In un centinaio da tutta Italia per protestare contro il fisco che strozza le piccole imprese e accompagnare Tiziana Marrone, la vedova di Giuseppe Campaniello, l'artigiano che si è ucciso dandosi fuoco un mese fa davanti al tribunale dell'Agenzia delle Entrate. La donna: "Mi dissocio dai fatti di Bergamo"
Hanno marciato in un centinaio sotto il sole di questo maggio bolognese. Quando imboccano la trafficatissima via Emilia Ponente gli automobilisti guardano il corteo incuriositi. Tante bandiere bianche e uno striscione con la foto di Giuseppe Campaniello hanno ricordato oggi il piccolo imprenditore di origine campana che il 28 marzo scorso si è dato fuoco vivo di fronte alla sede dell’Agenzia delle entrate del capoluogo emiliano.
“Si rendono conto di quello che hanno fatto a mio marito? Non a caso ha scelto quel posto per compiere il suo gesto”, ha detto Tiziana Marrone, la vedova di Campaniello che insieme a Elisabetta Bianchi, figlia di un altro piccolo artigiano, ha organizzato questa prima marcia per ricordare gli invisibili schiacciati dal fisco. Nessuna giustificazione per il gesto compiuto ieri in provincia di Bergamo dall’uomo che ha preso in ostaggio con un fucile e due pistole 15 ostaggi dentro ad un ufficio dell’Agenzia delle Entrate. “Non ce l’ho con gli impiegati che lavorano al fisco”, ha spiegato la vedova in testa al corteo che dall’Ospedale maggiore ha raggiunto il piazzale di via Nanni Costa dove Campaniello si è ucciso, “ce l’ho con il sistema, un sistema rovina- famiglie. Mio marito ha fatto questo gesto per proteggere me. Spero che ora mi lascino in pace”.
Alla fine del corteo, dopo che mazzi di fiori sono stati deposti nel punto in cui l’auto di Giuseppe aveva cominciato ad ardere un mese fa, Tiziana insieme a Elisabetta Bianchi è salita nella sede della Commissione tributaria, il tribunale con cui suo marito aveva aperto il contenzioso che lo ha poi portato al suicidio proprio lì davanti e lì è stata ricevuta dal direttore. Poco prima guardando verso le finestre dell’enorme palazzone del fisco, la donna ha detto: “Non c’è nessuno di loro alla finestra, si vergognano. Che figura che ci fanno”.
Alla manifestazione oltre che vedove, pochissime a dire il vero, c’erano tanti piccoli artigiani che ogni giorno hanno problemi con il fisco o con Equitalia. “Una volta volevano da me 38 mila euro per una dichiarazione che secondo loro era infedele”, ricorda Carmelo un piccolo agricoltore dell’alessandrino sceso a Bologna per la marcia. “Mi sono fatto riprendere mentre scrivevo con una bomboletta che erano degli strozzini e dei ladri. Mi sono ritrovato la Digos a casa, ma alla fine sono riuscito ridurre la sanzione a 8 mila euro”. Un altro imprenditore padovano fiocco nero di lutto sulla giacca racconta la sua situazione insostenibile. “Sto lavorando per diventare povero”.
A un certo punto, all’inizio del corteo, la maglietta di un manifestante con la scritta Le tasse sono un furto fa scattare una piccola discussione tra due partecipanti. “Se siamo in questo stato è perché la gente non paga le tasse, lei così dà un significato sbagliato a questa manifestazione”. Ma il signore con la maglietta contestata, un piccolo imprenditore bresciano del settore ceramico, non ci sta a passare per un evasore. “Pago le mie tasse. Ma lo stato a novembre mi chiede il 90 % delle tasse per un reddito che no so se io riuscirò a produrre”.