Sfumata la possibilità di una fusione con il Marconi di Bologna, il Ridolfi abbandona, travolto dai debiti, la concorrenza mai nata con gli omologhi di Parma e Rimini dopo undici anni di voli internazionali
A bocciare la proposta sarebbero stati i consiglieri. Il gruppo ha detto no sulla base dei risultati del piano del advisor di Sab, che ha evidenziato sia l’esposizione di Rimini nei confronti degli istituti di credito, sia i debiti che da tempo strangolano Forlì. E a nulla è servita l’apertura del presidente della Camera di commercio bolognese e socio di maggioranza del Marconi, Bruno Filetti, disponibile ad approfondire l’integrazione degli aeroporti.
In programma per domani l’assemblea della società forlivese Seaf, che a questo punto dovrebbe dare il via alla liquidazione. Si chiude così la vicenda del Ridolfi, che ormai da tempo si era trasformato in un aeroporto mangia soldi. Una situazione di crisi partita soprattutto con la fine dei voli della compagnia a basso costo Ryanair, che tre anni e mezzo fa abbandonò la Romagna per Bologna.
Nelle ultime settimane il dramma dell’aeroporto di Forlì aveva toccato quasi i toni del grottesco, con la società che gestisce il Ridolfi, la Seaf, disposta a implorare aiuto proprio al suo “aguzzino”, l’aeroporto di Bologna. Tutto per evitare la liquidazione.Secondo il capogruppo Pdl della provincia di Forlì, Massimo Gagliardi “Seaf è costata alla collettività 40 milioni di euro in soli 6 anni, dal 2004 al 2010”.
Sulla situazione della pista di Forlì si era espresso anche il ministro per i Trasporti Corrado Passera, caldeggiando la chiusura degli scali minori. Oltre al Ridolfi, nel mirino del ministro erano finiti altri due aeroporti a rischio dell’Emilia Romagna, ossia il Fellini di Rimini e il Verdi di Parma. “Occorre dare – erano state le parole dell’ex numero uno di Banca Intesa – un risposta alla numerosità non pensata degli aeroporti italiani. Un singolo scalo non va valutato in quanto tale, ma alla luce del contesto regionale e territoriale”. Insomma, Passera aveva fatto intendere di voler chiudere i rubinetti dei finanziamenti statali per i tre aeroporti emiliano romagnoli classificati come sussidiari dall Enac, l’Ente nazionale aviazione civile.