Se la domanda è: i grillini devono andare in Tv oppure no? Allora la risposta c’è: vadano ma rifiutino il microfono. Facciano vedere i loro volti di uomini e donne che nulla hanno a che fare con la casta; ma non cedano alla tentazione di scendere sul piano dei chiacchiericcio, del lei non mi fa finire, del lei mi fa dire ciò che non ho detto. Perché sul quel terreno perdono, irrimediabilmente, confortando così la tesi (fondatissima, peraltro) del loro vate che ha sentenziato: in tv non ci si deve andare pechè è il demonio, lì non si fa politica.
I grillini devono andare in tv e stare zitti perché tanto ci pensano gli altri, i partitici di professione così spaventati dall’idea di non contare più nulla, loro che si sono sottoposti a fior fior di corsi per imparare a gestire la rissa televisiva, a evidenziare la loro diversità. Quando, come è successo a Matrix ieri sera, si sente Marcello Sorgi difendere a spada tratta la tesi che “Grillo è un vecchio democristiano, che usa linguaggi da vecchio democristiano”; o quando si sente Fassino a Ballarò cercare di trascinare il candidato grillino genovese Paolo Putti in quello che presumibilmente dovrebbe essere (per Putti) il primo litigio televisivo della sua vita allora risulta chiaro a tutti: il tentativo così palese di spostare il discorso dalle cose sacrosante che i grillini mettono sul piatto della bilancia anziché dequalificare il movimento di Grillo, lo esalta. Lo fa diventare grande, potente. I vetusti non riescono a trattenere la loro stizza (loro che per anni, chi prima e chi dopo, hanno corteggiato vergognosamente la Lega, un movimento quello sì potenzialmente violento, razzista, ignorante nel senso di non-conoscenza, secessionista, anticostituzionale) perché dei giovani perlopiù intelligenti e propositivi, quegli stessi giovani cui i loro apparati di partito chiederebbero solo di entrare da buone pecorelle nei loro meccanismo di partito, evidenziano con la loro stessa presenza le falle gigantesche del loro sistema.
Caro Grillo, non vietare ai tuoi la tv: mandaceli, ovunque. Ma senza microfono. Che assistano come dei Gargoyle pensanti al disfacimento di una pletora di manovratori e commentatori della politica: ne usciranno trionfatori. Se poi tu e i tuoi avrete mezzi, metodo, idee e forza per riconsegnare un po’ di Italia alla politica vera, quella di servizio, questo è un altro discorso.