In discussione alla Camera la legge contro il gioco d'azzardo gestito dallo Stato, la terza industria del Paese. Pronta una legge della Regione Emilia Romagna anche sulla prevenzione
La proposta di legge, di iniziativa dell’assemblea legislativa locale, “introduce il divieto di installazione dei sistemi di gioco d’azzardo elettronico in luoghi pubblici, o aperti al pubblico, nei circoli e associazioni”. Pena una sanzione che va dai 1.000 ai 6.000 euro a dispositivo, e la confisca (con distruzione) degli apparecchi non autorizzati. Un taglio netto che ridurrebbe sensibilmente il numero di ‘macchinette’ in circolazione, oggi a disposizione del pubblico negli aeroporti, nei circoli o nei luoghi di ritrovo frequentati anche da giovani. Un giro d’affari che, complessivamente, vanta un introito di circa 76 miliardi di euro annui, 9 dei quali diretti nelle casse dello stato, per una spesa media di 1200 euro a cittadino.
“A livello individuale il divieto – recita la relazione che accompagna il progetto, costituito da un unico articolo – si propone di porre rimedio ai gravi effetti che l’assuefazione a queste forme di gioco d’azzardo produce”. Dipendenza, compulsione, patologie psichiatriche e, ovviamente, gravi problemi finanziari che inevitabilmente coinvolgono anche le famiglie dei giocatori.
Ma un secondo problema, da non sottovalutare, sono gli interessi sottesi al gioco d’azzardo, in Italia la terza azienda dopo la Fiat e l’Eni. “Il tollerare queste forme intrattenimento – spiega la Noè – non fa che assecondare la creazione di ambienti che instaurano pericolosi legami con una criminalità organizzata che si è ormai impossessata della gestione di questa proficua attività, che genera essa stessa quella richiesta di liquidità che diviene poi facile preda di quell’usura gestita e controllata dalla criminalità organizzata medesima”.
Secondo il dossier dell’Associazione Libera, Azzardopoli, le mafie oggi sono l’undicesimo concessionario occulto del Monopolio di Stato, e annualmente traggono dal gioco un profitto di 10 miliardi di euro, che arricchisce ben 41 clan coinvolti. Un titanico giro di soldi che in Italia, terzo tra i paesi in cui si gioca di più al mondo, e primo in Europa, ha allertato solo quest’anno ben dieci Procure in tutta la penisola, tra cui Bologna, con indagini e operazioni delle forze di polizia effettuate in 22 città. Dati che fotografano un 2012 in salita e una lotta tra guardie e ladri che si fa sempre più accesa, in palio un bottino che vale circa il 4% del Pil nazionale.
“E’ facile illudere la gente che grazie a una monetina da 1 euro si possano raggiungere vincite miracolose” spiega Daniele Borghi di Libera Emilia Romagna “e il successo di questo settore è visibile un po’ in tutte le tipologie di gioco, comprese le scommesse, complice la crisi che genera disperazione e porta a fomentare le false speranze”. “I giovani e le fasce più deboli della popolazione – ha sottolineato la Noè – sono le prime da tutelare perché vengono adescate nel mondo virtuale del gioco per poi essere trascinate in circoli viziosi reali, che non hanno più nulla a che fare con l’intrattenimento, ma portano all’ossessione e alla patologia”.
Accanto al progetto di legge nazionale, poi, la capogruppo dell’Udc in Regione Silvia Noè ha presentato anche la proposta di una normativa regionale. Un testo che in questi giorni verrà presentato in tutte le regioni d’Italia dai consiglieri Udc, e prevede misure per prevenire l’insorgere di fenomeni di dipendenza, specie tra le categorie più colpite dalla crisi. Che secondo gli ultimi dati forniti dall’osservatorio del centro sociale Papa Giovanni XXIII sono tra le più soggette alla patologia del gioco compulsivo.
A tal proposito la normativa introduce il divieto di aprire sale giochi che siano ubicate in un raggio di trecento metri da istituti scolastici di qualsiasi grado, luoghi frequentati principalmente dai giovani e strutture operanti in ambito sanitario o socio assistenziale. Ai comuni viene poi riconosciuta la possibilità di individuare altri luoghi sensibili in cui non ammettere l’apertura di sale giochi. In linea, quindi, con la proposta dalla Commissione sanità del Comune di Bologna, che a gennaio aveva suggerito di rimuovere slot machines e video poker da tutti i locali di cui l’amministrazione è socia o proprietaria.
Introdotto dalla proposta di legge anche il divieto di fare pubblicità sull’apertura o sull’esercizio di sale giochi e l’obbligo, per i gestori, “di esporre materiale informativo che evidenzi i rischi connessi al gioco eccessivo”. “Al fine di aumentare la consapevolezza sui fenomeni di dipendenza al gioco, sui rischi e i danni economici correlati”, spiega la Noè, saranno introdotti percorsi di formazione per gli operatori delle sale da gioco, campagne di sensibilizzazione e nuove forme di sostegno per le associazioni di volontariato che seguono tutte le problematiche dell’azzardo.
“Il prossimo passo – ha concluso il capogruppo regionale Udc, che sul tema si è confrontata anche con il ministro della Salute Renato Balduzzi – sarà quello di introdurre la ludopatia tra le patologie che prevedono un’assistenza medica e un percorso di riabilitazione, così che le famiglie ricevano tutto l’aiuto possibile per seguire chi è affetto da questo problema. Agiremo sulla consapevolezza affinchè la prevenzione si radichi nella mentalità delle persone così come è stato per le altre dipendenze, come la droga ad esempio”.