Prima la presentazione ai fedeli del candidato di centrosinistra, sul sagrato della chiesa, in coda alla Messa di Pasqua. Poi una lettera accorata e a dir poco pungente che, di fatto, boccia lo status quo e quanto fatto finora dal centrodestra al governo cittadino. Insomma, i preti di Brindisi di star lontano dalla campagna elettorale delle amministrative proprio non ne vogliono sapere. “Bisogna avere il coraggio di cambiare il presente per costruire speranza, che significa diritti e opportunità… A tutti voi parrocchiani chiedo il coraggio di schierarvi con passione e rabbia, con oculatezza e serietà, dalla parte del bene comune, non contro l’avversario di turno ma dalla parte di una democrazia partecipata e responsabile, perciò libera, dalla parte della speranza, dalla parte di una città in cui ognuno abbia il diritto non solo di abitare ma di vivere”. Così scrive il giovane don Francesco Caramia, da quattro anni parroco a San Giustino de Jacobis, nel rione Bozzano, dopo l’esperienza da segretario del vescovo Domenico Caliandro. Due pagine fitte fitte, fatte recapitare alle famiglie del quartiere in vista della benedizione annuale delle case, “un appuntamento per guardarsi negli occhi” e “verificare i cambiamenti nel tessuto sociale”.
Ma in questo momento sembra non bastare. E con l’avvicinarsi della chiamata alle urne, la tentazione di occuparsi di politica diventa “dovere e necessità”. Don Francesco affila la penna e traccia l’affondo. “Ancora una campagna elettorale. Di nuovo, troppo presto, il consueto carosello di nomi e candidature. Ricomincia puntuale il siparietto delle parole che da qui a poco diventeranno slogan nauseanti, dei volti che già compaiono su troppi manifesti appiccicati su ogni spazio della nostra città. Ritorna, puntuale, il sospetto, che sempre più tende ad assomigliare a una consapevolezza, che in gioco ci siano solo il potere, il privilegio e la posizione piuttosto che il servizio e la politica, quella vera, fondata sui bisogni e la partecipazione. Chiediamo e scegliamo qualcuno che abbia il coraggio di restituire al cittadino la dignità di ‘organizzare’ la politica, che si ponga come interlocutore e non come un sepolcro imbiancato, dispensatore occasionale di favori. Qualcuno che incomincia a fare politica smettendo finalmente di parlarne, qualcuno che creda che fare politica è, per dirla con don Milani, ‘amare le creature giorno per giorno come fanno le maestre o le puttane’”.
Parole nette e che qualche perplessità l’hanno già sollevata tra i parrocchiani e, soprattutto, tra i cinque candidati che si contendono la poltrona più alta di Palazzo di Città. A Brindisi in molti adesso parlano di invasione di campo e di una stoccata indirizzata innanzitutto a Mauro D’Attis, ex vicesindaco al fianco di Domenico Mennitti e ora in corsa per il Pdl. È lui il principale avversario di Mimmo Consales, dato per favorito e a capo della coalizione-laboratorio tra Pd, Udc e Sel, con un accordo che ha negato il sostegno del partito di Nichi Vendola a Giovanni Brigante, consigliere regionale eletto proprio con la lista “La Puglia per Vendola”. Quadro che si completa con i nomi di Roberto Fusco e Riccardo Rossi, entrambi provenienti dal mondo ambientalista.
Don Francesco Caramia si spinge oltre a quanto scritto anche dal vicino arcivescovo di Lecce, Domenico D’Ambrosio, che solo qualche giorno fa ha affidato al settimanale diocesano la sua riflessione, conquistando le aperture dei giornali locali. “Ricordo – aveva scritto il prelato leccese – soavemente e fortemente ai cattolici, che scelgono il servizio alla polis, alcune priorità di ordine etico: il disinteresse, la lealtà, il rispetto della dignità degli altri, il rifiuto della menzogna, peggio ancora della calunnia, come strumento di lotta contro gli avversari…”. A Brindisi, il monito ai candidati diventa critica al loro modo di condurre la campagna elettorale e appello ai cittadini a voltare pagina. Perché, “il nostro essere Chiesa non consiste nell’efficienza e neppure nell’efficacia, pur necessaria, delle nostre azioni, ma occorre recuperare la saggezza e la pazienza dell’agricoltore che semina sapendo che un’altra è la stagione del raccolto. Con l’affetto di sempre, il vostro don Francesco”.