Al termine della prima giornata a urne aperte l’affluenza per le elezioni amministrative è del 49,66%. Il dato diffuso dal ministero dell’Interno alle ore 22 è relativo alle regioni a statuto ordinario. Alla precedente tornata delle amministrative l’affluenza era stata alla stessa ora del 55,86 per cento, con un calo del 6,20%. Alle 19 aveva votato il 38,13% degli aventi diritto. Oltre alle regioni a statuto ordinario si vota anche in Sicilia e in Friuli Venezia-Giulia (guarda i numeri Comune per Comune nello Speciale amministrative di ilfattoquotidiano.it).
I seggi sono stati aperti regolarmente alle 8 di domenica mattina i seggi per le elezioni in circa mille comuni italiani sparsi in tutta Italia (qui tutti gli articoli sulle amministrative di ilfattoquotidiano.it).
In Sardegna è stato superato il quorum per per i dieci referendum “anticasta”, che chiedono tra l’altro l’abolizione delle Province di più recente costituzione, la riduzione dei consiglieri regionali, l’abolizione dei Cda di enti regionali, l’istituzione di un’ Assemblea costituente per un lo Statuto sardo, l’elezione diretta del Presidente della Regione. Ha votato il 35,5% degli aventi diritto, superando quindi la barriera del 33,3% necessaria per la validità dei quesiti. Secondo i dati diffusi dalla Regione Sardegna, l’affluenza più alta è stata nella provincia del Medio Campidano. Il voto amministrativo, dopo un iter tormentato e costellato di polemiche, è fissato invece per il 10-11 giugno.
Sono complessivamente oltre 9 milioni e mezzo gli elettori chiamati ad esprimersi per rinnovare i sindaci e i consigli comunali e sono 769 i comuni chiamati al voto nelle Regioni a statuto ordinario di cui 134 con più di 15 mila abitanti (i cosiddetti comuni superiori) e 635 con un numero di abitanti che non raggiunge questa soglia.
Nelle Regioni a statuto ordinario, gli elettori saranno 7.198,326, divisi in 8.654 sezioni elettorali. Sempre oggi e domani si vota in 148 comuni in Sicilia (circa 2 milioni e 300 mila gli elettori, con 34 comuni superiori e tre capoluogo di provincia, Agrigento, Paleremo e Trapani) e in 26 in Friuli Venezia Giulia (150.313 gli elettori, con un solo comune superiore che è anche capoluogo di provincia, Gorizia).
Un termometro dei nuovi equilibri sarà il risultato dei 27 capoluoghi di provincia: oggi 17 sono governati dal centrodestra (Alessandria, Asti, Monza, Como, Verona, Belluno, Gorizia, Parma, Lucca, Rieti, Isernia, Trani, Lecce, Palermo, Trapani, Catanzaro e Brindisi), 9 dal centrosinistra (Cuneo, Genova, La Spezia, Piacenza, Carrara, Pistoia, Frosinone, L’Aquila, Taranto) e uno dai centristi (Agrigento).
I ballottaggi si terranno il 20 e il 21 maggio.