Madre, figlio e patrigno candidati nella stessa lista, una combinazione che, se fosse stata premiata dagli elettori, avrebbe assicurato ai componenti di un’unica famiglia oltre 20.000 euro di indennità parlamentare al mese. Non succede in Italia, bensì nel Nord della Germania e si verifica niente meno che tra i Pirati, il partito che più di tutti rompe con gli schemi classici della politica tradizionale e fa della trasparenza dei processi decisionali il suo principio-guida. Alle regionali di domenica nello Schleswig-Holstein, Land al confine con la Danimarca, i Piepgras schieravano ben tre parenti, una novità per la politica tedesca, che non aveva mai visto un’intera famiglia correre per un seggio in parlamento: Torge Schmidt, 23 anni, capolista regionale del Piratenpartei; il suo patrigno Hans-Heinrich Piepgras, 50 anni, segretario regionale del partito arancione e uno dei primissimi Pirati nel Land, piazzato al settimo posto in lista; due posti più in giù, al nono, Birgitt Piepgras, 54 anni, madre di Torge, studiosa di farfalle e ambientalista. I sondaggi della vigilia li davano tutti e tre nel parlamento regionale, il che avrebbe garantito loro un’indennità mensile complessiva di 20.971,38 euro – anche se i tre non vivono più sotto lo stesso tetto, visto che Torge Schmidt abita in proprio da cinque anni.
Domenica, tuttavia, i Pirati si sono fermati sotto quel 10% che avrebbe portato i Piepgras a formare, da soli, un terzo del nuovo gruppo parlamentare del partito. L’8,2% raccolto alle urne basta infatti per “appena” sei seggi. Tradotto: Torge Schmidt è dentro, sua madre Birgitt resta fuori, mentre Hans-Heinrich Piepgras non ce l’ha fatta per un soffio, anche se, in quanto primo degli esclusi, può ancora sperare di subentrare in futuro a qualche deputato regionale.
Ma come si è arrivati alla tripla candidatura per i Piepgras? Non c’è stato nessun accordo sottobanco, assicurano i tre: le liste dei Pirati non vengono infatti compilate dai vertici del partito, bensì dalla base. Chi vuole ottenere un posto in lista deve sottoporsi al temuto “Kandidatengrill” (“graticola dei candidati”), una raffica di domande poste dagli iscritti agli aspiranti parlamentari. I Piepgras si sono candidati e sono stati presi tutti e tre. Inoltre, ricordano, il costante coinvolgimento della base impedisce, di fatto, di regolare qualsiasi questione politica in famiglia.
È anche per questo, oltre che per l’aura di simpatia che circonda i Pirati, che nessuno in Germania ha avuto da ridire sulla famiglia-candidata: in qualsiasi altro partito un politico messo in lista insieme al figlio e alla moglie avrebbe scatenato un’ondata di indignazione. Come avrebbe provocato reazioni stizzite la rivelazione fatta da un blogger prima del voto: nello Schleswig-Holstein i Pirati, accusati spesso di non avere una piattaforma programmatica, hanno copiato quasi la metà del loro programma da quelli delle altre sezioni regionali del partito, importando anche denominazioni, meccanismi e richieste che valgono sì in altri Länder, ma non nello Schleswig-Holstein. “Vogliamo che il procuratore generale non sia più un funzionario politico”, si legge ad esempio nel documento, una proposta che nel Land è stata già tradotta in realtà nel 2008.