L'Ad Pazzali: “Le aziende coinvolte non metteranno più piede nel polo espositivo”. Dopo il servizio, i blitz delle forze dell'ordine hanno fatto finire in manette sei caporali con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina
“Tolleranza zero contro il lavoro nero”. E’ questa la linea che Fiera Milano dice di voler intraprendere contro chi sfrutta illegalmente la manodopera nell’allestimento degli stand all’interno dei padiglioni della mega-struttura alle porte del capoluogo lombardo. Dopo l’inchiesta del fattoquotidiano.it sull’impiego in nero di immigrati irregolari pagati pochi euro l’ora e dopo i blitz delle forze dell’ordine che ne sono seguiti, l’amministrazione del polo espositivo in un comunicato annuncia “un giro di vite che colpirà molto presto chi utilizza gli irregolari”. Posizione ribadita dallo stesso amministratore delegato Enrico Pazzali: “In realtà sono cinque anni che mi batto contro questo scandalo. Purtroppo fino ad ora non sono riuscito ancora sconfiggere il fenomeno, ma ora si cambia musica”.
Il nostro servizio mostrava come gli ingressi della Fiera, nei giorni immediatamente precedenti al Salone del Mobile, fossero popolati da un esercito di senza diritti disposti a salire sul furgone del caporale di turno per poi lavorare alla costruzione degli spazi espositivi delle varie griffe del design senza tutele e pagati in nero pochi euro all’ora. L’inchiesta spiegava anche come fosse possibile tutto ciò: grazie a delle falle nei sistemi di sicurezza, soprattutto nell’emissione dei badge d’ingresso, e grazie a un sistema di scatole cinesi negli appalti.
Dopo la pubblicazione, sono scattati i controlli ed è emerso ciò che il fattoquotidiano.it denunciava. Grazie a un’operazione congiunta di Polizia, Carabinieri, Guardia di Finanza, Ispettorato del lavoro e la sorveglianza interna della Fiera, condotta nei giorni immediatamente successivi alla kermesse dell’arredo (quando gli stand vengono smontati), sono stati denunciati sei caporali, indagati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e otto migranti, trovati sprovvisti del permesso di soggiorno.
“E’ solo l’inizio – annuncia il numero uno di Fieramilano Spa – perché ancora non sappiamo per quali aziende i caporali hanno prestato servizio. Ma una volta che sarà chiarito il tutto, quelle ditte non metteranno più piede all’interno della struttura”. A seconda della tipologia di reato commesso, dalla falsificazione dei titoli d’ingresso all’utilizzo di lavoro irregolare, le punizioni saranno proporzionali: dal richiamo, alla multa, fino all’espulsione dell’allestitore scoperto a fare le cose non in regola. “A chi verrà beccato emettere pass falsi o non regolari verrà applicata una sanzione altissima in modo che non gli venga più in mente di riprovarci”, annuncia Pazzali.
Tutto a posto quindi? Non proprio. Perché al di là dei controlli, che saranno sempre più intensi fuori e dentro i cancelli, rimarrà di fatto immutato il meccanismo degli appalti. Almeno per quegli espositori che decidono di costruirsi da soli il proprio stand. Chi decide di partecipare a una manifestazione all’interno del mega-hub meneghino infatti a due strade: Se si affida alla controllata di Fiera Nolostand, che a sua volta gira le commesse alla Società consortile montaggi, vige la regola di massimo un subappalto. Se invece decide di fare da sé o di assegnare i lavori a un’altra azienda, la giostra impazzita delle scatole cinesi ricomincia: dai 12/15 euro all’ora che prende un lavoratore del consorzio al quale si affida Nolostand, si passa ai 5 in nero offerti dal caporale al disperato che come un fantasma aspetta la chiamata davanti alla metro Rho-Fiera. E il sistema di certificazione previsto può controllare solo la conformità di una tensostruttura o di un impianto elettrico, non se le persone che hanno materialmente steso quei cavi abbiano lavorato con o senza diritti.