"Azione dimostrativa" secondo il procuratore capo Massimo Meroni. Per Martinelli verrà chiesto la convalida dell'arresto. Mormandi: "Ho avuto fucile puntato addosso tutto il tempo, ma gli ho stretto la mano". Il carabiniere che ha mediato per sei ore: "Mi ha preso in simpatia, gli ho parlato in dialetto". Ufficio aperto regolarmente
Aveva un debito di circa 1000 euro Luigi Martinelli, l’uomo che ieri ha fatto irruzione nella sede dell’Agenzia delle Entrate di Romano di Lombardia (Bergamo) e ha tenuto in ostaggio i dipendenti. Lo ha spiegato Massimo Meroni, capo della Procura di Bergamo, nella conferenza stampa in cui gli inquirenti e gl investigatori dell’Arma dei carabinieri stanno spiegando quanto avvenuto ieri. Il magistrato anche di una disponibilità del premier a un colloquio con il sequestratore. Ma Palazzo Chigi, chiamato in causa, però “smentisce che il presidente del Consiglio, Mario Monti, abbia mai dato la sua disponibilità a parlare con Luigi Martinelli, l’uomo che ieri ha tenuto in ostaggio il personale dell’agenzia delle entrate di Romano di Lombardia”
“E’ stato un episodio spiacevole – dice Meroni – che è è terminato ne migliore dei modi grazie all’intervento professionale dei carabinieri. E’ stata una vicenda senza ulteriore danni. Chiederemo la convalida dell’arresto e solo dopo l’interrogatorio potremo sapere il significato di questa azione che peraltro sembrerebbe dimostrativa”. Martinelli, che aveva un fucile, due pistole, coltelli e uno zainetto mimetico con circa un centinaio di proiettili, dovrà rispondere di sequestro di persona e anche della detenzione delle armi. “Una protesta dimostrativa” quindi per cui l’imprenditore rischia una pena molto alta: probabilmente tra i 6 e gli 8 anni. Il reato contestato è il sequestro di persona semplice e non quello a scopo di estorsione che prevede pene severe. Secondo gli accertamenti dell’Agenzia delle Entrate il “debito” del sequestratore si aggirava intorno ai 1000 euro, una cifra che appare non giustificare quella che il procuratore chiama “azione”
Martinelli quindi sembra non avere “nessuna forma di particolare disperazione – prosegue il magistrato – ma a volte nella mente umana avvengono cose inspiegabili”. Certo è che i sequestrati, alcuni dipendenti sono stati rilasciati nel giro di pochi tempo, Carmine Mormandi e il brigadiere che è entrato a trattare con l’uomo diverse, non sono stati mai tenuti sotto “minaccia incombente”. Meroni ha parole di elogio per il militare che ieri “per intelligenza, capacità di dialogo e disponibilità umana” è riuscito a stabilire un contatto con Martinelli ed entrare all’interno degli uffici mediando con l’uomo fino alla resa.
Intanto per sei ore Carmine Mormandi, 56 anni, calabrese di Trebisacce ma abitante a Covo, da 33 anni dipendente dell’Agenzia delle Entrate, ha passato momenti terrificanti. “Non so perché se l’è presa con me – racconta Mormandi – diceva ‘tu non mi piaci, mi sei antipatico’. Io poi forse ho sottovalutato il pericolo, perché all’inizio pensavo si trattasse di un fucile giocattolo. Poi, quando ha sparato contro il soffitto, mi sono reso conto del pericolo che correvo”. Nel corso delle trattative avviate dal brigadiere dei carabinieri Roberto Lorini, gli altri impiegati sono usciti e Mormandi è rimasto solo con il sequestratore. “Ho avuto quel fucile puntato addosso per tutto il tempo. Io mi spostavo e il fucile mi seguiva. A questo punto ho davvero avuto paura che in un eccesso d’ira mi sparasse. Ho pregato tanto. Poi, quando sono cominciati ad arrivare gli sms di amici e parenti che seguivano la vicenda in televisione, lui mi ha lasciato rispondere”. Il ruolo del brigadiere è stato cruciale nella risoluzione della vicenda: “E’ stato bravissimo, sempre freddo, io ho cercato di prendere esempio da lui”. Alle 21 il sequestro è terminato. “Quando sono uscito sono scoppiato in lacrime e ho pensato che le mie preghiere erano state accolte. Prima che il sequestratore venisse ammanettato gli ho stretto la mano. Penso che sia un brav’uomo, sopraffatto da un momento di disperazione”.
