Com’è bello, comodo e gradevole volare con Alitalia. Per pochi eletti, però, non per tutti. Per quel drappello di qualche decina di alti papaveri a cui la compagnia di bandiera riserva una specie di “classe privilegiata”, regolata da riguardose disposizioni a base di coccole, piccole e grandi attenzioni e sconti: fino al 90 per cento senza prenotazione e il 50 per cento per i biglietti prenotati. Per ospitarli a bordo, Alitalia srotola un ideale tappeto rosso e organizza un benvenuto vaporoso come un piumino di cipria, regolato da un programma battezzato “Azionisti in volo” che si prefigge lo scopo di “rendere l’esperienza di viaggio degli azionisti, dei loro familiari e di eventuali persone da loro designate, fluida e confortevole”.
IL PIANO è sunteggiato in cinque pagine a uso interno, un vademecum aziendale fitto di carezze e promesse aeronautiche, un documento che il Fatto Quotidiano ha potuto consultare. Oltre ai 22 azionisti ufficiali della compagnia (i “patrioti” di berlusconiana memoria) e ai loro parenti e affini, nell’elenco degli eletti del cielo figurano i 19 del consiglio di amministrazione, gli 8 del collegio sindacale, più le “persone da loro designate”, cioè i “famigli”, i collaboratori, gli assistenti, i portaborse, nella misura di 4 per ogni privilegiato. Ognuno di essi gode di una linea di prenotazione scorrevole e riservata e di uno sconto, un Id ticket, dove Id sta per Industry discount. Quando arriva in aeroporto è riconoscibile da chi di dovere “attraverso un codice che ne evidenzia la specificità”. Per lui l’ “accettazione e la conferma del posto sono immediate” e non deve sottostare a fastidiose “restrizioni di embargo”. In più non è soggetto a “obbligo di listing”, cioè può arrivare all’ultimo tuffo, senza presentarsi all’imbarco con il dovuto anticipo com’è richiesto, invece, ai comuni mortali. Nella classe privilegiata spicca ovviamente Roberto Colaninno che è anche presidente dell’azienda, oltre che azionista.
E con lui ci sono tanti signori del jet set, è il caso di dire, noti alle cronache economiche e finanziarie, a quelle mondane e in qualche caso anche a quelle giudiziarie. C’è, per esempio, Francesco Bellavista Caltagirone, arrestato due mesi fa per truffa ai danni dello Stato per la storia della costruzione di un porto turistico a Imperia. E poi Marco Tronchetti Provera, l’uomo della Pirelli; la signora Edoarda Wesselovsky, nota anche come la dama dei radar perché con la sua Vitrociset ha un specie di monopolio negli aeroporti italiani, e conosciuta pure come la “vedova Crociani”, quel Camillo Crociani finito negli anni Settanta nel turbine dello scandalo aereo della Lockheed e costretto a fuggire in Messico. E ancora, la signora Emma Marcegaglia, ex presidentessa Confindustria, con fratelli e assistenti al seguito, i Benetton e i Gavio, i signori delle concessioni e delle costruzioni, padroni delle autostrade e della chiave del bancomat dei pedaggi. E i Ligresti, da settimane ospiti fissi delle cronache finanziarie, tendenza scandalo, a causa dei guai della loro assicurazione Fondiaria-Sai. E poi Carlo Toto, l’abruzzese con il pallino degli aerei che con la sua Air One avrebbe voluto dare l’assalto al cielo e invece alla fine ha dovuto contentarsi di uno strapuntino in Alitalia. E gli Angelucci, il cui capostipite prima di diventare il re delle cliniche private e il poliedrico editore di giornali di destra e sinistra, si fece le ossa come portantino al Policlinico di Roma e come sindacalista Uil.
È IMBARAZZANTE il confronto tra la sequela di riguardi riservata a questi viaggiatori di rango e la trafila di solito imposta ai clienti Alitalia senza azioni in portafoglio e senza santi in paradiso. Per loro valgono altri criteri ed altre regole, assai meno svolazzanti. Dopo che con l’editto di Silvio Berlusconi alla fine del 2008 all’Alitalia è stato regalato il monopolio dei voli tra Roma e Milano, i milioni di viaggiatori semplici e paganti non solo sono stati costretti a volare loro malgrado esclusivamente con Alitalia, per esempio, ma hanno dovuto sopportare biglietti più cari di prima ottenendo in cambio, forse per ringraziamento, un numero minore di voli, come ha autorevolmente scritto di recente l’Antitrust. A questi signori non è riservata la classe privilegiata, loro devono volare in “classe retrocessa”.