Dev’essere il destino dei grandi giornalisti e letterati predire il futuro e non essere ascoltati, vedere oltre la nebbia delle frasi fatte dei fantaccini della politica, è un curioso destino quello del chiaroveggente che predice il futuro delle sorti italiche guardando bene in faccia il presente. Niente di più facile si dirà. Ma non è così.
Nel nostro strano paese il presente è materia oscura, indecifrabile, talmente lontano da confondersi con il passato che peraltro conosciamo a tronconi e che strumentalizziamo allegramente per tornaconto politico. Solo al futuro siamo interessati ma fatalmente non lo comprendiamo per l’ignoranza che abbiamo delle due fasi che lo precedono. “Io continuo a professarmi uomo di destra: ma la mia destra non ha niente a che fare con quella “ patacca “ di destra che ci governa”. Frase epocale detta a ridosso di Berlusconi appena salito al potere.
Oppure: “La scoperta di un’Italia berlusconiana mi colpisce molto, è la peggiore delle Italie che ho mai visto”. Ancora più forte della prima. Sarebbe bastata questa frase detta da un uomo di destra a far suonare le sirene d’allarme. Ma le ragioni che spingono i politici italiani a non dare credito a quelli che vedono un po’ meglio, sono le stesse ragioni che portarono la Controriforma a soffocare la coscienza degli italiani e a reprimere in loro ogni senso di responsabilità. Dunque quello che Montanelli non si è mai stancato di evidenziare è stata la propensione letale degl’italiani a non emanciparsi, a non essere popolo ma gregge, e come tale a essere immolato su ogni altare o altarino del primo furbastro che andava al governo.
Manca di Montanelli, il disincanto con cui raccontava crudemente le pietose cronache della politica recente con la brillantezza di parole argute e misurate. Ma ancora di più manca l’amarezza del cronista che ha visto il male e che si aspetta il peggio. E quando il peggio arriva la sua prosa diventa ancora più sferzante e libera. Montanelli si leggeva bene, anche se a volte di malavoglia sapendo bene che la stoccata anticomunista, prevedibile come un fulmine durante un temporale, sarebbe arrivata portando il suo carico di polemiche, ma del resto sono pochi quelli che non sono capitolati sotto la sua penna. Era un uomo di parte, ma di quella parte che negli ultimi decenni in Italia era sparita, aveva in odio il tanfo delle sacrestie ma ancora di più quelle delle sezioni del Pci. Del resto “Stalin era il compagno che più amava per il fatto che era l’unico che aveva fatto fuori più comunisti”.
Liberarsi dall’asservimento delle frasi fatte, affrancarsi dal peggiore mondo che avanza, “ la feccia che risale dal pozzo “, sono queste le parole che Montanelli usava per descrivere la mascherata che avrebbe sommerso di melma l’Italia e mai parole furono così profetiche. “ Dirò che saremmo disposti persino a un’altra dittatura purché cambiasse titolo “. Era un aforisma di Flaiano, ma avrebbe potuto essere benissimo di Montanelli.
Ivano Nanni