Anche il carabiniere che ha trattato con il sequestratore ha temuto per la sua vita: “”Ho avuto paura fin dal primo momento, un conto è immaginarsi una cosa del genere, un conto è trovarsela davanti. Era una persona arrabbiata e basta, ho cercato di parlargli. Gli ho dato l’opportunità. Mi ha preso in simpatia” racconta il brigadiere che è entrato armato di pistola negli uffici, ma con le mani in vista. “Mani in vista per poter parlare, nessuna intenzione di conflitto. E’ stata una questione di umanità – dice il militare, 48 anni, arruolatosi nel 1982 -. Ho cercato di convincerlo anche utilizzando il dialetto. Gli ho detto che siamo amici e che rimarremo amici”. Lorini, nella cittadina bergamasca dal 1983 è un bresciano di Chiari, e quando ha sentito parlare Martinelli ha cominciato a dialogare con lui in dialetto. “Abbiamo tutti famiglia gli ho detto. Stiamo con i piedi per terra, è un equivoco un problema. L’ho pure fatto parlare con mia moglie, perché anche lei gli spiegasse che in fondo siamo tutti umani. In fondo si tratta di questo, abbiamo parlato di cose normali, e lui mi è sembrata una persona normalissima. E’ una persona tranquilla” conclude Lorini.
Intanto dopo la paura e la tensione è stato regolarmente aperto l’ufficio: “Non c’era alcun motivo per tenere chiuso – ha detto la direttrice Rosita Bellomo -, gli impiegati sono al lavoro, ma io non posso dire nient’altro”. In mattinata si è visto il solito via vai di persone che entrano ed escono con documenti, cartellette e fogli esattoriali. L’ufficio è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 12.30. Solo il giovedì è prevista l’apertura pomeridiana, dalle 14 alle 16. Martinelli, che pare non fosse la prima volta che si rivolgeva all’ufficio, lo sapeva quindi bene. Se gli impiegati e la direttrice che sono tornati regolarmente al lavoro stamani non hanno alcuna intenzione di parlare di quanto è successo ieri, il drammatico pomeriggio dell’uomo barricato nell’ufficio è l’argomento di discussione di tutto il paese. Anche di quelli che stamani si sono presentati all’agenzia delle Entrate, regolarmente aperta, per sbrigare qualche pratica. “Non si possono giustificare assolutamente questi atti così violenti – ha detto una signora uscendo con una cartelletta in mano – ma bisogna anche capire che siamo tutti all’esasperazione: io è la terza volta che vengo qui a chiedere la rateizzazione di una grossa somma da pagare”.
“Io abito qui vicino, e ieri quindi ho vissuto quasi tutto in diretta – ha detto una donna passando con il marito davanti all’ufficio dell’agenzia -, mio marito ritiene che quell’imprenditore sia un pò matto, io invece credo proprio che abbia ragione, ho una figlia con una piccola attività in proprio e mi ha detto che un paio di mesi fa ha dovuto pagare 8 mila euro di non so che tasse e altrettante ne dovrà pagare prima dell’estate”. Nell’ufficio dell’agenzia è arrivata anche il presidente del consiglio comunale Eliana Festa (Lega Nord): “Sono qui per il mio lavoro, e non conosco la vicenda di questo Martinelli, perché non abita qui a Romano, quello che posso dire è che è davvero una brutta situazione. L’Italia e soprattutto il bergamasco dovrebbero ringraziare tutti questi piccoli imprenditori che hanno portato del benessere, invece lo Stato li tratta così, loro si sentono isolati, abbandonati, ogni giorno sento di situazioni simili e ogni giorno spero che intervenga qualcosa a risolvere questo stato di cose”.