Un silenzio spettrale. Non è stato l’arresto da parte delle forze dell’ordine, né i due giorni di carcere patiti a Brescia. Neppure la preoccupazione di doversi difendere dall’eventuale richiesta di risarcimento che pende sul suo capo. A sconvolgere Beata Stawycka era “quel silenzio spettrale” percepito all’interno di Green Hill.

La donna polacca, 39enne istruttrice di nuoto, residente a Ferrara da 9 anni (da 15 in Italia), era tra le dodici persone arrestate lo scorso 28 aprile a Montichiari (Bs), dopo il blitz che aveva liberato una cinquantina di cani beagle destinati alla vivisezione. Beata Stawycka non è un’animalista “organizzata”. A Green Hill era andata da sola, dopo aver letto della manifestazione su internet. A causa di quell’episodio è stata arrestata per violazione di domicilio. L’arresto è stato convalidato e il gip ha emesso nei suoi confronti il divieto di ritorno nel comune di Montichiari. Ora però su di lei pendono anche le accuse di rapina impropria e resistenza a pubblico ufficiale. Oltre alla possibile richiesta di risarcimento danni che Green Hill potrebbe avanzare in tribunale (si parla di 250mila euro).

Beata quel 28 aprile era riuscita a oltrepassare le recinzioni dell’allevamento e a vedere in faccia le centinaia di animali rinchiusi nelle gabbie. “C’erano file interminabili di cellette – racconta -, lungo corridoi bui e maleodoranti. Non ho visto recipienti con acqua. Molti cani avevano tagli lungo tutta la pancia che arrivavano fino al collo, come se fossero stati appena operati”.

Su quella visione però ha preso il sopravvento l’assenza di rumore. Un silenzio totale. Nonostante il clamore della protesta, la reazione delle forze dell’ordine, il facilmente immaginabile scompiglio all’interno del campo, “da quei corridoi non si è levato nemmeno un rumore. Nessun animale ha abbaiato. Nemmeno un guaito. È stato straziante: come è possibile che un cane non reagisca con spavento, curiosità o rabbia in una situazione del genere? Cosa è successo?”.

Beata ha cercato subito di fuggire da quelle immagini spettrali e si è trovata di fronte a un carabiniere. “Ci ho sbattuto contro perché mi voltavo come a chiedermi se fosse vero quello che avevo visto”. Il militare la arrestò, “anche se in braccio non avevo alcun beagle; non avevo sottratto alcun animale”.

Ora la donna è tornata a casa, ma – a parte le questioni giudiziarie (per la rapina impropria si rischiano fino a 5 anni di reclusione) – non vuole rimanere con le mani in mano. “Qualcuno deve intervenire, le istituzioni devono attivarsi. Non è giusto che si mettano le manette ai polsi di chi voleva liberare quei poveri animali e si lascino i cani dentro le gabbie”.

Il motivo per cui “nessuno ha pensato, per quanto ne sappiamo, di verificare le condizioni dei cani” rimane oscuro anche per il suo avvocato, David Zanforlini, che promette che di “Green Hill si tornerà presto a parlare”.

Il riferimento è alla manifestazione internazionale contro l’allevamento di Montichiari e la vivisezione fissata per martedì 8 maggio. Hanno annunciato la propria adesione il Coordinamento fermare Green Hill, il Comitato Montichiari contro Green Hill e Occupy Green Hill. L’iniziativa cade giusto alla vigilia della riunione della XIV Commissione del Senato che dovrà esaminare gli emendamenti al testo dell’articolo 14 per il recepimento in Italia della Direttiva europea sulla sperimentazione animale.

A Brescia la protesta partirà alle 15 da corso Zanardelli. L’appuntamento nazionale è invece a Milano, sempre alle 15, in piazza Mercanti. Gli organizzatori annunciano presidi e proteste anche fuori dai consolati e dalle ambasciate italiane nelle principali capitali mondiali.

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