Il premier ha replicato alle polemiche sulla reintroduzione dell'imposta sulla prima casa. Deluso da Forza Italia che nel '94 riteneva "portatore di molte istanze e fremiti". Poi difende Bondi, che non deve "salvare il Paese" ma "aiutare il governo a realizzare tagli mirati"
Fermezza contro l’evasione fiscale e chi si rifiuta di pagare l’Imu, che ritiene una scelta “inaccettabile”. E la necessità di reintrodurla è da attribuire a Forza Italia, che tre anni fa, quando decise di abolire l’Ici, non aveva valutato le conseguenze. Monti, al seminario “Oltre l’austerità” di Italianieuropei, ha inoltre ricordato le polemiche degli ultimi giorni sull’imposta e ha chiarito, citando l’intervento di Joseph Stiglitz, anche lui al convegno, che non bisogna aspettarsi “troppo da riforme strutturali come quella del lavoro, come dimostra l’esperienza americana”.
Duro l’attacco al movimento creato da Silvio Berlusconi che nel 1994 era “visto come portatore di molte istanze e fremiti, anche da parte mia”. Ma che, al contrario, “non fu portatore di un’ordinata cultura da schiacciasassi verso la programmazione delle liberalizzazioni e la rimozione dei vincoli corporativi”. Il risultato? Che “in Italia una cultura liberale non c’è stata” e il “paradosso” è che “ha fatto più liberalizzazioni la sinistra della destra”. Alla luce dei risultati, poi, “è molto importante convincersi che l’insufficiente crescita negli ultimi dieci-quindici anni è esistita, malgrado sia stata negata fino a qualche tempo fa”.
Sui provvedimenti dell’esecutivo, consapevole che il Paese sia “fortemente corporativo” e con “un rigetto alle riforme”, Monti ha criticato l’invito a l’obiezione di coscienza sull’Imu. “Questo è un Paese che non ama molto le tasse, ma ci sono dichiarazioni che, come esponente del Governo, ho il dovere di dichiarare inaccettabili come quella di non pagare l’Imu”, ha detto ricordando l’impegno di Palazzo Chigi contro l’evasione fiscale, nei confronti della quale “saremo sempre più pressanti” perché “chi evade meriterebbe un trattamento molto rigoroso dalla collettività”. Parole che rispondono alle polemiche dei giorni scorsi, in cui Roberto Maroni si è scagliato contro la reintroduzione dell’imposta sulla casa e Beppe Grillo ha dichiarato che lo Stato, paragonato alla mafia, “strangola la propria vittima” a suon di imposte. Al coro si è unito anche Angelino Alfano che ai microfoni del Tg4 aveva lanciato un’iniziativa simile a quella della Lega. “L’imprenditore che ha dei crediti con lo stato non paghi le tasse per la stessa cifra – aveva dichiarato il segretario del Pdl – Altrimenti che Equitalia è. Un’agenzia di riscossione efficientissima nel riscuotere, a fronte di una stato lentissimo nel pagare”.
Parole a cui Monti aveva replicato nei giorni scorsi esprimendo “sdegno”, perché “chi si vuol candidare per il governo del proprio paese non può giustificare l’evasione fiscale, né tanto meno invitare a non pagare le tasse o a istituire personali e arbitrarie compensazioni tra crediti e debiti verso lo Stato”. E che oggi ribadisce. Secondo Palazzo Chigi infatti rientra nella “disobbedienza fiscale” anche la compensazione tra debito e credito delle imprese nei confronti della pubblica amministrazione. “Non potremmo permettere che una singola impresa decidesse, se ha un credito verso lo Stato – ha dichiarato- di fare la compensazione. Non sarebbe possibile, anche questo sarebbe disobbedienza fiscale”. E sulla reintroduzione dell’Imu Monti aveva attaccato anche il governo Berlusconi, che aveva deciso di abolire l’imposta sulla prima casa “senza valutare le conseguenze, in una situazione economica che non lo permetteva”.
Ma nel corso della conferenza cerca di spegnere la polemica con il leader del Pdl che ricorda di non avere mai nominato. ”Non ho mai pensato nè menzionato il nome di Angelino Alfano quando ho condannato le incitazioni alla disobbedienza fiscale”, ha puntualizzato ricordando che è gli “dispiace che sia nato un certo turbamento” sulla proposta fiscale del segretariio del Pdl, con l’intenzione però di “rassicurarlo” in merito alle “preoccupazioni che ha manifestato e che sono comuni a altre forze sono oggetto di attenzione” di cui “occorre ragionare in Europa”.
Necessario secondo il premier procedere con “un’operazione di trasparenza sui debiti della Pubblica Amministrazione verso le imprese” da fare “prima dell’entrata in vigore del fiscal compact” perché “sarebbe la distruzione se facessimo chiudere imprese produttive che hanno poca liquidità per colpa dei debiti dello Stato”. Il premier ha fatto chiarezza anche sulla nomina di Enrico Bondi, supercommissario per la revisione della spesa pubblica (spending review) che agirà sul governo “in tutte le sue articolazioni”, ma non “su altri organi costituzionali come la Presidenza della Repubblica, il Senato, la Camera e la Corte Costituzionale”. Il compito di Bondi, inoltre, “non è quello di salvare il Paese ma di aiutare il governo a realizzare tagli mirati, che è una cosa molto difficile da fare” e la sua nomina è “una scelta ragionevole”. Ha poi trovato “molto superficiale” chi ha criticato l’ingresso di altri “tecnici” nell’esecutivo. “E’ estremamente superficiale per due ragioni – ha motivato- in primo luogo perchè Bondi è una delle pochissime persone in Italia che hanno una grande esperienza di ristrutturazione aziendale e riduzione dei costi, cosa che non sempre un ministro tecnico sa fare”. In secondo luogo, “i ministri sono già abbastanza impegnati nel loro lavoro e non possono avere un’attività a tempo pieno per occuparsi dei singoli ministeri altrui”.
Nel corso del dibattito col premio nobel Joseph Stiglitz ha osservato che ”da parte delle categorie è emerso un certo rigetto verso le misure che hanno tanto evocato forse perchè è meglio un alibi per non fare che l’opportunità di fare”. Negativo il giudizio sull’Europa che “non sta facendo molto bene riguardo l’obiettivo di far crescere l’economia” e sull’obiettivo crescita, il premier si domanda come “in tempi brevi” si possa conciliare con “l’obbligo del pareggio di bilancio nel 2013, che rispetteremo, con la graduale riduzione del rapporto debito-pil, coniugando l’esigenza anche di abbassare le tasse”.