Secondo il presidente della Bce, grazie al governo Monti il Paese "ha fatto progressi notevoli" sul consolidamento fiscale e tagliare la spesa è preferibile all'aumento delle tasse. " La crescita deve tornare al centro e non è in contraddizione col fiscal compact"
L’inflazione nell’Eurozona “dovrebbe scendere sotto il 2% nel 2013″ anche se “restano tensioni in alcuni mercati del debito dell’area euro”. Tagliare la spesa è preferibile all’aumento delle tasse e con il governo Monti, che ha bisogno di “essere incoraggiato”, l’Italia “ha fatto progressi notevoli” ed è “davvero sulla buona strada” in quanto a consolidamento fiscale. Il presidente della Bce Mario Draghi, dopo la riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower a Barcellona, ha detto di aspettarsi una “graduale ripresa nel corso del 2012”, anche se “lo scenario economico resta soggetto a rischi al ribasso”. Gli ultimi dati disponibili infatti mostrano una “prevalente incertezza”, come aveva già anticipato a marzo, e “restano tensioni in alcuni mercati del debito dell’area euro”, ma “dieci Paesi su 17 faranno a fine 2012 meglio rispetto agli impegni fissati nel rispettivo programma di stabilità”.
Il programma di acquisto dei bond della Bce “resta in vigore, ma dipenderà dai governi portare i propri costi sotto controllo implementando le riforme strutturali”. Tuttavia i governi devono indirizzare da soli “i loro squilibri più importanti” ed esclude stimoli all’economia nel breve termine. Riguardo alle riforme strutturali, che spettano ai governi nazionali per rilanciare le prospettive di crescita di medio termine, Draghi ha spiegato che “ci sono progressi in molti Paesi, ma diversi governi devono essere più ambiziosi” ma “gli aggiustamenti di bilancio rallenteranno il ritmo della crescita”. Plauso al governo spagnolo che ha “fatto uno sforzo notevole” per varare “riforme serie in un periodo molto breve” anche se in generale, oltre a Roma e Madrid, “sono stati fatti sostanziali progressi nel bilancio che vengono riconosciuti”.
Una particolare attenzione alla creazione di “nuovi posti di lavoro” e all’occupazione in generale, perché “se il segmento giovanile del mercato del lavoro è troppo flessibile mentre il resto è completamente e del tutto protetto, un rallentamento dell’attività economica che causa disoccupazione colpisce soprattutto i giovani e ciò ha conseguenze sociali molto serie nel lungo periodo”. Un problema che per il presidente della Bce “va affrontato” dato che “il cammino verso la crescita non può prescindere da una riforma del mercato del lavoro basata su flessibilità, mobilità ed equità”, accompagnate da un adeguato sistema di protezione sociale.
Tagliare la spesa corrente e non gli investimenti, è certamente una ricetta migliore per il risanamento dei conti rispetto all’aumento delle tasse. Inoltre la “crescita deve tornare al centro dell’attenzione” attraverso “riforme strutturali, completamento del mercato unico e disciplina comune europea per le riforme” e “non c’è contraddizione tra fiscal compact e patto per la crescita”. Il patto per la crescita per Draghi “significa riforme strutturali, completamento del mercato unico e disciplina comune europea per le riforme”. Il patto per la crescita “riguarda anche un incremento degli investimenti a livello di area euro”.