Si allunga la lista dei comuni che discutono soluzioni alternative. Nel capoluogo lombardo la Lega ha presentato una mozione per chiedere al sindaco Giuliano Pisapia di non confermare il contratto con la società che riscuote le tasse
La crociata contro Equitalia fa proseliti. Prima i cittadini sorpresi dalle cartelle esattoriali, ora la sostengono anche gli enti locali in cerca di metodi di riscossione più “umani”. E la lista dei comuni che discutono soluzioni alternative si allunga. Ieri è toccato a Milano, dove la Lega ha presentato una mozione per chiedere al sindaco Giuliano Pisapia di non confermare il contratto con Equitalia in scadenza a fine anno. E di attivarsi per realizzare il recupero delle imposte non versate “con modalità che vengano incontro alle difficoltà di aziende e famiglie”.
La proposta non avrà l’appoggio del centrosinistra, che per voce del capogruppo del Pd Carmela Rozza ha accusato il Carroccio di “fare campagna elettorale su quello che si è già deciso”. Una norma nazionale impone infatti ai comuni l’obbligo di bandire gare per la riscossione a partire dal 2013 (data fissata da un decreto legge del governo Monti). Ma i metodi di Equitalia fanno discutere, tanto che in mattina Pisapia aveva parlato della necessità di “trovare una soluzione per rimediare a delle ingiustizie di cui la società di riscossione è stata involontaria o volontaria protagonista. Con la scadenza dei contratti, quest’anno, bisogna trovare una soluzione più conveniente per i cittadini”. Ancora più dure le parole del leghista Alessandro Morelli, primo firmatario della mozione, che ha definito gli agenti di Equitalia “vampiri” e che ritiene indispensabile distinguere tra evasori incalliti e aziende in difficoltà temporanea o famiglie colpite dalla crisi. Sotto accusa le ipoteche e i fermi amministrativi, nonché gli elevati interessi di mora e aggio applicati da Equitalia, società pubblica in mano per il 51% all’Agenzia delle entrate e per il 49% all’Inps.
L’iniziativa lumbard di Milano arriva dopo che diversi comuni hanno già deciso di non affidarsi più a Equitalia. A Calolzo di Cadore, piccolo Comune di 2.200 abitanti in provincia di Belluno, il sindaco Luca De Carlo, eletto in una lista civica sostenuta dal centrodestra, ha deciso di dare la riscossione dei crediti insoluti in gestione alla comunità montana Valbelluna. Una scelta che ricalca quella fatta più di un anno fa, quando la riscossione di alcuni tributi come l’imposta sui rifiuti fu tolta a Equitalia, con un risparmio per le casse comunali che il primo cittadino stima in 13mila euro all’anno.
La scelta di Calalzo di Cadore, che ha ricevuto il plauso di Roberto Maroni, non è rimasta isolata. Iniziative analoghe sono state prese anche in diversi comuni a guida leghista, come di Morazzone (Varese), Thiene (Vicenza), San Donà di Piave (Venezia), Vigevano (Pavia), Zanica (Bergamo), Merate (Lecco) . Ma non solo, visto che Equitalia è stata ‘licenziata’ anche a Bologna, guidata dal sindaco Pd Virginio Merola, che ha affidato la riscossione di alcuni tributi a una società privata.
Ai comuni anti Equitalia si è aggiunta la Regione Piemonte, dove in Consiglio regionale è stato approvato un emendamento alla legge sul bilancio che prevede la costituzione di un ente di riscossione regionale per il recupero dei tributi locali. Sulla questione è intervenuto anche Beppe Grillo, secondo cui è necessario ‘disequitalizzare’ i comuni: “Ci deve essere un ente che garantisca che se la gente ritarda a pagare le tasse non gli portino via la casa”, ha detto due giorni fa in un comizio a Grugliasco (Torino) il leader del Movimento 5 stelle.
Prese di posizione a cui ieri Equitalia ha reagito con una precisazione: i sindaci non devono disdire alcun contratto, “perché è la legge a prevedere che i comuni gestiscano da soli l’attività di riscossione dall’1 gennaio 2013. Termine che è stato prorogato dal Parlamento di un anno (inizialmente era fissato per il primo gennaio 2012) per accogliere le richieste fatte proprio dai Comuni, anche tramite l’Anci, a più riprese”. Secondo la società di riscossione, sono quindi “pretestuosi” gli annunci di disdette che si sono moltiplicati in questi giorni di campagna elettorale. “Dal 1997 – conclude Equitalia – i comuni hanno la facoltà di disciplinare autonomamente le forme e le modalità della riscossione delle proprie entrate. Se fino a oggi non l’hanno fatto un motivo ci sarà”.