E’ una vicenda tragicomica quella che, ormai da mesi, sta andando in scena attorno alla disciplina sul diritto d’autore online.
Una vicenda nella quale è difficile dire se vi saranno vincitori ma è, sin d’ora chiaro, chi siano gli sconfitti: la democrazia e le nostre istituzioni.
Ma andiamo con ordine, cominciando dalle ultime due puntate.
Ieri, nella sua relazione di fine mandato, il Presidente dell’Autorità Garante per le Comunicazioni ha annunciato ufficialmente che questa consiliatura dell’Agcom non varerà il famigerato Regolamento sul diritto d’autore online e non lo farà – ha spiegato Calabrò – perché il Governo è venuto meno alla sua promessa di varare una “norma interpretativa” che chiarisse la legittimazione dell’Agcom a dettare le regole della materia.
“L’intesa era però che il Governo avrebbe adottato una norma di interpretazione autentica” – ha detto Calabrò – che rendesse leggibili per tutti le norme primarie che inquadrano la nostra competenza”.
Che intesa e con chi? Un pactum sceleris tra un’Autorità indipendente che vuole esercitare poteri regolamentari che non le competono ed un Governo suddito degli stessi poteri che controllano l’Autorità che corre prono e supino ad attribuirle tali poteri in violazione di ogni più elementare principio democratico?
Uno scenario inquietante ed inedito in una democrazia moderna.
Ma non basta.
Passa qualche ora e va in onda la seconda – e sin qui ultima – puntata.
Ancora un’indiscrezione in una vicenda scritta integralmente grazie a soffiate di gole profonde, fonti segrete e documenti trafugati da reti e pc assai poco sicuri.
Il quotidiano Milano Finanza, pubblica la notizia secondo la quale, a meno di 24 ore dal rimprovero di Calabrò, il Governo, avrebbe “finalmente messo nero su bianco la norma che da tempo chiedeva l’Autorità per le comunicazioni per poter intervenire sulla pirateria web approvando un regolamento in materia di diritti d’autore”.
“Diritti web, interviene Monti”, titola, il quotidiano.
“La norma è intitolata – prosegue il quotidiano – ‘Norme per il contrasto della pirateria informatica’ e dovrebbe trovare posto in un prossimo disegno di legge sulle liberalizzazioni bis. Che cosa prevede? Anzitutto che l’Agcom ha tutti i poteri per concludere la sua istruttoria e deliberare finalmente il regolamento che punisce chi ruba i contenuti protetti da diritto d’autore (film, musica e informazione) senza pagare e li pubblica poi sul web.”.
Non è chiaro quale sia la fonte di queste nuove rivelazioni ma pare francamente assurdo che il processo i regolamentazione di una materia tanto complessa e delicata quale il diritto sul web, continui a restare affidato, a indiscrezioni, leaks e soffiate.
Esiste davvero questo disegno di legge? Si tratta della stessa iniziativa della quale aveva parlato il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Catricalà qualche settimana fa? E’ una delle “decine di bozze” che affollano cassetti e pc della Presidenza del Consiglio, rendendola simile ad un souq, delle quali parla Calabrò in una recente intervista ad Anna Masera de La Stampa?
Il Governo non può sottrarsi dal rispondere a queste domande.
All’epoca il disegno di legge, si era scritto, essere intitolato “Disposizioni interpretative in materia di competenze dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni” mentre quello attuale – se reale – sarebbe intitolato, meno ipocritamente, “Norme per il contrasto della pirateria informatica”.
Oggi, dunque, il Governo confesserebbe la sua reale volontà: quella di normare direttamente e/o attraverso l’Agcom la material del diritto d’autore.
E’ uno scenario infausto, inopportuno e democraticamente insostenibile.
Le nuove regole sul diritto d’autore online – se davvero necessarie – devono essere scritte dal Parlamento europeo all’esito di un dibattito quanto più ampio ed articolato possibile.
Si tratta di disegnare i confini nell’ambito dei quali dovrà riconoscersi a ciascuno l’esercizio della libertà di manifestazione del pensiero nel rispetto dei diritti di proprietà intellettuale di eventuali terzi.
E’ questione centrale per la democrazia ed il future economico – e non solo – del nostro e di tanti altri Paesi.
Non tocca al Governo – e certamente non tocca a questo nostro piccolo Governo – scrivere le regole.
Stiamo assistendo, impotenti, ad una sorta di espropriazione democratica del diritto/dovere di elaborare e scrivere le leggi, ad una sorta di Golpe in nome del diritto d’autore.
E’ davvero troppo. E’ ora di dire basta a questo modo di guardare alla governace della Rete in totale assenza di trasparenza, buon senso e democrazia.