- riporta Pazzaglia- nella serata del 7 aprile furono colpiti come i surfisti da febbre alta, sensi di vomito, crampi allo stomaco, uno stato di malessere che perdurò diversi giorni”.

Intanto, il Comune di Rimini procede con l’ordinanza balneare che deve regolamentare, fra l’altro, proprio i divieti temporanei di bagni in mare nei giorni degli sversamenti. L’assessore Sara Visintin ha detto che la nuova cartellonistica sarà più visibile e più capillare rispetto al passato ma soprattutto uniforme in tutta la costa provinciale. Verranno anche posizionati cartelloni ad hoc agli accessi in spiaggia, come prevedono le norme Ue, per comunicare la qualità delle acque sulla base dei dati di Arpa.

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