Ieri sera si è svolto in diretta, alla tv francese, l’attesissimo confronto televisivo Hollande-Sarkozy. Si cita sempre, al proposito, il dibattito Kennedy-Nixon: vinto dal primo, dicono, solo perché più accuratamente sbarbato. In Francia, invece si pensa soprattutto al confronto Mitterand-Chirac: al quale risalgono ancora le regole minuziose dell’evento. Mitterand, Presidente della repubblica uscente, impose un tavolo delle stesse misure di quello al quale Chirac aveva seduto per anni come Presidente del Consiglio della cohabitation, rivolgendosi sempre all’avversario, con sufficienza, come se fosse ancora il suo Presidente del Consiglio. Chirac uscì dai gangheri e gli ricordò che erano entrambi candidati. Mitterand gli rispose, olimpico, «Vous avez tout à fait raison, Monsieur le Président du Conseil». Poi vinse a mani basse.

L’ultimo match, fra Ségolène Royal e Sarkò, era stato senza storia; Sarkozy, già in testa nei sondaggi, dovette solo evitare di massacrare la prima donna candidato, per non rendersi ancora più antipatico di quanto già fosse. La situazione oggi si è ribaltata: è Sarkozy che rincorre Hollande nei sondaggi, e tocca a lui attaccare ma, dei tre dibattiti richiesti, Hollande gliene ha concesso solo uno. Il risultato è stato una discussione apparentemente tecnica, con profusione da parte di entrambi di cifre poco controllabili sulla situazione economica e sull’emigrazione, molte interruzioni stizzite, un’evidente pessima opinione reciproca, ma nessun colpo del Ko tale da ribaltare il risultato di domenica. Ora comincerà di nuovo il balletto dei sondaggi: ma Hollande sembra aver respinto l’attacco, ed essere ancora il favorito per le elezioni di domenica.

In quest’Europa che traballa, quasi tutta retta da governi di destra, anche il risultato delle presidenziali francesi rischia di essere decisivo. Se vince Hollande, che ha promesso di ridiscutere gli accordi Sarkozy-Mekel, anche i tedeschi dovranno rassegnarsi a mettere la sordina al rigore per il rigore e a cominciare a pensare a misure per la crescita: così l’Italia avrà qualche boccata d’ossigeno. A proposito: siamo stati menzionati due volte.

Monti è stato evocato da Hollande: non ha la mia stessa sensibilità politica, ha detto, ma è cosciente che non si può vivere in recessione. Berlusconi, invece, è stato oggetto del solito scaricabarile: Sarkozy ha insinuato che avesse invitato a votare per Hollande, questi ha risposto che Berlusconi è del partito di Sarkò, questi ha risposto che Berlusconi non è del suo partito, è berlusconiano e basta. «Vous avez tout à fait raion, Monsieur».

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