Uno su mille ce la fa. E gli altri? Se sono ragazzini partiti dall’Africa, con il miraggio di diventare calciatori e di emulare le gesta dei loro idoli Drogba ed Eto’o, quando non ce la fanno finiscono male. In Europa ci sono circa 2mila giocatori africani professionisti, mentre sono almeno dieci volte tanto i calciatori minorenni prelevati in Africa con l’inganno, con la promessa di sfondare come star del pallone e diventati invece manodopera a basso costo nelle mani di criminali e sfruttatori. “Una stima al ribasso, perché ovviamente non è possibile un censimento preciso nell’illegalità”, come spiega a ilfattoquotidiano.it l’ex nazionale del Camerun Jean-Claude Mbvoumin che, appesi gli scarpini al chiodo, per combattere la tratta di giovani calciatori africani ha fondato l’associazione Foot Solidaire.

“E’ un fenomeno in continua crescita – dice al telefono da Parigi – Piccoli africani poco più che bambini sono adescati da falsi procuratori che chiedono soldi alle loro famiglie in cambio della promessa di un futuro nel calcio. Solo in Francia ne arrivano migliaia ogni anno. Poi, da quando si è aperto il mercato a Est, i numeri stanno salendo sempre più. E’ un problema enorme, moltissime famiglie si indebitano con questi presunti procuratori anche per decine di migliaia di euro, convinte di assicurare un futuro ai loro figli. Ma pagano per la loro rovina”. Quello che succede ai ragazzi una volta in Europa è un’odissea nera, dove spesso la fine del viaggio non coincide con il ritorno a casa.

Quando va bene, questi ragazzi non trovano nessuno ad aspettarli nella terra promessa e devono inventarsi il modo di rientrare o, più spesso, di inventarsi una vita nel nuovo paese. Se invece va male, finiscono nelle grinfie delle mafie locali che, d’accordo con falsi procuratori del paese d’origine, li prelevano agli aeroporti e se ne impadroniscono per utilizzarli come manodopera in nero. Un episodio del genere lo racconta a ilfattoquotidiano.it Becky Harvey di Stop The Traffik: “Qualche anno fa 34 ragazzi della Costa D’Avorio partirono con in mano quello che pensavano essere il contratto di una vita con delle società di calcio europee. Si ritrovarono in Mali a lavorare incatenati come schiavi. Sono stati in grado di denunciare l’accaduto solamente perché alcuni di loro sono riusciti a fuggire”.

Ad alcuni poi, può andare ancora peggio. E spariscono nel nulla. Kaveh Solhekol, inviato della trasmissione Special Report del canale inglese Sky Sports, racconta la storia terribile di Desmon Dubi, un ragazzo ghanese cui è stato promesso un contratto da professionista con una squadra malese. Una volta all’aeroporto di Kuala Lumpur è stato picchiato dal procuratore che l’ha spedito a Parigi. Ora è terrorizzato, si nasconde a Parigi e non vuole tornare in Ghana, dove la sua famiglia è piena di debiti. Anche perché, spiega Desmon, un suo amico cui è successa la stessa cosa, una volta tornato in patria è stato ammazzato.

La compravendita di calciatori minorenni in realtà è vietata. Come da articolo 19 del Regolamento Fifa sullo Status e sul Trasferimento dei Calciatori che recita: “I trasferimenti internazionali dei calciatori sono consentiti solo se il calciatore ha superato il 18 anno di età”. A questo articolo si applicano diverse eccezioni. Se il trasferimento avviene per giocatori che abbiano compiuto i 16 anni e sia all’intero della UE o dell’AEE, per via della sentenza Bosman che ha liberalizzato il mercato del calcio europeo; se i genitori del ragazzo si sono trasferiti nel Paese della nuova società per motivi indipendenti dal calcio; se è in essere un accordo di collaborazione tra le accademie giovanili dei due club (in questo caso la squadra ospite deve impegnarsi a fornire vitto, alloggio e adeguata istruzione).

“E proprio in queste eccezioni si infilano questi sedicenti procuratori – spiega Jean-Claude Mbvoumin a ilfattoquotidiano.it – Falsificano i documenti dei ragazzi, oppure fabbricano falsi attestati in cui risulta che i genitori lavorano in Europa. Per la Fifa è impossibile controllare tutto. Spesso poi questi ragazzi giocano in squadre amatoriali, non ufficialmente affiliate alla Fifa, quindi non sono registrati nel TMS (il sistema della Fifa che registra tutti i trasferimenti dei calciatori nda) e sono facilmente spacciati per maggiorenni”. Ma non tutti i procuratori che alimentano il traffico di minorenni dall’Africa all’Europa sono sedicenti o presunti tali. L’inviato di Special Report è riuscito a organizzare un incontro, filmato di nascosto, con Robert N’Kuimy.

Procuratore internazionale regolarmente registrato con la FIFA, N’Kuimy si è detto disposto a vendergli una decina di giovani camerunensi a 30mila euro l’uno da trasferire a Cipro. Poi ha aggiunto: “Faccio spesso affari con l’Italia, ho un procuratore italiano di riferimento, anche lui regolarmente affiliato alla Fifa, che mi aiuta”. Tramite il responsabile della sicurezza Chris Eaton, dalla Fifa fanno sapere che “indagini sono in corso”. Ma Jean-Claude Mbvoumin non ci sta: “Non serva a nulla, l’unico modo di contrastare questa nuova forma di schiavismo sarebbe quella di lavorare sul campo. Così dovrebbe fare anche la Fifa, ma le risorse che dedica alla prevenzione sul campo di questo fenomeno sono minime. E più il business del calcio si diffonde verso nuove frontiere, più il problema cresce”.

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