Non ci sono solo le dighe in un angolo incontaminato della Patagonia cilena. L’Enel, in maniera diretta o tramite la sua controllata spagnola Endesa, è coinvolta in altri progetti di impianti idroelettrici in America Latina che da anni stanno suscitando le proteste delle popolazioni locali impattate dalla costruzione di queste grandi opere. È il caso della diga di El Quimbo, nella regione colombiana di Huila. Le comunità della zona sono convinte che la diga rappresenterà una catastrofe per l’economia locale. Denunciano che una volta completata la centrale, la conseguente inondazione di 8.500 ettari di territorio provocherà l’allagamento di più di 2.000 ettari di terre fertili nei municipi di Gigante, Garzón e Agrado con la disgregazione di otto imprese agricole in piena produttività, la cancellazione delle vie di comunicazione che collegano le comunità, lo sfollamento di quasi 1.500 persone e la perdita di almeno duemila posti di lavoro con gravi impatti sulla sicurezza alimentare per circa 3.000 persone. Come se non bastasse finiranno sott’acqua 842 ettari di foresta amazzonica, mentre l’istituto colombiano di geologia ha dichiarato ad altissimo rischio sismico l’intera zona.
“La nostra università ha stimato che in 50 anni di produttività l’impianto idroelettrico di El Quimbo verserà al Dipartimento di Huila circa 135 milioni di euro, contro i 480 milioni di euro che la regione perderà per la cessata produzione agricola dell’area inondata”, ha dichiarato Miller Armin Dussan Calderon, professore dell’università SurColombiana, che interverrà oggi all’assemblea degli azionisti dell’Enel. Negli ultimi giorni ha preso posizione anche l’Assemblea Parlamentare del distretto di Huila, espressasi in maniera nettamente contraria al progetto, mentre sono in corso una serie di indagini amministrative e penali per accertare la regolarità delle procedure di assegnazione. Non sorprende che nella regione le proteste non si plachino, sebbene continuino ad essere represse con violenza dalle forze antisommossa.
Su You Tube oltre un milione di utenti hanno potuto vedere le raccapriccianti immagini di un video girato dall’attivista italiano Bruno Federico lo scorso febbraio, in cui sono documentate le violenze della polizia su contadini e pescatori della zona. Ma non c’è solo la Colombia. Per Enel i problemi non mancano nemmeno in Guatemala, dove i rappresentanti del gruppo etnico Maya-Ixeles denunciano una grave insufficienza nei processi di consultazione in merito alla realizzazione della centrale idroelettrica di Palo Viejo presso la cittadina guatemalteca di San Juan Cotzal. “Il mio Paese ha ratificato la Convenzione 169 dell’Organizzazione del Lavoro delle Nazioni Unite, che riconosce i diritti alla terra dei popoli tribali e specifica che debbano essere consultati prima dell’approvazione di qualsiasi progetto sulle loro terre”, ha precisato il vescovo Alvaro Ramazzini, già presidente della Conferenza Episcopale guatemalteca e ora testimone d’onore delle comunità locali nel dialogo con l’Enel.
“La Corte Costituzionale ha stabilito che tutti i diritti sanciti nella convenzione hanno status costituzionale, il che significa che lo Stato deve consultare i popoli indigeni prima di approvare qualsiasi licenza mineraria o idroelettrica nei loro territori, ma nel caso di Palo Viejo ciò non è stato fatto” ha aggiunto il prelato, anche lui giunto a Roma per l’assemblea dell’Enel insieme a Concepcion Santay Gomez, sindaco della comunità indigena di Cotzal. “Da quando sono iniziati i lavori per la diga, le acque del fiume Cotzal, che prima erano limpide e costituivano un elemento indispensabile per l’economia locale, sono perennemente inquinate, mentre l’ecosistema della regione è stato stravolto”, spiega Gomez al fattoquotidiano.it. “Eravamo contrari a questo progetto, ma visto che ormai è quasi completato chiediamo all’Enel che almeno ci riconosca delle giuste compensazioni per i danni subiti dai fiumi e dalle montagne che abitiamo da migliaia di anni, accordandoci almeno il 20 per cento dei profitti derivanti da Palo Viejo”. Una richiesta che il vescovo Ramazzini e il sindaco Gomez porteranno oggi all’assemblea di Enel.