La ricerca si sposta dalle aule universitarie alle piazze del centro storico, per aprirsi alla città. Al via a Bologna una serie di attività e incontri organizzata dall’Alma Mater, con l’obiettivo di portare fuori dalle sedi tradizionali il lavoro e le attività dei ricercatori. Visite guidate, laboratori e dibattiti si alterneranno per tutto il mese di maggio, fino al gran finale in programma il 18 giugno in piazza Maggiore, con la prima cerimonia di conferimento del titolo di dottore di ricerca ai quasi 500 studenti che hanno completato il loro ciclo di studi.

Un progetto per collegare l’Ateneo e la città con un doppio filo. Per aprire un dialogo senza filtri tra Bologna e l’universo accademico della ricerca, e allo stesso tempo rendere la società più accogliente nei confronti dell’università. Gli incontri serviranno a spiegare alla gente come funziona il lavoro del ricercatore, cosa c’è dietro e, soprattutto, a cosa serve e quali benefici porta all’intera comunità. “Dobbiamo riuscire a dimostrare di essere bravi, e insieme utili – ha commentato il rettore Ivano Dionigi –  la funzione della scuola non è formare solo utili impiegati, ma anche i cittadini. I ricercatori parlano alla città, ma parlano anche della città e per la città”. 

In tutto dieci iniziative (scelte tra 50 proposte) con cui si cercherà di toccare diverse discipline, dalla medicina alla storia, dall’ingegneria alla conservazione dei beni culturali. Si parte con la mostra di fotografia allestita a Cesena dal 2 al 20 di maggio, e organizzata dai ricercatori di Scienze dell’educazione per spiegare e sfatare i più classici stereotipi di genere (“I bambini non devono giocare con le bambole?”). In programma per il 6 e il 13 maggio itinerari a piedi nel centro di Bologna, per riviverne la storia attraverso le pietre usate per oggetti di culto e ornamentali. Mentre il 26 sarà una giornata interamente dedicata all’archeologia: dalle 10 alle 18, in piazza Santo Stefano, ciascuno potrà vestire i panni dell’archeologo, partecipando a esperimenti e assistendo all’utilizzo delle più sofisticate strumentazioni geofisiche e della ricostruzione in 3D.

Il 18 maggio invece i ricercatori apriranno le porte della Garisenda (solitamente chiusa), per spiegare i rilievi e le indagini che servono a tenere sotto controllo una delle due torri simbolo della città.   E ancora: una caccia al tesoro per le vie della città con una mappa del ‘700 (1 e 2 giugno), lezioni sui diritti umani e sull’accoglienza del diverso dedicate agli studenti delle scuole medie bolognesi, e un gioco di ruolo per aiutare i ragazzi delle superiori a comprendere le ricadute dell’illegalità sulla nostra economia e sulla nostra società (con un incontro finale previsto per il 4 giugno in Sala Borsa, a cui parteciperà anche il magistrato Piercamillo Davigo).

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