Grufolare in un pantano: questa frase è la prima cosa che si accende nei miei ricordi quando qualcuno mi parla di Montanelli. Indro utilizzò quest’espressione in uno dei suoi primi editoriali su La Voce, lo sfortunato progetto di quotidiano, troppo avanti per la società cloroformizzata di quegli anni.
Ero un giovane cronista locale de L’Indipendente, pieno di voglia di emergere e d’invidia per dover lavorare in un giornale che, abbandonati i fasti degli anni di Mani Pulite, rimbalzava dal leghismo al berlusconismo all’imminente fallimento. Montanelli, il suo smacco per l’estromissione dal Giornale che aveva fondato, l’esodo con un nugolo di fedelissimi in cerca di libertà, erano capisaldi dei miei sguardi indagatori sulla politica italiana: la capillare diffusione di internet era ancora lontana, e ci si abbeverava agli articoli redatti da chi non aveva mai derogato da certi principi, ai libri scottanti e mal distribuiti come “Inchiesta sul signor tv”, alle trasmissioni di Santoro e Funari, sì perchè Lerner sembrava dare spazio eccessivo alle rimostranze di una fetta di popolazione empaticamente lontana, e con modalità televisive affatto magnetiche, proprio come oggi.
Anni dopo, nel periodo in cui l’allievo montanelliano Marco Travaglio prendeva slancio e si faceva nemici importanti in tv e nei Palazzi, ho il ricordo intenso di un talk show in cui lo stesso Travaglio snocciolava dati antiberlusconiani con impavidità sfiorante la sicumera. Qualcuno in studio, ad un certo punto, affermò che all’inizio Montanelli si era, se non compromesso, quantomeno avvicinato alle posizioni borderline del cavaliere. L’unico a negare la circostanza era Marco, senza essere molto ascoltato, finchè lo stesso Indro, raggiunto telefonicamente in diretta, confermò totalmente la versione di Travaglio, gelando il resto della platea.
Ero davanti al televisore in quel momento, ed ho rivissuto più volte quella scena su YouTube, sempre con la stessa emozione. Molto di quel che sono oggi dipende dagli insegnamenti di Indro, culturali e morali, e nonostante la sua scomparsa, sono confortato dalla consapevolezza che mai sarà dimenticato e mai smetterà di indicare a giovani virgulti la strada maestra.
Filippo Simone