Standard&Por's spinge la Spagna verso il livello "spazzatura". Ma il problema più urgente è l'economia reale: dopo la riforma dell'esecutivo che ha reso più facili i licenziamenti, si va verso i 6 milioni di senza lavoro.
Una spirale senza fine. Più Rajoy insiste nella rigida politica di austerità che dovrebbe riequilibrare i conti pubblici, meno la Spagna convince i mercati e gli investitori. Standard&Poor’s vede nero e declassa di due gradini il rating del debito iberico, dal livello A al BBB+, con “prospettive negative”. Avvertimento inquietante, perché ci si avvicina sempre più al baratro del “bono basura”, ovvero “spazzatura” come nel caso di Portogallo e Grecia.
La scure dell’agenzia Usa colpisce Madrid proprio nelle ore in cui i nuovi dati sulla disoccupazione confermano come il paese sia sprofondato in una crisi sociale senza precedenti. In appena tre mesi, il numero dei senza lavoro cresce di oltre 365mila unità, fino a raggiungere un tasso del 24,4 per cento, quasi due volte e mezzo la media europea. In tutto, i disoccupati sono più di 5 milioni e 600mila, la cifra più alta degli ultimi vent’anni. Un tracollo temuto e in qualche modo previsto. Soprattutto da parte delle grandi organizzazioni sindacali, Ugt e Comisiones Obreras, che sin dal primo momento avevano denunciato come la nuova riforma del mercato del lavoro, varata due mesi fa dall’esecutivo di centro-destra, riducendo gli indennizzi ad appena 20 giorni per anno lavorato (e un massimo di 12 mensilità), avrebbe finito per favorire i licenziamenti.
Ed è quello che è accaduto, con grande rapidità, tanto che ora persino il governo teme che possa saltare il tetto dei sei milioni di disoccupati previsto per la fine dell’anno. Sarà probabilmente inevitabile, se si confermano le catastrofiche previsioni che hanno indotto S&P a declassare il rating spagnolo. L’agenzia ha rivisto nettamente al ribasso le proprie stime sull’andamento dell’economia. Se le previsioni precedenti parlavano di una crescita del Pil dello 0,3 per cento per quest’anno e dell’1 per cento nel 2013, ora il timore è che la recessione si protragga ancora a lungo: contrazione dell’1,5 per cento nel 2012 e dello 0,5 nel prossimo esercizio.
In un contesto simile, è chiaro che le speranze di invertire la rotta sul fronte dell’occupazione sono pressochè nulle. Ma Standard&Poor’s va anche più in là, esprimendo forti dubbi sugli effetti del piano di consolidamento fiscale del governo Rajoy. In altre parole, l’obiettivo del deficit al 5,3 per cento imposto da Bruxelles, nonostante sia molto meno esigente rispetto al 4,4 inizialmente previsto, resta comunque una meta difficile da raggiungere per il 2012 “a causa della situazione economica e finanziaria”.
Un elemento destinato a incidere sicuramente in modo negativo è legato alle difficoltà delle banche spagnole, alle quali Madrid potrebbe essere costretta a garantire un ulteriore sostegno fiscale. Secondo il Fondo Monetario Internazionale, le maggiori banche del paese “appaiono sufficientemente capitalizzate” e hanno una forte redditività per sostenere il deterioramento della situazione economica. Resta però la forte incognita legata agli attivi tossici del settore immobiliare. Una spada di Damocle che ha provocato, negli ultimi giorni, una riapertura del dibattito sull’opportunità di creare un “banco malo”, una “bad bank” dove raccogliere i prestiti immobiliari a rischio.
Solo voci per il momento, sulle quali non esiste nessuna conferma da parte dell’esecutivo. Secondo alcune indiscrezioni pubblicate dalla stampa iberica, il piano al quale stanno lavorando il governo e il Banco de España prevede che gli istituti di credito più esposti sul fronte degli asset tossici creino società immobiliari “di liquidazione” con il compito di isolare i rischi vincolati al “mattone”. L’obiettivo sarebbe quello di trovare investitori privati che assumano il controllo di queste nuove imprese, che dovrebbero esaurire il loro compito in un termine massimo di dieci anni.