Il 2 giugno del 1977 fui quasi contento. Dal basso dei miei 18 anni con una visione della politica fatta di opposti, vissuta sulle barricate delle ideologie e dei dogmi, di rosso o nero la cosa non mi dispiacque. la mia ideologia albergava a sinistra, non quella estrema, quella moderata della FIGC per intenderci. A quell’epoca il fervore politico che permeava senza sfumature ogni giovane ti faceva stare da una parte o dall’altra. O di qua o di là.
Ancora non sapevamo che uno sparuto gruppo di ciellini sarebbero sopravvissuti ad entrambi con il passare del tempo.
Quando seppi che un gruppo di malviventi gambizzarono Indro Montanelli, il 2 giugno del 1977 fui quasi contento. Pensavo che con lui si fosse colpito un simbolo importante del nemico nero.
Naturalmente non sapevo quasi nulla di lui se non che fosse un giornalista di eccellenza che però stava dalla parte sbagliata. Fortebraccio era tutta un’altra cosa. Poi si cresce, si matura, le sfumature di grigio stemperano sempre più il bianco e il nero che la gioventù dipinge a tratti decisi dentro di noi e si comincia a capire, si ascolta di più e si comprende.
Ho compreso ad esempio che la definizione di “qualunquista” che io davo al suo giornalismo e che in apparenza non stava con il bianco o con il nero ma un po’ di qua e un po’ di là, si formava nella mia mente, per via di limiti che erano solo miei, per le mie barricate ideologiche e che le sue fossero posizioni di opportunismo. In realtà il giornalismo di Montanelli era la trascrizione del suo pensiero, che rispondeva sempre alla coscienza e mai ad interessi personali o di partito.
La prima volta che capii questo fu quando seppi che pur avendo sostenuto Mussolini agli inizi della sua carriera politica, in seguito si distaccò ed entrò in aperto contrasto con il regime, pagandone a caro prezzo le conseguenze. Cominciai a leggere i suoi articoli in un ottica diversa più aperta, tentando, a volta senza riuscirci, di cogliere il pensiero di una mente libera svincolata da logiche politiche.
Come la Storia d’Italia la trovo libera da costrizioni ideologiche e ferma ai fatti.
La prova che per quanto mi riguarda fu quella definitiva e che pose Montanelli al posto che la storia gli tributa, fu ancora una volta la sua opposizione al regime dei giorni nostri quando pur di non sottostare al volere di B. di diventare il suo trombettiere, fondò a 86 anni la voce. Mi colpì quello che a B. disse. “ Tu sei il proprietario del giornale, io ne sono il padrone”.
E fino agli ultimi giorni della sua vita ebbe la forza e il coraggio di essere un pensatore libero la cui statura è ormai scritta nella Storia.
Franco Tedeschi