È la volta di Sassuolo, sulla scia di quanto sta già accadendo in buona parte d’Italia, da Riccione e da Calalzo di Cadore (Belluno) a Morazzone (Varese), da Thiene (Vicenza) a San Donà di Piave (Venezia), da Vigevano (Pavia) a Zanica (Bergamo) fino a Merate (Lecco) per arrivare a comprendere anche la Regione Piemonte. Un fronte di sindaci e di amministratori che dice addio a Equitalia in anticipo rispetto alla scadenza del 1 gennaio 2013, quando per legge le municipalità dovranno fare in proprio nel riscuotere i tributi di loro competenza.
Non si può attendere ancora sette mesi, affermano però i primi cittadini. Quello delle tasse comunali è un settore in cui “è urgente una modifica radicale perché sono troppi i casi di ingiustizia sociale”, afferma Graziano Delrio, presidente dell’Anci (l’Associazione nazionale comuni italiani) e sindaco di Reggio Emilia. E l’intenzione di recedere diventa esplicita anche nel cuore dell’Emilia. Accade quindi che segua la scia un Comune come quello di Sassuolo, che annovera più di 41 mila abitanti e che rappresenta uno dei pilastri del comprensorio della ceramica in provincia di Modena.
Motivo? Come altrove, occorre instaurare fin da subito un rapporto “più umano” con la cittadinanza, soprattutto adesso che la gente “attraversa momenti economicamente negativi e che se ritarda a pagare un tributo, spesso lo fa per mancanza di disponibilità e non per cercare di fare il furbo”. Sono queste le parole del sindaco di Sassuolo, Luca Castelli, eletto nel 2009 con una lista di centrodestra, che ha comunicato alla sede legale e alla direzione generale di Equitalia il proposito dell’amministrazione che rappresenta: gestire in proprio l’incasso delle somme che spettano alle casse comunali.
La decisione è meditata ed è già stata discussa dalla giunta della cittadina ducale verificando la fattibilità dell’operazione e la relativa riorganizzazione degli uffici. Avuta conferma che il progetto si poteva realizzare, è partita la lettera alla concessionaria che informa: “Con la presente si comunica che questa amministrazione comunale, condividendo nel merito la scelta legislativa operata [con la] legge n.106/2011, ritiene opportuno e doveroso dare seguito immediatamente a quanto disposto dalla vigente normativa in relazione alla gestione della riscossione in proprio delle entrate comunali”.
Già nei giorni scorsi Equitalia era intervenuta bollando come “pretestuosi” i recessi delle amministrazioni locali. “È la legge a prevedere che i Comuni gestiscano da soli l’attività di riscossione dall’1 gennaio 2013”, recita una nota della società. “Termine che è stato prorogato dal parlamento di un anno (inizialmente era fissato per il primo gennaio 2012) per accogliere le richieste fatte proprio dai Comuni, anche tramite l’Anci, a più riprese”.
A questo proposito, sottolineano all’Anci a margine del confronto romani tra i sindaci sulle città metropolitane, quelle istanze recepite in sede legislativa partono dalla “drammaticità di alcune situazioni” e da uno spirito che “passa attraverso la ricerca di una risposta che dia maggiori garanzie di vicinanza ai cittadini”. Aggiunge direttamente Delrio: “Nella mia città già da tempo abbiamo fatto una gara che portasse a un’alternativa a Equitalia. Detto questo, occorre fare due considerazioni. La prima è che quella società non va criminalizzata perché esegue un compito che le è stato affidato, ma va tenuto in considerazione un secondo aspetto: è necessario rivedere profondamente il modo di riscuotere i tributi”.
“In qualità di sindaco”, aggiunge commentando i casi di grave difficoltà, “non affronto la questione degli insolventi come se fossero dei numeri. Sono delle persone che stanno gestendo problemi seri nella loro vita. Allora si devono pensare a soluzioni. Nel nostro caso, per esempio, a Reggio cerchiamo di rateizzare le rette degli asili per tutte quelle persone che hanno perso il lavoro e andiamo a vedere ogni singola situazione prima di procedere. E poi c’è un altro fattore che non riguarda Equitalia, ma altre aziende che fanno un lavoro analogo: l’applicazione di interessi incredibili, fino al 20 o al 30% in più rispetto agli importi dovuti. Questo è un ambito da calmierare con urgenza”.
Lasciare in anticipo Equitalia, dunque, assume per i Comuni la sostanza di un gesto simbolico che, come ha più volte sottolineato l’Anci, non deve però sovrapporsi né essere accomunato alla rivolta fiscale dichiarata da una serie di Comuni contro l’Imu, la tassa sugli immobili. Su questo tema è convocata il prossimo 24 maggio una manifestazione dei sindaci a Venezia. “L’Imu è una patrimoniale occulta dello Stato, molto rigida, ingiusta e onerosa. Se fosse dei Comuni potrebbe essere ridotta del 50%”, aveva dichiarato nei giorni scorsi sempre Graziano Delrio. E lo scopo di quella mobilitazione, contrariamente a quanto hanno dicharato sindaci leghisti, non è quello di boicottare l’imposta, ma di chiedere al governo Monti la sua modifica.
“Non vogliamo la disobbedienza fiscale”, ha spiegato Delrio raccogliendo il supporto anche del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, “ma vogliamo cambiare questa tassa facendola rientrare nella competenza dei Comuni. Lo Stato prepari la sua parte e faccia la sua patrimoniale perché è lecito in condizioni difficili compiere operazioni sul patrimonio dei cittadini. Però bisogna fare chiarezza e spiegare alla gente che in questa operazione i Comuni riscuotono le tasse sugli immobili aumentate del 133%, ma rispetto al gettito dell’Ici dello scorso anno perderanno il 27%”.