Ogni volta che si parla di #salvaiciclisti, chi ne fa parte ci tiene a sottolinearlo: “#salvaiciclisti non è un movimento di ciclisti, ma da cittadini che usano o vorrebbero utilizzare la bicicletta” e che si riuniscono a scopo politico, aggiungo io.
Siamo un gruppo di pressione e in poche settimane abbiamo dimostrato di saperci muovere in modo efficace.
Per esempio?
Per esempio abbiamo messo nell’angolo il Comune di Roma Capitale che dopo 6 anni di stallo ha approvato all’unanimità il Piano Quadro della Ciclabilità giusto in tempo per la manifestazione.
Per esempio due giorni fa una blogger della cordata di #salvaiciclisti, Bicisnob, ha pubblicato un’indiscrezione riguardante la giornata nazionale della bicicletta. Il suo post prima è stato ripreso da Repubblica.it e poi il Ministro dell’Ambiente in persona ha sentito il bisogno di rettificare pubblicamente.
Un ministro che risponde a un privato cittadino. Non è forse questa una delle massime espressione di democrazia?
Sicuramente si, ma io non credo che il dottor Clini all’improvviso abbia sentito l’esigenza di rispondere a Bicisnob per soddisfare la curiosità di una comune cittadina, piuttosto perché ha capito che dietro la sua penna ci sono potenzialmente i 50 mila dei Fori Imperiali di sabato 28 aprile, più tutti coloro che non hanno potuto partecipare fisicamente alla bicifestazione.
Il dato interessante che emerge da questa esperienza è che quando molte persone esercitano pressione su un determinato tema, persino un ministro tecnico (!!!) si sente in dovere di rispondere.
Paradossalmente chi invece non si sente in dovere di fornire risposte sono i politici di professione. Ieri si è conclusa una tornata di elezioni amministrative; in alcune città ci sono candidati che saranno costretti al ballottaggio a causa di un misero 1,2%: mentre noi dai Fori Imperiali dimostravamo che le richieste di #salvaiciclisti dirette ai sindaci italiani avevano un ampio supporto (cioè voti), i candidati sindaco delle varie città invece di lanciare proclami del tipo “un milione di km di piste ciclabili” o “più bici per tutti”, hanno deciso di fare finta che le politiche della ciclabilità non interessassero nessuno.
Eppure è un tema caldo, i cittadini se ne interessano, in Italia come nel Regno Unito: e infatti la campagna elettorale che ha portato al rinnovo del mandato per il sindaco londinese Boris Johnson è passata anche per un interessante confronto tra i cinque candidati sul tema della ciclabilità. Solo che nella manifestazione del 28 aprile a Roma c’erano 5 volte il numero di persone che hanno preso parte a Londra e questo vuol dire che i politici nostrani (in teoria) dovrebbero dedicare al tema 5 volte l’attenzione che vi dedicano i politici inglesi.
E invece no.
Se uno dei lettori di questo blog ha la possibilità di farlo, dica per favore a chi si occupa della stesura dei programmi elettorali dei vari partiti di smettere di guardarsi l’ombelico, dica loro che noi esistiamo, che siamo un numero politicamente rilevante e che alle prossime elezioni (le politiche) dovremo scegliere per chi votare.