Maurizio Cevenini lo conobbi dal vivo nel 2004 al Teatro del Navile. In quei tempi io, Stefano “Sbarbo” Cavedoni e Enrico Brizzi portavamo avanti un carrozzone chiamato FORMAT LAIV, una cialtronata targhettizzata agli aristofric bolognesi in cui, una volta alla settimana, venivano pure invitati dei politici sia di destra che di sinistra e si parlava di argomenti già obsoleti, ma di moda, come la bolognesità. Pazienza. Una di quelle sere venne a farci visita Maurizio Cevenini che io conoscevo solo di vista. Fu “amore” a prima vista. Quando lo vedevo in tivu, capivo che era popolare, capivo che la gente gli voleva bene, ma mi sembrava un po’ paraculo e un fenomeno prettamente legato al Bologna F.c che, faccio mea culpa, non ho mai seguito e che per ora non seguo.
Mi sbagliavo. Lo sapete che mi sbaglio tante volte? Lo sapete che se si sbaglia non succede niente e si tira avanti lo stesso? Bè, con il Cev mi sbagliai e diventammo amici. Nel mio defunto blog LO SPETTRO DELLA BOLOGNESITA’ parlavo spesso di lui perché in lui vedevo il sindaco di Bologna, ma tutti mi mandavano a cagare. “Seeee Cevnini. Va là, va là” come ti dicono a Bologna quando osi dire qualcosa che tenta di mettere in discussione la stasi di cui si nutre questa città.
Per colpa del mio interesse per gli UMARELLS, i contatti con il CEV si fecero molto più frequenti. Gli anziani della metropoli di provincia amavano il CEV (che ogni tanto mi inviava delle foto digitali) e spesso parlavamo di argomenti come: il gioco del tappo, la tombola e la pesca gigante.
Maurizio mi voleva bene, lo so. Ogni volta che è presentavo l’uscita di un mio libro su Bologna lui arrivava (a volte senza avvisare), saliva sul palco insieme a me e diceva la sua stando sempre al gioco delle mie provocazioni finalizzate a scatenare il conflitto generazionale: giovani che lavorano gratis contro vecchi che lavorano gratis per il partito.
Poi ci fu la fase Cevenini sindaco. Fantastico, lo avrei votato e per questo mio schierarmi mi presi vari vaffanculo sui social not-uorc che alla fine, servono poi a questo. “Seeeee Cevenini, va là, va là” più altre critiche tipo: non sa un cazzo, sa solo fare dei matrimoni, va solo allo stadio, non fa un cazzo. Anche solo per questi quattro motivi sarebbe stato da votare, ma come per Beppe Maniglia e Uilli non se ne fece mai nulla.
Ictus, dissero (io non ci ho mai creduto fino in fondo), poi la corsa alla poltrona di quell’altro e la scontata vittoria come da tradizione bolognese con concerto blus in piazza. Peccato.
Maurizio si consolò facendo scrivere un libro di memorie a a sua figlia Federica “Bologna nel cuore”. Un libro da umarell dove Maurizio ripeteva la solfa della Bologna di quando era cinno, della miseria di una volta, di come si stava bene con la miseria di una volta e la costruzione della sua carriera umana e politica. In questo libro c’erano delle schede di vips e mi fece molto piacere scriverne una anche a me che non sono certo un vip. La scheda, con una velata presa per il culo, elogiava la giornata tipo del CEV in questo modo:
“E’ lui il sindaco della città. Capello stropicciato, passo dinoccolato, simpatico, cordiale, genio del self marcheting, 3 profili su Feisbuc, presenzialista a 359° al punto che i pochi detrattori mettono in giro voci di sosia sparsi per Bologna. Questo è il Cev, Mister Preferenze, Cev Evara. Per merito dei suoi matrimoni civili in salsa di Gibran, si fa conoscere e amare da tutti e, forte di ciò, decide di candidarsi alle primarie del pidì. Inizia una campagna elettorale incessante ed entusiasmante ricca di giornate così: si sveglia alle 4, risponde alle meil, posta su Feisbuc e fa gli auguri di compleanno, alle 5 è su un pulman di umarells che partono per una gita a Lugo, alle 7 scende dal pullman e viene trasportato in elicottero davanti a una fabbrica di Casalecchio che sta chiudendo e stringe la mano a tutti gli operai, alle 8 fa colazione e firma autografi, alle 8.30 timbra in orario il cartellino in Regione, alle 9 inaugura la Fiera del PDF, alle 9.30 visita una zdaura malata e come tutti i giorni le porta la spesa a casa, alle 10 va al nido a parlare con i neonati che sono i cittadini del futuro e beve latte con loro, alle 10.30 cambia giacca, alle 11 va in comune a sposare più gente che può, alle 12 va a Punto Radio, alle 12.30 mangia un crec. Un’agenda così, fino alle 2 di notte. E dorme poco. Una sera, un dolore tipo quello che sentivamo da cinni alla milza blocca la sua corsa e decide di non candidarsi. Un vero peccato, ma è uno stop momentaneo. Il sindaco di Bologna è e sarà lui”.
Maurizio fu molto contento di questa mia descrizione di una sua giornata tipo, come fu molto colntento di venire mio ospite al mio programma televisivo NON E’ UN PAESE PER UMARELLS dove gli feci unire in matrimonio il pittore Davide Pavlidis con l’attrice Daniela Airoldi. L’ultima volta che ci siamo incrociati è stato qualche settimana fa e ho tuittato una foto insieme a lui, 100 chili in due. Eravamo a un convegno sulla creatività nella sede della Regione, luogo dove è stato trovato morto stamattina (non so ancora come) e non riesco a crederci che ho perso un amico. Era il sindaco di Bologna e si chiamava Maurizio Cevenini, insieme abbiam fatto delle discrete cazzate e ci siam divertiti molto. Altro non so :-(