Vincenzo Giglio è finito in carcere nel novembre 2011. Dalle carte di quella inchiesta emergono prepotenti i rapporti con uomini dello Stato. Il colletto bianco dei boss ottiene appuntamenti sia a Reggio Calabria che nel capoluogo lombardo. Alla fine verrà scaricato dagli 007, intimoriti per la fuga di notizia dovuta alle dichiarazioni di Giovanni Zumbo
Di professione fa il medico, ma nel tempo è riuscito a ritagliarsi spazi per altre attività. Intrattenere, ad esempio, stretti rapporti con la ‘ndrangheta. Mantenere contatti con uomini dei servizi segreti per carpire informazioni riservate e pianificare la sua carriera politica tra le fila della Rosa bianca, il movimento, ormai sciolto, fondato nel febbraio 2008 da Bruno Tabacci e Mario Baccini, all’epoca fuoriusciti dall’Udc di Casini. Tutto questo prima di finire in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Sì perché fino al 30 novembre 2011, Vincenzo Giglio, nato a Reggio Calabria nel 1954, è un uomo di relazioni e potere, in grado, secondo il Ros, di pilotare appalti pubblici. Suo fratello Mario è stato capo della segreteria del vice presidente del Consiglio regionale Francesco Fortugno ucciso dalle cosche il 16 ottobre 2005. Il cugino Vincenzo, invece, fa il giudice al tribunale di Reggio Calabria. Oggi sono tutti in carcere. A firmare le tre ordinanze d’arresto è il gip di Milano Giuseppe Gennari. L’indagine, che ha svelato gli intrecci tra criminalità organizzata e istituzioni, ruota attorno alla figura di Giulio Giuseppe Lampada, boss alla milanese “che – nota Gennari – non gira armato di pistola, ma di pc, non lascia teste di animale, ma si occupa di bilancio”.
Poco più che 40enne, approdato in Lombardia, Lampada in brevissimo tempo diventa il re dei videopoker. Ama il denaro e sogna la carriera politica. Sulla sua agenda annota i nomi di personaggi influenti. E quando, a indagine in corso, i giornali danno la notizia dei suoi rapporti con la potente cosca Condello, inizia ad avere paura. Vuole sapere. Per farlo attiva diversi canali. Tra questi anche quelli che portano direttamente ai servizi segreti.
Il quadro si tiene tutto sulla rotta Reggio Calabria-Milano. Dentro ci sono politici compiacenti, imprenditori addomesticati e finanzieri a libro paga. Sullo sfondo l’ombra della massoneria. Nel concreto, invece, contatti diretti con gli 007 di casa nostra. Quelli che per mestiere dovrebbero badare alla sicurezza del paese. E che, invece, si segnalano sempre più spesso per i loro rapporti con i colletti bianchi dei boss. Uno di questi è proprio Vincenzo Giglio che il 10 marzo 2010 incontra il colonnello Cristaudo, capo centro Aisi (ex Sisde) di Reggio Calabria. Un fatto che il gip definisce di “straordinaria gravità”. Soprattutto per le modalità con le quali avviene il colloquio.
Il giorno prima, infatti, Giglio riesce a contattare telefonicamente lo 007. La cronaca è impietosa. Dopo la telefonata, Cristaudo vede Giglio. Il giorno successivo ne parla subito con l’allora capo della squadra Mobile di Reggio Renato Cortese che invia una relazione al Servizio centrale operativo. Poche righe per spiegare come “nel corso del colloquio il dottor Vincenzo Giglio abbia chiesto se vi fosse qualche attività investigativa nei confronti dei fratelli Giulio e Francesco Lampada”. Davanti a tutto questo il gip si domanda: “Come fa Giglio a conoscere il capo centro Aisi e a farsi ricevere? Quali entrature istituzionali ha per potere accedere a funzionari dei Servizi Segreti? Con quale pretesa legittimazione il medico si presenta a fare domande che non potevano comunque avere risposta?”
Sempre nel marzo 2010 Vincenzo Giglio da Reggio Calabria sale a Milano. Qui il 24 vede un altro uomo dei servizi segreti. La nota dello Sco del 29 marzo rivelerà il contenuto di quell’incontro. Si tratta di quattro pagine inviate alla procura di Milano in cui lo 007 riferisce i timori di Giglio per il coinvolgimento del figlio nelle indagini sui Lampada. Quindi conferma i suoi rapporti di “amicizia e riconoscenza” nei confronti dei Lampada che “lo avrebbero aiutato moltissimo in tutti i sensi”. Rivela che a Reggio Calabria il manager della ‘ndrangheta farebbe propaganda elettorale per l’attuale consigliere regionale Luigi Fedele (non indagato).
In quella primavera, dunque, i rapporti tra Giglio e i servizi sono chiari. Ma c’è di più: non sono occasionali e risalgono nel tempo. La conferma arriva dall’imprenditore Domenico Gattuso finito in carcere il 27 gennaio 2012 sempre per concorso esterno. Secondo l’accusa è una delle tante gole profonde che incrociano questa inchiesta. Gattuso, stando all’avvocato Vincenzo Minasi anche lui arrestato per la sua vicinanza ai Lampada, rivelò l’esistenza di un’indagine “che riguardava ipotesi di collegamenti con Lampada e i Condello”. E’ l’inchiesta Meta, avviata nel 2008. Alcune intercettazioni raccontano di come il padre di Gattuso sia “socio con un Colonnello che aveva fatto partire l’indagine a Reggio Calabria”.
Nel febbraio scorso, l’imprenditore viene sentito dal gip Gennari. “Vincenzo Giglio – mette a verbale – aveva un canale di informazioni all’interno dei Servizi. L’ho appreso nel periodo dell’indagine Meta perché gli dissero che c’era una microspia all’interno del pc. Effettivamente la microspia c’era.”. Eppure, nonostante, questi rapporti, nel 2010 Giglio viene scaricato dagli 007. Prima da Cristaudo, che avverte il capo della Mobile. E poi dall’agente segreto incontrato a Milano.
In quella stessa primavera, però, succede dell’altro: il padrino di San Luca Giuseppe Pelle incontra nella sua abitazione un commercialista di Reggio Calabria. Si chiama Giovanni Zumbo. Uno, dirà la moglie, “malato di ‘ndrangheta”. Di più: secondo i boss il professionista è nei “servizi segreti” e si avvale “di due, tre persone che sono nei Ros e sono pure nei servizi”. Durante quei summit, Zumbo rivela l’esistenza di un’indagine coordinata dalle procure di Reggio Calabria e Milano. Si tratta del maxiblitz Crimine-Infinito del 13 luglio 2010 concluso con 300 arresti. E’ proprio partendo da questa fuga di notizie che gli investigatori spiegano il motivo per il quale Vincenzo Giglioviene scaricato dai servizi segreti.
Giovanni Zumbo sarà arrestato nel novembre 2010, pochi mesi dopo il maxiblitz annunciato ai boss. Il 13 giugno 2011 viene interrogato dall’allora procuratore di Reggio Giuseppe Pignatone. Si tratta di un verbale di appena sei pagine nel quale Zumbo conferma: “Ho collaborato con i servizi ma non intendo rivelare nulla in merito”. Quindi conclude: “Del Sismi ho incontrato l’ex funzionario Mancini che scese a Reggio Calabria, ma dell’argomento preferirei non parlare”.