A maggio l'Elfo Puccini di Milano dedica una rassegna al tema dell'occupazione. Il primo, "Italian Factory" racconta la lotta degli operai per la loro fabbrica, che intende delocalizzare la produzione nell'est Europa
Stato di crisi, delocalizzazione, esuberi, stage, contratti a progetto, precariato. Condizioni vissute da milioni di persone e che entrano in scena con una rassegna al teatro Elfo Puccini di Milano.
E “Italian factory“, il primo spettacolo in cartellone fino a domenica, nasce proprio da un fatto concreto: “Chiara Boscaro, la drammaturga che ha scritto la pièce abita vicino alla Mangiarotti Nuclear a Milano. E tutta le mattine passava davanti al presidio durante il quale gli operai proibivano l’uscita dei pezzi prodotti dalla fabbrica, che sono componenti per centrali nucleari ”, spiega il regista Riccardo Pippa che è andato a vedere di persona, per capire e raccontare. “Gli operai ci hanno accolto e coinvolto nella protesta. La direzione, infatti, voleva delocalizzare la produzione e ha dichiarato molti esuberi”. È stato un punto di partenza per mettere in evidenza una realtà industriale in grande cambiamento. Spesso doloroso. Così questa vicenda è diventata emblematica di molte altre che stanno accadendo in Italia e non solo. Lo spettacolo però non mette in scena i licenziamenti bensì lo scontro tra un’impresa che vuole spostare la produzione nell’est Europa e che incontra l’opposizione degli operai.
“La pièce mette l’accento sulla logica di profitto disgiunta dalla qualità del lavoro. E insiste su come la professionalità e la storia sindacale di diritti conquistati in certi Paesi, come il nostro, venga compromessa da altri in cui c’è chi è costretto a lavorare 12 ore al giorno per guadagni irrisori”, continua Pippa. “Ma sottolinea anche quanto sia estrema la situazione. Lavoratori costretti a ricorrere a metodi sempre più fantasiosi per farsi sentire, dal blocco dell’uscita dei pezzi dalla fabbrica a salire sulle torri, per esempio”. Per Ferdinando Bruni, direttore artistico dell’Elfo Puccini con Elio De Capitani, “il lavoro è un tema politico sociale molto attuale” e “i quattro spettacoli sono uno spaccato di diverse condizioni di oggi, realizzate da compagnie esordienti. E alcuni di loro usano uno stile ironico e divertente”.
Il secondo titolo in programma “Tu (non) sei il tuo lavoro”, dall’8 al 13 maggio, punta il dito sulla precarietà del lavoro intellettuale: una giovane coppia vuole un figlio ma lei è impiegata sottopagata in una casa editrice e lui frequenta una catena di master infiniti e sempre più specializzati, che non offrono alcuna prospettiva di occupazione concreta. Il terzo spettacolo “Le mattine dieci alle quattro”, in scena dal 15 al 20 maggio e ambientato a Roma, mette l’accento sulle morti bianche. Getta lo sguardo nella vita di tre lavoratori, due italiani e un albanese, che tutte le mattine presto si trovano a prendere l’autobus. Ma lo “straniero” un giorno non si presenta all’appuntamento. L’ultimo in cartellone, “Brugole”, dal 22 al 27 maggio, vede protagonisti due giovani che cercano di montare uno scaffale dell’Ikea. E mentre ci provano si raccontano i loro tentativi nel cercare di vivere nella mancanza di un futuro certo.
di Bianca Bemori