Il prezzo della benzina, ormai quasi prossimo ai 2 euro al litro, può scendere. L’affermazione, o meglio la buona notizia, non arriva dalle associazioni dei consumatori o da esponenti del governo in pressing per dare ossigeno agli automobilisti, ma questa volta proprio dai petrolieri, cioè da chi più spesso finisce sull’odiato banco degli imputati dei rincari. “Vista la volatilità dei mercati, le condizioni per un ribasso effettivamente ci sono” ammette l’Unione petrolifera, puntualizzando però che i presupposti per i cali “sono maturati negli ultimi giorni” e sopratutto che non sono dell’entità denunciata da Nomisma, l’istituto che ha parlato di un surplus sul prezzo della verde di circa 8 centesimi al litro, tutto intascato dalle compagnie petrolifere.
Nelle ultime sedute di contrattazione, il prezzo del petrolio è sceso bruscamente, addirittura sotto i 100 dollari al barile venerdì scorso negli Stati Uniti e a 113 dollari a Londra, seguito anche da quello del Platt’s, l’indicatore del prodotto finito commercializzato nel Mediterraneo. E qualche movimento al ribasso sui listini effettivamente la settimana scorsa già c’è stato. La buona notizia è che in arrivo ce ne sarebbero dunque anche altri. “Le aziende, come accade anche nei movimenti al rialzo, – precisa l’Up – tendono generalmente ad aspettare un consolidamento della situazione”. Ma tutto rema proprio nella direzione di un calo. Come evidenzia anche la Figisc, l’associazione dei gestori di Confcommercio, le diminuzioni di prezzo dei prodotti finiti (benzina e gasolio) in uscita dalle raffinerie, “unitamente al fatto che nelle precedenti settimane le aziende petrolifere hanno compensato le diminuzioni del margine accumulate nel primo trimestre 2012 non scaricando i prezzi interni rispetto all’andamento delle quotazioni internazionali, fanno prevedere per i prossimi giorni un ribasso dei prezzi di circa 1 centesimo al litro”.
Musica per le orecchie delle associazioni dei consumatori che chiedono però ora di “passare dalle parole ai fatti”. “Un centesimo di euro in più sul prezzo dei carburanti comporta entrate maggiori per la benzina di circa 18-19 milioni di euro e per il gasolio di 25 milioni di euro in più. – spiegano Rosario Trefiletti (Federconsumatori) e Elio Lannutti (Adusbef) – Quindi, essendo 7-8 i centesimi in più, si pensi a quanto ammontano le entrate che non dovrebbero andare alle compagnie ma nelle tasche dei cittadini”.