Come ogni tornata elettorale che si rispetti, anche quella amministrativa di oggi, nonostante la scarsa affluenza registrata, ha evidenziato flop eccellenti e portato agli onori delle cronache scrittori famosi, il tutto condito con l’inevitabile pari e patta all’ultimo voto. Tra le curiosità la lista Bunga bunga, Federico Moccia sindaco e la sconfitta della Lega a Cassano Magnago, città natale del leader Umberto Bossi.
Per la prima volta dal dopoguerra nessuna vittoria al primo turno nella ex Stalingrado d’Italia, Sesto San Giovanni, nell’hinterland milanese. Il ‘sistema Sesto’, che ha coinvolto l’ex Presidente della Provincia Filippo Penati, ha lasciato tracce. Così, al ballottaggio, Monica Chittò (Pd, Idv, Sel, FdS e Socialisti per Sesto), forte di quasi il 46% dei voti (64 seggi su 73 scrutinati), dovrebbe sfidare Franca Landucci (Pdl e la Destra).
Per gli amanti della statistica quanto successo oggi a Rignano Garganico, in provincia di Foggia, può dare lo spunto per più di un approfondimento. Qualcuno però parlerebbe più semplicemente di ‘fatalità’, anche se la vicenda dei 531 voti raccolti da Vito di Carlo (Progetti Rignano) e degli altrettanti 531 assegnati a Angelo Resta (Rignano Futura) danno da pensare. Intanto però si andrà al ballottaggio. Su un piano meramente politico ha invece destato stupore l’esito elettorale di Cassano Magnago, paese d’origine nel Varesotto del Senatùr, dove la candidata del Carroccio, Stefania Federici, è stata esclusa dal ballottaggio. Il tutto dopo 4 mandati consecutivi della Lega Nord. Altro caso significativo è quello di Mozzo, in provincia di Bergamo, paesino dove la Lega governava da più di 10 anni ma che, soprattutto, ha dato i natali all’ex ministro Roberto Calderoli. A Mozzo il candidato della Lega e del centrodestra, Alessandro Chiodelli, non è riuscito ad andare più in là del 29%, dischiudendo la strada della vittoria al candidato del centrosinistra Paolo Pelliccioli, architetto di 40 anni, risultato eletto con il 51,3% dei voti. Ma il nome dei candidati in altri casi ha pesato in maniera diversa sull’esito elettorale.
Un esempio su tutti quello di Federico Moccia, scrittore caro a tanti adolescenti. Il quale è riuscito a diventare sindaco di Rosello, paesino abruzzese di 300 persone in provincia di Chieti, di cui è originaria la famiglia della moglie. Con la lista ‘Autonomia e libertà’, lo scrittore è riuscito a fa man bassa nel voto, incamerando circa il 90% delle preferenze (142 voti). “Mi impegnerò per far conoscere questi luoghi magnifici, dove la natura è bellissima e ci sono moltissimi scenari romantici”, ha detto il primo cittadino che ha aggiunto: “Sto pensando di scrivere qualcosa su questa avventura a Rosello, un libro che potrebbe anche diventare un film”. Poi confessa di essere molto divertito da come si potrà giocare coi titoli delle sue opere e la sua popolarità per dare visibilità al paese in provincia di Chieti. “Mi diverte pensare che si verrà a Rosello per farsi sposare da me. Si potrà dire: scusa ma ti voglio sposare… da Moccia”.
Scrutini sospesi a Gravina di Puglia dove “il presidente della sezione è entrato in crisi e non riusciva più a contare le schede”. Fortemente classificabile come un ‘caso particolare’ quanto successo a Sasso di Castalda, piccolo Comune in provincia di Potenza, dove l’unica lista presentatasi, ‘Democrazia e Sviluppo’, non è riuscita a ottenere il quorum. Infatti, su 1.145 aventi diritto al voto, alle urne – che però in realtà erano quelle contenute nell’unico seggio approntato – si sono presentati solo 534 elettori, pari al 46,6% del totale. La lista, guidata dal sindaco uscente, Rocco Perrone, ha ottenuto 478 voti validi, con 23 schede bianche e 33 nulle. Schiudendo così la prospettiva del commissariamento prefettizio da qui a un anno, almeno fino alla prossima scadenza elettorale. Caso diverso quello del giornalista (e presidente di Telecom Italia Media) Piero Vigorelli, eletto primo cittadino dell’isola di Ponza. Missione compiuta, sempre in provincia di Latina, anche per il presidente del Coni Gianni Petrucci, divenuto primo cittadino di San Felice Circeo. Spoglio elettorale senza lungaggini quello di Blello, in provincia di Bergamo, comune più piccolo tra quelli oggi al voto: i 74 abitanti hanno eletto Luigi Mazzucotelli, che ha incamerato 38 voti (56%).
Diverso il caso di Fabio Borsatti, diventato sindaco suo malgrado: è successo a Cimolais (Pordenone), dove l’unico candidato, Gino Bertolo, ha pensato bene di presentare una ‘lista civetta’ per paura di non raggiungere il quorum, candidando, appunto, Borsatti. Che inaspettatamente ha vinto, con ben il 60% dei consensi.
In provincia di Potenza, a Sasso di Castalda, si è presentata solo la lista civica “Democrazia e sviluppo” guidata dal sindaco uscente Rocco Perrone che ha ottenuto il 100% dei voti. Su 1.145 aventi diritto, però, alle urne si sono presentati solo 534 elettori, pari al 46,43 per cento, e non è stato raggiunto il quorum. Quindi il Comune sarà retto da un commissario prefettizio per un anno, fino alle nuove elezioni.
A Taranto era atteso come “outsider” e si sta confermando una sorpresa, dai primi dati ufficiali, il movimento di Cito con Mario, figlio del popolare Giancarlo, “sindaco sceriffo” del capoluogo jonico degli anni ’80 e ’90 che dimostra di avere ancora una forte presa sull’elettorato tarantino nonostante, complici motivi di salute e vicende giudiziarie, lo si sia visto uscire di scena. Mario Cito, stando ai dati provvisori, è il secondo candidato per numero di suffragi, il 19 per cento in una decina di sezioni su 191, anche se il sindaco uscente Ippazio Stefano è accreditato di una vittoria al primo turno che, al momento, solo i dati definitivi possono certificare. La coalizione di Cito, con lo “storico” movimento personale At6 – Lega di azione meridionale, con la Destra e Fiamma Tricolore unici partiti ed altre tre liste civiche, ha evidentemente impedito all’altro movimento, quello di Beppe Grillo, di incarnare il voto di protesta. Molto frammentato il voto, con ben 11 candidati alla carica di primo cittadino.
Ha fatto scalpore anche la presenza della lista Bunga Bunga a Vesime (Asti), comune di soli 574 elettori, che ha totalizzato solo 10 voti, fermandosi al 3,46%. In gara per la fascia tricolore c’erano anche la Lista civica – Grappolo d’uva, ferma a 25 voti (8,65%), mentre la Lista civica – Pirateparty.it termina la corsa con 7 preferenze. Le schede nulle sono state 50.
Bocciato nel consiglio comunale di Pistoia l’ex ministro del Bilancio nel primo governo Berlusconi, Giancarlo Pagliarini. Milanese, ex Lega Nord e oggi segretario nazionale dell’Unione Federalista, Pagliarini era candidato nella lista civica ‘Cittadini sovrani’ che sosteneva la candidatura a sindaco di Paolo Bonacchi che oggi ha ottenuto meno dell’1% e quindi non manderà alcun rappresentante in consiglio comunale.