Sembra che sia la volta buona: Telecom Italia vende La7, che oggi controlla attraverso Telecom Italia Media. Soltanto un anno, fra macachi-conduttori e banani-Rai, Giovanni Stella, l’amministratore delegato di La7 detto er canaro, spadroneggiava nel mercato televisivo: prendo Michele Santoro, ho anche Serena Dandini, e ancora Roberto Saviano incluso Fabio Fazio. Ieri mattina, invece, nemesi catodica, ragionava sul Consiglio di amministrazione di Telecom, la multinazionale che controlla Telecom Italia Media: “Mercoledì inizia il percorso – dice Stella ai suoi collaboratori – di cessione totale di La7. La procedura non è semplice, entro l’anno, però, riusciremo a vendere”.
Il consiglio di amministrazione di Telecom ha un punto di repertorio all’ordine del giorno: valorizzazione proprietà strategiche. Vuol dire che per l’ex monopolista telefonico la televisione è un rametto da tagliare: non tanto per i debiti che continua a produrre, seppur ridotti con l’arrivo di Enrico Mentana e la crescita pubblicitaria, ma perché il canale non serve più. Sognatore chi pensa che l’alleanza Mediaset-Rai si possa scalfire; pessimista chi crede, ultimo giapponese, che la clava televisiva possa proteggere le eredità di Telecom. Franco Bernabé, presidente con pieni poteri, per ora non andrà a risanare Finmeccanica, il cui amministratore delegato Giuseppe Orsi, dopo aver vacillato in seguito a un’iscrizione nel registro degli indagati per presunte tangenti, per ora non si dimette. “Guai a confondere questa operazione con il futuro di Bernabé. Non c’entrano nulla”, ripete Stella in questi giorni.
Comunque sia, Bernabé ha ancora tempo, in Telecom, per gestire due partite delicate: difendere la rete, lucrosa infrastruttura che Telecom gestisce ancora da monopolista, dagli assalti liberalizzatori di una parte della politica ispirata dai concorrenti. E sciogliere il nodo de La7, asset marginale su cui il gruppo investe poco. Nel bilancio 2011 Telecom ha svalutato di 45 milioni la partecipazione in TI Media (77,71 per cento) , portando il valore di carico a 176 milioni, ancora superiore al valore di mercato. Valorizzare la partecipazione, cioè venderla, sarebbe negli interessi degli azionisti a monte di Telecom, soprattutto di Mediobanca, che quest’anno si sono dovuti accontentare di dividendi risicati causa crisi, proprio quando ne avrebbero avuto più bisogno.
Stella ha ventilato l’ipotesi di una gara al rialzo, contrapponendo i diversi pretendenti per evitare la svendita. Oggi fa sapere ai suoi che “ci sono almeno un paio di proposte d’acquisto, sennò avremmo atteso”. L’albero è maturo e stavolta non cadono giornalisti corteggiati da Stella, ma finisce proprio la gestione del canaro che, però, confida di restare in sella se tra i nuovi proprietari ci fosse Urbano Cairo: la Cairo Communication raccoglie la pubblicità per La7 con un contratto molto vantaggioso, per Cairo, che ha beneficiato dall’exploit degli ascolti. E ha accumulato risorse che ora può investire nel capitale della società. “Cairo in corsa? Bisogna chiedere a lui”, rispondeva ieri Stella alle richieste di chiarimenti dopo la diffusione di indiscrezioni sul sito Dagospia. L’altro pretendente, magari da a affiancare a Cairo, è il franco tunisino Tarak Ben Ammar, amico e socio di Silvio Berlusconi, da anni anche uomo Mediobanca (siede nel cda) e quindi perfetto per l’operazione.
La novità di queste ore, però, è che Carlo De Benedetti ha detto esplicitamente di essere pronto a entrare nella trattativa: “Un anno fa ci pensavo ma Bernabé preferì tenere il giocattolo anche se la sua azienda si occupa di telefonia. Oggi la crisi ha mutato lo scenario. Credo che oggi dovrebbe essere Bernabé a venirmi a pregare”, ha spiegato in un dibattito pubblico con Gianni Minoli (lo leggiamo proprio su Repubblica, a dimostrazione che il messaggio deve arrivare a chi di dovere). Anche il gruppo di De Bendetti, che formalmente è guidato da suo figlio Rodolfo, si occupa d’altro, editoria, e le sue esperienze in campo televisivo (ReteA e RepubblicaTv) hanno lasciato circatrici dolorose nei bilanci del Gruppo Espresso. Ma per De Bendetti in campo editoriale la passione conta più dei numeri e adesso vuole provarci. Alcuni osservatori maliziosi hanno anche notato la durezza di Repubblica di questi giorni sull’uscita di Luca Luciani da Telecom, il top manager indagato per una vicenda di sim false e fatturati gonfiati. Una linea soprendente nel quotidiano di Ezio Mauro che finora era stato l’interlocutore privilegiato della Telecom nella gestione di Bernabé. Ma alla vigilia del cda che aprirà la procedura di vendita, De Benedetti deve aver deciso di togliere i guanti.
di Stefano Feltri e Carlo Tecce
da Il Fatto quotidiano, 6 maggio 2012