Il senatur provocato da due ragazzi replica con offese all'ex presidente del consiglio e suo ex alleato di ferro. Sulle inchieste giudiziarie: "Non potevano attaccare me e hanno coinvolto i miei figli. Per distruggerci lo Stato ha usato il centralismo romano. Ma non ci riusciranno. Dobbiamo però restare uniti"
È un ragazzino, seduto con un amico in terza fila nella sala dell’Hotel de La Ville gremita di centinaia di simpatizzanti e sostenitori del Carroccio, ad affrontare a viso aperto il Senatur. Bossi ha cominciato a parlare da qualche minuto e sta ribadendo l’errore di aver lasciato entrare i propri figli nella Lega. “Non potendo attaccare me – dice Bossi – hanno coinvolto i miei figli”. È su questa frase che dalla platea, a pochi passi da lui, un giovane si alza in piedi. “Come Berlusconi!”. Secca la risposta di Bossi, che replica immediatamente: “Lascia stare Berlusconi – dice – è stupido come te”. Ma i due insistono: “Hai detto che questo è un Paese di merda, ma è così perché ci siete voi”. Il battibecco dura qualche istante, ma nella sala si scatena la rabbia e in un attimo leghisti e forze dell’ordine accerchiano i due giovanissimi contestatori, per poi spingerli fuori accompagnati da fischi e cori di insulti.
“Una bravata” diranno poi gli uomini della Digos chiamati sul posto a identificare i due minorenni di Parma, ma che per un attimo ha fatto sudare freddo i rappresentanti della sezione provinciale del Carroccio, che visti i tempi che corrono per la Lega, temevano qualche atto di protesta durante la manifestazione. A riportare tutti all’ordine e a minimizzare sull’accaduto è stato lo stesso Bossi, che prima di riprendere il suo discorso si è rivolto a chi stava allontanando il ragazzo dalla sala: “Lascialo stare, è un pirla”.
Poi il presidente federale della Lega ha ripreso il suo comizio, parlando del complotto ai danni del Carroccio portato avanti da Roma. “Ce ne stanno facendo di tutti i colori – ha dichiarato – se non ci fosse stato il governo Monti non ci sarebbe stato niente di quello che è successo. Era da mesi che avevano architettato tutto, da mesi che sapevano e aspettavano il momento giusto per cercare di rovinarci”.
Le presunte tangenti, i rapporti con la ’ndrangheta, le inchieste: tutto preparato ad hoc, secondo il Senatur, per minare la forza della Lega proprio a qualche mese dalle elezioni. “Il motivo è perché siamo stati i soli ad opporci al governo Monti – spiega Bossi – e per distruggerci lo Stato ha usato i mezzi del centralismo romano, come polizia e magistratura. Sono riusciti a metterci dentro un mafioso, e da lì viene tutto il male – aggiunge, riferendosi probabilmente all’ex tesoriere Francesco Belsito – ma noi continueremo a lottare, fino alla libertà della Padania”. Poche parole invece sull’espulsione del senatore leghista Piergiorgio Stiffoni, accusato di peculato: “Chi sbaglia paga – ha commentato Bossi – noi non copriamo nessuno”.
Dure invettive sono andate poi ai provvedimenti di Monti, dalle buste paga “pesanti” alle pensioni, fino all’Imu: “I sindaci devono dare battaglia a questi provvedimenti che penalizzano la gente”.
Ad acclamarlo decine di militanti, che innalzano gli striscioni “Tempo scaduto. Padania subito secessione”. E Bossi continua a invocare ancora l’unità per il movimento, nonostante le difficoltà del presente. “Pensano di averci fatti fuori, e invece noi siamo qui a lottare ancora. Ma dobbiamo stare attenti, non ci dobbiamo dividere, altrimenti lo Stato utilizzerà tutti i suoi mezzi per distruggerci”.
L’ultimo appello del Senatur, a Parma insieme al segretario della Lega lombarda Giancarlo Giorgetti e agli esponenti locali del Carroccio, è per il futuro della città: “Zorandi è la persona giusta per vincere. La Lega è forte e può andare da sola, anche a Parma”.