Riceviamo e pubblichiamo una lettera firmata dai docenti dell’Università di Bologna, Sergio Brasini e Gianni Porzi. I due sollevano alcuni dubbi sul procedimento di selezione del nuovo Consiglio d’amministrazione dell’Alma Mater, denunciandone la “scarsa trasparenza”.
“Probabilmente i colleghi meno attenti alle tematiche della governance dell’Ateneo – che purtroppo a Bologna non sono una minoranza – si chiederanno perché e cosa stia succedendo. E’ presto detto, basta esaminare con senso critico (che dovrebbe essere la regola costante per un ogni buon ricercatore) come si sta svolgendo la procedura di selezione dei nuovi membri del Consiglio d’amministrazione. Dal punto di vista tecnico – secondo quanto prevede il nuovo Statuto – quest’ultima si configura come una procedura selettiva di designazione.
Come primo atto il vecchio Senato Accademico ha nominato due dei cinque membri del Comitato di selezione in quanto – sempre secondo lo Statuto – tre sono direttamente di nomina rettorale. Chiunque abbia frequentato dall’interno gli organi accademici sa per certo che mai è accaduto che il senato o il consiglio non recepissero, per un qualsiasi incarico, la designazione della persona proposta dal rettore. Ergo, il rettore ha sostanzialmente nominato tutti e cinque i membri del Comitato di selezione che deve svolgere un compito di grande importanza.
Ma, vorremmo essere molto chiari e onesti su questo punto, se c’è qualcuno che è venuto meno ad un proprio diritto/dovere, sancito dallo statuto, questo è il vecchio Senato che non ha avuto il “coraggio” di esprimere autonomamente i due candidati di sua competenza. Inoltre, riteniamo inaccettabile che il vecchio Senato, nella sua delibera, abbia accolto la clausola secondo la quale “la selezione operata dal Comitato ai fini della formulazione delle rose dei candidati è insindacabile”; immaginiamo che si voglia fare riferimento solo al Senato Accademico e non ad un eventuale Tribunale amministrativo!
In tal modo, il nuovo senato non potrà prendere visione di tutti i curricula, compresi quelli degli esclusi dalla rosa dei selezionati, essendo il risultato del procedimento appunto “insindacabile”. In ogni caso vorremmo tuttavia rassicurare chi ci legge sul fatto che il risultato sarebbe stato comunque lo stesso: infatti, chi avrebbe mai osato andare a sfogliare i curricula degli esclusi dalla rosa? Il solo guardarli sarebbe stato senz’altro un “affronto” imperdonabile.
Così i membri del Senato precedente hanno tolto le castagne dal fuoco a quelli del nuovo. Di fatto i nomi di coloro che hanno partecipato al bando di selezione pubblica per il nuovo CdA, e tanto più i loro curricula, non sono stati resi pubblici (e neanche diffusi attraverso la rete Intranet, cioè nell’area riservata ai dipendenti dell’Ateneo). La motivazione ufficiale di questa decisione – secondo l’Alma Mater – sarebbe fondata sul presupposto che il bando stesso rendeva possibile il trattamento dei dati personali, in base alla normativa vigente, per le sole finalità di gestione della procedura selettiva e di designazione. Da ciò ne deriverebbe anche che l’elenco dei candidati, assieme ai relativi curricula, possano essere accessibili solo a chi è chiamato a intervenire nel processo, ossia i nuovi senatori, e agli stessi partecipanti alla procedura.
Di conseguenza il rettore ha assicurato che i curricula di coloro che verranno dichiarati idonei dal comitato di selezione saranno messi a disposizione dei (soli) membri del nuovo Senato. Ancora una volta – a parere di chi scrive – il pur legittimo riferimento al rispetto della normativa sulla privacy nel trattamento dei dati personali non può e non deve essere usato come uno schermo protettivo per “evitare” di mettere al corrente l’intera comunità accademica di eventi ad altissimo impatto che la riguardano direttamente in corpore vivo.
Chi come noi ha il coraggio di affermare che in Ateneo la trasparenza è un tabù ha evidentemente una sensibilità democratica assai diversa e non riconciliabile con quella del Magnifico. La trasparenza è infatti per noi, prima di tutto, un’esigenza etica e morale imprescindibile, da declinare con pragmatismo e con il massimo senso di responsabilità nei confronti dei colleghi tutti, e da non assoggettare mai e in nessun caso ad esigenze di “bieca” politica universitaria.
Qualche domanda, a questo punto, sorge spontanea. Forse il non rendere pubblico subito l’elenco completo dei partecipanti al bando di selezione serve a non alimentare un circuito “clandestino” di scommesse sull’esito della selezione medesima? O forse si vuole piuttosto evitare il manifestarsi di un effetto “Amorosi” anche all’Alma Mater (dal nome dell’ex assessore della giunta Cofferati che invariabilmente ha previsto con precisione chirurgica i nomi dei vincitori di tutte le procedure di selezione pubblica indette dal Comune di Bologna da quando è divenuto sindaco Virginio Merola)?
E ancora: ma se tra gli esclusi vi fosse un “quasi” Mario Monti? Il rettore assicura che un fatto del genere non potrà mai verificarsi, perché i cinque membri del Comitato di selezione sono tutte persone altamente qualificate e integerrime. Non abbiamo alcun motivo per esprimere a priori dubbi sulla correttezza dell’operato del Comitato di selezione, anche se, in varie occasioni nei concorsi universitari, non sono mancate vicende poco onorevoli. Ma quelli erano concorsi universitari e non selezioni di membri del Cda, direbbe il rettore. E’ vero, ma si potrebbe rispondere che i membri del comitato sono tutti quanti professori universitari e che nessuno è infallibile né tanto meno santo, anche se si tratta di un professore universitario.
Il buon senso e – lasciateci dire – anche il buon gusto avrebbero inoltre suggerito di evitare la situazione nella quale si viene a trovare ora uno dei membri del Comitato di selezione. Egli è infatti incidentalmente anche Presidente di una Fondazione che è entrata a far parte della Consulta dei sostenitori dell’Ateneo, organismo al quale lo Statuto demanda la designazione di uno dei tre membri esterni del CdA, attingendo proprio dalla rosa dei candidati individuata dal Comitato di selezione! Riteniamo quindi suffragata dai fatti l’affermazione che la trasparenza per l’Alma Mater è un vero tabù, e ciò appare tanto più in evidente contrasto con quanto fece, ad esempio, lo scorso anno il Comune di Bologna per un’analoga procedura, avendo resi pubblici tutti i curricula dei partecipanti alla selezione”.
Sergio Brasini, professore di Statistica economica all’Università di Bologna
Gianni Porzi, membro dell’attuale CdA in qualità di Rappresentante del Governo