Trionfano Tosi e la sua lista civica. Scompare il centro. In affanno il centrosinistra. Rompe ogni argine il Movimento 5 Stelle. Il voto a Verona sorprende per le dimensioni di alcuni dati. Sia per il successo del sindaco uscente sia per la sconfitta bruciante di Pdl e di tutta l’area centrista, Udc incluso, che hanno ottenuto lo stesso risultato dei grillini, intorno al 9%.
Un voto di apprezzamento a Tosi e allo stesso tempo di rabbia verso i partiti tradizionali. Già il 7% in meno di affluenza alle urne rispetto a 5 anni fa era un segnale premonitore della disaffezione. Poi la valanga di voti che ha travolto Tosi e la sua lista ha mandato al tappeto ogni velleità dei suoi avversari, Michele Bertucco per il centrosinistra (23% circa) e, soprattutto, Luigi Castelletti, il vero sconfitto di giornata, candidato di Pdl e Terzo polo, che non è riuscito ad arrivare al 10%.
Il sindaco uscente, come una carta assorbente, ha eroso consensi sia a destra sia a sinistra. Ha valicato ampiamente il 57% (a tre quarti dello scrutinio) e la lista civica che porta il suo nome ha superato il 38%. A soffrire dell’exploit tosiano anche il Carroccio che sfiora l’11%, quando alle “regionali” di due anni fa aveva superato abbondantemente il 30%
Ma Tosi, nell’immediatezza dei primi risultati, torna uomo di partito e non di rottura: “La mia lista ha sbaragliato quella del Carroccio? Da 20 anni sono uomo della Lega e resto un uomo della Lega”. I commenti di Maroni seguono in scia quelli del suo delfino: “Ripartiamo da Verona”.
L’indossare i panni del pompiere da parte di Tosi, non cambia la sostanza della situazione: Verona archivia Bossi. È tramontata definitivamente l’era del senatùr, al di là degli scandali di famiglia. L’aveva già sussurrato in campagna elettorale il sindaco scaligero: “La candidatura di Bossi alla segreteria? La ritengo inopportuna”. A urne chiuse, tutti i luogotenenti di Tosi l’hanno ribadito: è iniziato un nuovo corso nel Carroccio. Il sindaco di Verona sarà il leader indiscusso nel Veneto e a Milano il successore di Bossi sarà Maroni. Non c’è una terza via. Tosi stesso ha poi confermato le parole dei suoi luogotenenti: “Mi candiderò alla segreteria nazionale e Maroni è l’uomo giusto per succedere a Bossi”.
Ma il progetto del riconfermato primo cittadino scaligero va ben oltre i confini del Carroccio tradizionale. L’esperimento della sua lista civica, il vero dato politico da analizzare, è significativo: un 38% figlio non solo dei consensi sul territorio del sindaco. Ci sono stati, infatti, ben 14 ex amministratori pidiellini della giunta Tosi che si sono candidati nella sua lista. E che hanno portato un sacco di voti. Il primo come preferenze è stato proprio il vicesindaco uscente Vito Giacino, uomo forte del Pdl, oggi sospeso dal partito per la sua scelta di seguire il primo cittadino.
Pdl trasformato in un ectoplasma a Verona. In una sigla priva di consensi, avendo raccolto poco più del 5%. Briciole rispetto ai fasti del passato. E la guerra si è già aperta al suo interno, con il segretario cittadino Davide Bendinelli che ha “invitato i soloni parlamentari come Brancher, Bonfrisco e Giorgetti – gli stessi che hanno calato dall’alto la candidatura Castelletti – a prendere le dovute conseguenze del risultato elettorale, autosospendendosi”.
Una resa dei conti tra i berlusconiani che lascerà molte vittime sul campo. E di cui beneficerà Tosi e il suo progetto moderato che il sindaco vorrebbe estendere a tutto il Veneto. Modello apprezzato pure da Maroni. E oggetto vero del contendere al congresso nazionale del partito, previsto per il 30 giugno prossimo. Sarà l’occasione per gli avversari di Tosi, non amato in tutte le province, vedi Padova, per uscire allo scoperto. La scelta di essere governati dall’accoppiata Maroni-Tosi non solletica gli umori di lighisti doc.
Il “rieletto”, sommerso da decine di microfoni e da giornalisti in una conferenza stampa degna di un’elezione nazionale, ha avuto parole di elogio per il Movimento 5 stelle: “Hanno approfittato del moto di anti politica che circola nel paese. Ma sono brave persone quelle che ho incontrato in campagna elettorale e molte delle loro battaglie sono condivisibili. Per sgonfiarli serve la politica. Non certamente quella romana o di Monti”.
Grillini che non hanno solo ottenuto un successo insperato a Verona città (il candidato sindaco, il tecnico informatico Gianni Benciolini, confidava in un 5%, invece il Movimento ha quasi sfiorato il 10). Ma anche in provincia. Nel secondo comune più importante andato al voto, San Giovanni Lupatoto, i seguaci di Grillo hanno superato il 15%.
Notizie meste sul fronte sinistro: il Pd si è fermato sotto il 15%. Mentre percentuali inferiori al 3% per Sel e 2% per Idv. Ma si sa, Verona è città storicamente di centrodestra.