Qualcuno lo aveva predetto sotto voce durante il week end. Già poche ore dopo la chiusura dei seggi però quell’azzardata previsione è diventata realtà: per la prima volta nella storia a Palermo si andrà infatti ad un ballottaggio tutto interno al centrosinistra. Lo scontro fratricida e dal sapore quasi epico tra Leoluca Orlando e il suo ex delfino Fabrizio Ferrandelli avrà quindi bisogno di un ultimo round per risolversi definitivamente: dopo gli screzi delle primarie e i veleni della campagna elettorale il match point Orlando – Ferrandelli si giocherà il 20 e 21 maggio.
Nel capoluogo siciliano dopo undici anni di amministrazione del pidiellino Diego Cammarata al centro destra non rimane che contare i cocci: spazzati via Massimo Costa del Pdl, Marianna Caronia del Pid e Alessandro Aricò, sostenuto da Fli e dal Movimento per l’Autonomia del governatore Raffaele Lombardo. Che adesso guarda con interesse a Ferrandelli, che è sostenuto da Peppe Lumia e Antonello Cracolici, suoi alleati all’Assemblea Regionale Siciliana. Quella del governatore dell’isola però è una scommessa difficile.
L’ex leader della Rete è arrivato in conferenza stampa poco dopo le 18 mimando con le dita della mano sinistra la “V” di vittoria. “Credo che lo strepitoso risultato elettorale ottenuto sia la conferma che occorreva dare un segnale di speranza a questa città e i palermitani hanno chiarito che non hanno nessun laccio al collo, non vogliono avere collari e non votano gente con i collari. Pablo Picasso diceva che ci si mette molto tempo a diventare giovani: io sono da poco diventato giovane e sapete che faccio? Vado a Palazzo delle Aquile a fare il sindaco (il palazzo del comune n.d.a.). Costa e Ferrandelli? Non parlo degli scomparsi. Ma il fatto che il Pd e Sel continuino a sostenere il presidente Lombardo, imputato per mafia, è una chiara perversione etica. Quando io sarò sindaco non so se Lombardo ci sarà ancora” ha glissato Orlando che è poi sceso ad arringare la folla che lo aspettava sotto il comitato elettorale.
Nel frattempo a poche centinaia di metri di distanza, in un teatro Zappalà colmo di giovani supporters, Fabrizio Ferrandelli ha analizzato in diretta i dati in arrivo dai seggi elettorali. A fargli compagnia l’eurodeputato democratico Rosario Crocetta e poi Peppe Lumia e Antonello Cracolici, i registi dell’accordo Pd-Mpa all’Assemblea Regionale Siciliana. Per l’ex golden boy di Orlando – da qualche mese suo acerrimo antagonista – i risultati non sono buoni: dopo una partenza stentata che aveva fatto temere il peggio, si è attestato sul 18 per cento, afferrando (salvo sorprese dell’ultima ora) il secondo posto utile per il ballottaggio. I quasi 30 punti percentuali di distacco da Orlando però bruciano e il giovane Ferrandelli va già duro contro il suo ex maestro: “Orlando è arrivato dov’è grazie ai voti degli uomini della vecchia amministrazione di Cammarata: ha fatto gli inciuci. Il dato dimostra che se Orlando non avesse rotto il patto delle primarie avremmo potuto vincere direttamente al primo turno. Spero che in caso di ballottaggio Palermo possa guardare avanti verso il rinnovamento e non indietro verso la restaurazione”.
L’enorme successo ottenuto da Orlando ha fatto da traino anche alle due liste che lo appoggiavano: l’Italia dei Valori rischia di essere il primo partito palermitano con il 12 per cento dei consensi, mentre la Federazione della Sinistra arriva addirittura ai 6 punti percentuali. Deludente invece il risultato delle liste che sostenevano Ferrandelli: il Partito Democratico si ferma al 9 per cento, la lista collegata Ora Palermo sfiora il 6, mentre Sel e i Riformisti di Carlo Vizzini non superano il 3 per cento. Sfondano il 5 per cento dello sbarramento invece i ragazzi del Movimento Cinque Stelle: il candidato sindaco Riccardo Nuti potrebbe addirittura superare i sei punti percentuali.
I risultati peggiori però sono ovviamente quelli del centrodestra. Il candidato di punta Massimo Costa raccoglie solo il 13 per cento dei consensi: ben 40 punti in meno rispetto a quelli di Cammarata nel 2007. Il Pdl, storicamente il primo partito palermitano, si schianta sotto l’8 per cento. Udc e Grande Sud sfiorano i sei punti percentuali. Supera lo sbarramento del 5 per cento anche Amo Palermo, lista collegata a Marianna Caronia del Pid di Saverio Romano: tra i candidati al consiglio c’è anche Vincenzo Ganci, che però è stato arrestato pochi giorni fa in un’operazione antimafia. E a proposito di carceri, ha destato scalpore il dato arrivato dai penitenziari: all’Ucciardone e al Pagliarelli infatti i detenuti hanno deciso di astenersi in massa dal voto. Per il procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso “non solo nelle carceri nessuno ha votato ma non è stato richiesto neppure il seggio volante, quindi non c’era nemmeno la richiesta preventiva. Ciò può dar luogo a diverse interpretazioni: una è una sorta di protesta nei confronti della politica. Però ci potrebbe essere anche un’altra motivazione, che è positiva, e cioè che nessuno ha dato indicazioni sul voto come si pensava una volta, perché mancano strutture capaci di farlo”.