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Sicurezza informatica: “Più virus nei siti religiosi che in quelli porno”

I dati contenuti nel XVII rapporto della società antivirus Symantec contengono alcune sorprese. L’Italia è la nazione europea con più computer infetti e i siti di organizzazioni religiose contengono più malware di quelli pornografici

Sicurezza informatica: “Più virus nei siti religiosi che in quelli porno”
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Come ogni anno, il rapporto di Symantec “fotografa” la situazione della sicurezza informatica a livello mondiale. Un turbinio di cifre e informazioni che, oltre a confermare le dimensioni del fenomeno legato al cyber-crimine, offrono alcuni spunti interessanti e, a volte, decisamente curiosi. Il primo è che i siti che trattano tematiche religiose contengono un numero di malware superiore di tre volte rispetto ai siti pornografici. Un dato che, secondo gli analisti di Symantec, si spiega col fatto che i secondi avrebbero un maggiore interesse (economico) a mantenere “pulite” le loro pagine. Quale che sia la ragione, è più probabile incappare in un virus visitando il sito di una comunità religiosa che tra le pagine Web per adulti.

Gli altri dati tratteggiano un panorama che, a livello mondiale, rimane piuttosto caotico. Nel 2011 i nuovi virus e malware sono stati 403 milioni (nel 2010 erano stati “solo” 260 milioni) e le vulnerabilità software scoperte nel corso dell’anno sono state 4.989, in calo rispetto all’anno scorso. In decrescita anche il fenomeno dello spam: i 42 miliardi i email-spazzatura che attraversano la Rete ogni giorno rappresentano soltanto il 75% del totale. Nel 2010 erano l’86%. Vero boom, invece, delle minacce per smartphone e tablet. Secondo i dati di Symantec i malware in questo settore sono aumentati del 93% rispetto all’anno scorso.

Per quanto riguarda la suddivisione geografica dei fenomeni, il primato in quanto a origine degli attacchi che hanno colpito l’Europa è degli Stati Uniti, seguiti da Cina, Regno Unito, Giappone e Russia. Solo nona l’Italia, che si piazza invece al primo posto per numero di computer infetti e utilizzati come “bot” (computer controllati a distanza n.d.r) dai pirati informatici. Dopo di noi Germania e Polonia, mentre la Russia si colloca sorprendentemente all’ultimo posto mantenendo invece lo scettro per quanto riguarda l’invio di spam all’interno del vecchio continente.

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