Il comico è imputato a Torino insieme ad altre 21 persone. "Se uno si aggrappa a un poliziotto e gli dai delle aggravanti di lesione o rissa, vuol dire che applichi la legge ai massimi con gli inermi". L'udienza è stato rinviato al 18 luglio
“Se li vedi, i No Tav sono tutte persone per bene, io ci sono stato in mezzo: difendono un territorio, una baitina. Si è forti, fortissimi con i deboli”. Beppe Grillo si schiera dalla parte di chi si oppone all’alta velocità in Valsusa prima dell’inizio del processo al Tribunale di Torino che è stato aperto e subito rinviato al 18 luglio. Il leader del Movimento 5 Stelle è imputato insieme ad altre 21 persone per la violazione dei sigilli alla baita Clarea a Chiomonte nel dicembre 2010. Alcuni sono accusati anche di abuso edilizio.
Il giudice monocratico Alessandra Danieli ha accolto l’istanza di legittimo impedimento presentata dai difensori di un imputato assente per motivi di salute. Durante la costituzione delle parti, imputati e gli esponenti del movimento No Tav sono scoppiati in un applauso quando Giorgio Rossetto, unico detenuto in aula, ha detto che fino a due mesi fa, quando fu arrestato per resistenza su ordine di custodia cautelare relativo agli scontri dell’estate scorsa a Chiomonte, faceva il giardiniere e che ha dei precedenti penali. “Giorgio – ha detto Alberto Perino, leader del movimento – è quasi in regime di 41 bis per il reato resistenza aggravata ed è sottoposto a sei mesi a censura della posta perchè ha raccolto firme in carcere in difesa dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. E’ scandaloso”.
Secondo il comico, per il processo che si è aperto oggi, che è “uno spreco”, “bastava un giudice di pace, almeno per la maggior parte delle persone, e si poteva risolvere in mezza giornata” e ha aggiunto di non capire più “il senso della giustizia”. “Abbiamo 150mila avvocati – ha spiegato – ogni anno aumentano del 15 per cento, Roma ha tanti avvocati come tutta la Francia. Più avvocati abbiamo più cause avremo. Allora per applicare la legge basta fare come negli Stati Uniti: su un computer metti reati, attenuanti, aggravanti, poi clicchi e viene fuori la sentenza”. Un’altra invettiva del blogger contro la giustizia, che solo qualche giorno fa aveva attaccato la politica che, a differenza di Cosa Nostra, “strangola la propria vittima”.
A Torino Grillo ha poi puntualizzato che “se uno si aggrappa a un poliziotto, in un contesto, e gli dai delle aggravanti di lesione o rissa, vuol dire che applichi la legge ai massimi con gli inermi” e ha ricordato che nel disastro ferroviario di Viareggio “sono morte bruciate decine di persone” eppure “dopo 3 anni non c’è ancora il processo”. Una dimostrazione “che c’è qualcosa che non va: il sistema si è propagato insieme all’economia, alla giustizia, alla politica e sta crollando”. Ad esempio, Grillo non ritiene possibile di avere a suo carico “20 cause di diffamazione. Se mi chiedi un milione di euro – ha osservato-, benissimo: metti un milione di euro di caparra e se perdi la causa mi dai il milione” e sul suo blog ha scritto un post dal titolo “Il sigillo violento della legge“: “Non mi ricordo una simile attenzione neppure per i processi Bassolino e Dell’Utri – scrive online – La Tav costa 22 miliardi per trasportare merci che sono in costante diminuzione da un decennio, finirà tra 15 anni. Un’opera che ingrasserà le cooperative rosse e bianche, le lobby e, attraverso di loro i partiti, con infiltrazioni future della ‘ndrangheta, che in Piemonte è al terzo posto per presenza dopo Calabria e Lombardia”.
Perino concorda con Grillo e ritiene che si tratti di “un processo politico ai No Tav” ed è anche “l’unico caso di abusivismo edilizio portato in tribunale a tamburo battente”. Contro il movimento, infatti, “si applica il massimo della pena. Giorgio Rossetto è in carcere dal 26 gennaio scorso per una resistenza a pubblico ufficiale”. E sulla linea dei prossimi mesi ha promesso “resistenza a oltranza”.