13 Febbraio 1994, squilla il telefono. Mia figlia mi chiama “Papà è Montanelli che ti cerca.” Un tuffo al cuore e il sogno diventa realtà. Il timbro della voce è inconfondibile.
Mi confida tra l’altro l’intenzione di trasferirsi, come Prezzolini, a Lugano e ad una mia precisa domanda, definisce, con mia grande sorpresa, Berlusconi il “re della menzogna”. Manifesta inoltre l’intenzione di dare vita ad un quotidiano… nasce “La Voce”.
Questo è stato il suggello di un rapporto epistolare con Montanelli iniziato nel lontano 1981 e terminato nel 2001. Cosa aggiungere? Un vero innamoramento culturale, oltre che un grande giornalista per me è stato un maestro di vita dalla schiena dritta. Concordo con le parole di Massimo Fini: “Ora che la voce di Indro torna ad essere ascoltata è oramai troppo tardi. Tutto quello che poteva accadere è già accaduto”.
Il tramonto del berlusconismo oggi è più evidente di allora, e anche se Indro non c’è più da 11 anni, il suo lungimirante atto di accusa verso l’Italia dei nostri giorni è più che attuale: un paese che Montanelli non ha fatto in tempo a vedere, ma che si era perfettamente immaginato.
Montanelli nella sua desolata solitudine si sentì “straniero in patria” come il maestro Prezzolini, un apolide. Viene da domandarsi cosa e dove scriverebbe Montanelli se il Padreterno gli avesse regalato qualche anno di vita in più.. forse sul “Fatto Quotidiano”?!