Caschi blu all’Agcom. Per la prima volta l’Onu chiede ufficialmente al governo italiano di garantire trasparenza e pluralismo nelle nomine dei membri di un’autorità pubblica di controllo. Osservata speciale è l’Autorità per la garanzia nelle comunicazioni. A maggio scade il mandato e a giorni dovranno essere nominati gli uomini che per sette anni faranno il bello e il cattivo tempo su questioni delicatissime: le regole dell’informazione in vista delle prossime elezioni, l’annosa questione delle frequenze tv, la disciplina del diritto d’autore online, la definizione di posizioni dominanti sul mercato televisivo e, soprattutto, il tema urgente dello sviluppo dell’infrastruttura di banda larga. Ma il nuovo tavolo che s’apparecchia all’Agcom segue le vecchie regole con i membri nominati dai partiti (caso pressoché unico in Europa) e ridotti da 8 a 4 con il rischio di rendere l’autority espressione naturale della stessa maggioranza politica che lo sostiene. In Italia se ne discute sottovoce, tra addetti ai lavori e nei corridoi di palazzo, quasi fosse ormai un fatto privato e si riconcorrono indiscrezioni sui possibili successori del presidente Corrado Calabrò.
Video – Passera al Fatto.it: “Sì, serve più trasparenza su nomine”
Ed ecco il colpo di scena. Sulla vicenda irrompe una clamorosa presa di posizione da parte delle Nazioni Unite. Frank La Rue, relatore speciale dell’Onu per la libertà di manifestazione del pensiero ha scritto al governo per manifestare grande preoccupazione sulla vicenda. Si tratta di una lettera (che ilfattoquotidiano.it ha potuto leggere) indirizzata al Sottosegretario agli Esteri, Staffan De Mistura, il funzionario chiede all’esecutivo di lanciare una consultazione pubblica coinvolgendo anche la società civile e di pubblicare i curricula dei candidati in un’ottica di trasparanza e a garanzia dell’imparzialità dell’authority. Di più, La Rue si mette subito e personalmente a disposizione del governo italiano per offrire la sua cooperazione tecnica al processo di nomine dell’Agcom in corso per garantire che avvenga in modo trasparente e corretto. Tono formale e diplomatico, ma il contenuto ha un ché di clamoroso: un “osservatore” dell’Onu che indossa il casco blu e arriva a Roma per vigilare sulle mosse del governo come nelle elezioni delle democrazie instabili in odor di brogli.
Questo basta a dare la dimensione del problema. Nella lettera La Rue afferma di aver già sollecitato il governo italiano e il Parlamento ad aprire il processo di nomina al pubblico, rendere accessibili le informazioni sui candidati e il loro curriculum e di offrire in questo modo un messaggio significativo di trasparenza, partecipazione e libertà di espressione. Tutti elementi essenziali della società democratica secondo La Rue.
E in effetti i problemi che solleva da New York hanno trovato voci critiche a Roma, dove la guerra dei vent’anni attorno al conflitto di interessi di Silvio Berlusconi agita ancora i partiti. Voci che si sono fatte via via più acute con l’approssimarsi della scadenza del mandato. Antonio di Pietro (Idv) ha chiesto di avviare per tempo consultazioni pubbliche e revisione delle regole. Il Pd ha presentato una mozione in Senato (Zanda) per ristabilire l’equilibrio perduto nella selezione dei papabili e nella successiva composizione dell’Autorità mentre l’ex ministro Gentiloni ha chiesto audizioni per i candidati. Ma è dalla società civile e dalla rete che è arrivata la spinta più forte e con un’iniziativa che non ha precedenti. Sotto il cartello “Vogliamo trasparenza”, una vasta coalizione di gruppi di cittadini, associazioni di categoria e imprese chiede al Parlamento e ai partiti di rispettare merito e trasparenza nelle nomine dei consiglieri Rai, Agcom e Garante Privacy. Per tutelare il diritto all’informazione e la democrazia.
Non c’è molto tempo. Oggi stesso il presidente uscente Calabrò illustrerà il bilancio finale che traccerà un quadro dell’attività dell’Agcom dal 2005. Poi tutti i riflettori saranno per il nuovo consiglio dell’Agcom, puntati dritto sulle mosse governo e dei partiti. Anche quelli dell’Onu.