«Non ho nessuna posizione politica, ma per Benito non potevo tirarmi indietro». Come ogni 28 aprile, il Rettore della chiesa di San Gaetano alle Grotte di Catania ha appena celebrato una messa in suffragio di Benito Mussolini. Padre Antonio Lo Curto non ha molta voglia di pubblicizzare l’evento: «Ovviamente la curia sa della messa, ma non vorrei avere altri tipi di problemi» confida, riferendosi a eventuali rappresaglie politiche nei suoi confronti. Eppure l’annuncio è apparso tra le pagine del più noto quotidiano cittadino e il prete è un personaggio piuttosto famoso alla fera o luni, il mercato vicino alla chiesa. «Lo conoscono tutti, è il prete fascista che fa la messa in greco» dice senza esitazioni un venditore. Del resto quello in onore di Mussolini è un rito che si celebra ogni anno nel capoluogo etneo. Ma stavolta la grande popolarità è arrivata da Facebook, imprevista, tra l’indignazione generale.
Centinaia le condivisioni sul social network del trafiletto che annunciava la messa con «onore e fedeltà» al dittatore, definito con un più politicamente corretto «già capo del governo». Ma di politicamente corretto, alla cerimonia c’è ben poco: Mussolini era una brava persona, magnanimo e giusto «come Federico II di Svevia»: «Benito ha solo commesso alcuni errori, come le leggi razziali e la guerra. Ma sono errori che tutti possiamo fare», declama il sacerdote nel corso dell’omelia, che risuona nella piccola chiesa insieme alle critiche all’attuale governo, alle banche, a una Italia che «è un Paese sotto la dittatura della prostituzione della finanza». Tanto che il sacerdote afferma: «Ho fatto il sogno di questi personaggi impiccati all’Altare della patria», riferendosi agli attuali componenti del governo. Risate, all’interno della chiesa, sottolineano l’eccessivo trasporto del sacerdote. Che cerca di correggere il tiro: «Non auguro la violenza ma non si può restare senza far nulla, come dei debosciati».
Nella chiesetta di piazza Carlo Alberto ci sono una quarantina di persone e sembrano conoscersi tutte. Da molti anni infatti si ritrovano qui per l’anniversario della morte del Duce. «Prima a celebrare la messa era padre Spampinato, ora cappellano al carcere», precisa padre Lo Curto. Seduti, composti, tutte persone normalissime quelle che partecipano alla cerimonia, con la croce celtica al collo. C’è anche chi è venuto con la famiglia al completo, ed alcuni volti noti dell’estrema destra catanese, a cominciare dall’avvocato Francesco Condorelli Caff, segretario regionale del partito Fiamma Tricolore, che ha richiesto la messa in suffragio.
C’è chi prega e chi sta in religioso silenzio, ma è impossibile non lasciarsi distrarre dal maleodorante odore che proviene dall’ingresso. «E’ stato un atto contro la cerimonia, hanno lanciato una bottiglia di acido puzzolente» spiega un uomo. E l’atto vandalico è stato in effetti rivendicato da un gruppo che si fa chiamare Antifascisti catanesi.
Ascolta le dichiarazioni e l’omelia di padre Antonio Lo Curto
Alla fine della cerimonia Condorelli Caff si alza e prende la parola. «Sono tempi nei quali non ci rendiamo conto della dittatura delle banche. I cittadini stanno bevendo da un amaro calice» dice il segretario del partito di estrema destra ai presenti, facendo eco alle parole del sacerdote, ringraziandolo pubblicamente. «Ogni anno questa messa ci unisce. E c’è bisogno di unità, perché siamo tantissimi» continua Condorelli, auspicando una maggiore partecipazione dei giovani «la nostra speranza per il futuro». Ma, senza contare i bambini, i giovani presenti erano davvero pochi.
«Io ho anche ben altri interessi» precisa padre Lo Curto. La chiesetta di piazza Carlo Alberto e il suo Rettore sono in effetti piuttosto noti in città per l’originalità della messa del sabato. Messa celebrata «con rito bizantino, in greco», spiega il sacerdote, che mostra con orgoglio le quattro bandiere sugli altari laterali: siciliana, spagnola borbonica, tedesca e greca. Simboleggiano «le varie anime della Sicilia» per Lo Curto, che ha però qualche precisazione da fare in merito alla cerimonia. «Mussolini era solo un cristiano battezzato, tra l’altro onorato dalla Chiesa cattolica quando era al potere. Per Hitler o Stalin non l’avrei mai fatta una messa, ma per qualunque altro personaggio politico positivo sì». L’avrebbe fatta anche per un Antonio Gramsci, morto il 27 aprile come vittima del fascismo? «Certo, anche perché non è detto che fosse davvero ateo» spiega. La storia di quegli anni, secondo il sacerdote, non è stata scritta correttamente. Si dimentica «quanto di buono Mussolini ha fatto per l’Italia». Ma perché ricordare solo lui? Semplice: «Ricordando lui si ricordano anche le vittime della Resistenza, i caduti della repubblica di Salò, le vittime delle foibe e della guerra in generale».
«Benito Mussolini» grida Condorelli. E la chiesetta per un attimo trema. Un urlo, «Presente!», mentre all’unisono tutti alzano il braccio per un saluto romano. «E’ anche un bel gesto, Ave!» scherza padre Lo Curto, alzando il braccio anche lui.