Ci sono ogni giorno episodi che confermano la natura fortemente di classe del governo Monti, espressione piena delle classi dominanti del nostro Paese. Uno di questi, denunciato oggi dal Fatto, è il rifiuto di stipulare un accordo con la Svizzera che permetterebbe di mettere le mani su 150 miliardi di euro di evasione fiscale. Ma questo governo non vuole. Perché? Per rispondere a questa domanda bisognerebbe sapere esattamente i nomi e cognomi di tali evasori. E probabilmente ci sarebbero delle sorprese. Ma neanche tante, perchè è evidente che sarebbero tutti esponenti di quella borghesia italiana nella sua grande maggioranza infedele e, come dicono in America Latina, vendepatria, di cui questo governo è il portabandiera ufficiale.
Nel frattempo la crisi continua, la gente continua a suicidarsi, piccoli imprenditori, pensionati e lavoratori che non ce la fanno più. E un’intera generazione non farà, nella sua gran parte, l’esperienza del lavoro, se non in forme precarie, servili e dequalificate.
Questa è probabilmente la cosa peggiore. Infatti la Repubblica fondata sul lavoro, senza lavoro è destinata a morire. Cosa che già sta avvenendo, esecutore testamentario il lugubre Monti con l’appoggio della peggiore classe politica che abbia avuto l’Italia nel corso della sua storia, fatta eccezione forse solo per la Repubblica di Salò.
Eppure, nonostante le litanie dei finti penitenti che ci continuano a ripetere che non ci sono più soldi, le risorse ci sono. I capitali illecitamente parcheggiati in Svizzera che Monti non vuole riprendersi sono solo una delle molte possibilità. Ci sono poi i capitali inutilizzati della Cassa Depositi e Prestiti, i proventi di imposte patrimoniali e sui redditi più alti che vanno assolutamente istituite al più presto, i fondi europei che perfino il mefitico duo Monti-Merkel si starebbe finalmente decidono a sbloccare, ecc.
Né ovviamente mancano le occasioni di lavoro. Proviamo ad elencarne qualcuna, sulla scorta delle proposte formulate domenica a Firenze da Luciano Gallino, all’assemblea fondatrice del soggetto politico nuovo che è stato denominato ALBA (Alleanza lavoro beni comuni e ambiente – una sigla che di buon auspicio anche perché riprende quello dell’Alleanza bolivariana per l’America Latina formata da Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador ed altri Stati):
1. Anagrafe dei patrimoni esistenti.
2. Messa in sicurezza delle scuole.
3. Messa in sicurezza degli ospedali.
4. Messa in sicurezza del territorio.
5. Valorizzazione e utilizzo del patrimonio edilizio sfitto.
6. Valorizzazione del patrimonio culturale.
7. Istituzione di strutture locali responsabili per la sicurezza dei più deboli e la solidarietà nei loro confronti.
Sono solo alcune delle proposte che sarebbe possibile fare per dare lavoro ai giovani e al tempo stesso salvare il nostro Paese dalla catastrofe nella quale prima Berlusconi e poi Monti lo stanno facendo rovinare. Ma ci vuole uno sforzo di mobilitazione senza precedenti e sopratutto la consapevolezza che non tutti saranno d’accordo. Ci sarà infatti sempre una parte, numericamente irrilevante ma politicamente, economicamente e socialmente potente che si opporrà fino alla morte alla trasformazione dell’Italia in un Paese equo, sostenibile e solidale. Ecco, questi li manderemmo volentieri a svernare alle Antille o da qualche altra parte. E potrebbe essere l’ottava iniziativa. Quella decisiva.
Se è vero che per rispondere alla crisi Keynes propose di far scavare e riempire buche, e fu il New Deal di Franklin Delano Roosevelt, in Italia ci troviamo di fronte alla possibilità di rilanciare l’economia alimentando la domanda e migliorando nettamente la situazione per noi e per le generazioni future. Solo il miope egoismo di una borghesia gretta e ignorante e dei suoi sciocchissimi e ignorantissimi servi politicanti ci impedisce di raggiungere quest’obiettivo. Togliamoli di mezzo! Vogliamo almeno un milione di posti di lavoro pubblici per salvare davvero il nostro Paese. L’Italia si sottragga alla schiavitù della finanza indicando all’Europa e al mondo intero la strada da seguire!