La presidente di Fininvest difende il padre Silvio e si scaglia contro l'Ingegnere per una intervista in cui l'editore del gruppo Espresso ha dichiarato: "la Mondadori era nostra e ci è stata portata via corrompendo un giudice".
E’ ancora guerra sul Lodo Mondadori, per cui pende in Cassazione il ricorso del gruppo della famiglia Berlusconi contro una sentenza di risarcimento danni da 560 milioni di euro. In campo è scesa Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Mondadori. “In una dichiarazione rilasciata durante un’intervista televisiva e riportata stamane da un quotidiano, l’ingegner De Benedetti non si lascia sfuggire, ancora una volta, l’opportunità di sintetizzare a suo totale uso e consumo la storia del Lodo Mondadori. E, ancora una volta, è una sintesi che non ha nulla a che fare con la realtà. L’ingegner De Benedetti confida evidentemente che, a forza di ripeterle, le ricostruzioni di comodo finiscano per suonare un pò più credibili”.
“Ma proprio per impedire che ciò avvenga – si legge in una nota – mi vedo costretta a ricordare come andarono effettivamente le cose. Non è affatto vero che l’ingegner De Benedetti, come lui sostiene, ricevette un danno ‘drammatico’ dalla spartizione della Mondadori. Al contrario. Ebbe solo benefici. Come confermano le sue dichiarazioni di grandissima soddisfazione rilasciate all’epoca. La spartizione fu infatti imposta dalla politica alla Fininvest, che in quel momento controllava, oltre ai libri e ai periodici, anche la Repubblica, l’Espresso e i quotidiani locali della Finegil. Noi dovemmo rinunciare alla Grande Mondadori, De Benedetti ottenne una parte molto significativa dell’azienda, sia dal punto di vista economico che del peso politico: la Repubblica, l’Espresso e i quotidiani locali”. In secondo luogo, sottolinea Marina Berlusconi, “non è affatto vero, contrariamente a quanto sostiene l’ingegner De Benedetti, che ‘la Mondadori era nostra e ci è stata portata via corrompendo un giudice’. La sentenza della Corte d’Appello di Roma che annullava il lodo Mondadori, dando poi origine a tutta la vicenda, fu emessa da un collegio di tre giudici. Uno di loro venne successivamente ritenuto colpevole di corruzione, a conclusione di una vicenda processuale assai controversa che vide alternarsi assoluzioni e condanne”. “Gli altri due giudici -continua la figlia di Silvio Berlusconi – non sono mai stati sfiorati dal sospetto, e, più volte interrogati, hanno ribadito di aver totalmente condiviso il verdetto, in piena consapevolezza perchè avevano studiato nei dettagli l’intera causa. Quella della Corte romana era quindi una sentenza non inquinata e assolutamente giusta, conforme al diritto, in linea, com’è confermato da una giurisprudenza assai ampia, con gli orientamenti dell’epoca. Per questo verdetto, peraltro, la Cir rinunciò al ricorso in Cassazione e non chiese la revocazione, pur avendone la possibilità”.
Per Marina Berlusconi “alla luce di tutto ciò, è non solo un oltraggio al senso comune, ma anche pesantemente diffamatorio sostenere, come fa l’ingegner De Benedetti, che ‘la difesa di Berlusconi dice che anziché aver corrotto tre giudici ne ha corrotto solo uno. Noi non abbiamo mai corrotto nessuno, e mio padre venne prosciolto da ogni ipotesi accusatoria nel 2001, ancora prima che iniziasse il dibattimento”. In definitiva, conclude, “i fatti dicono come la condanna che la Fininvest ha subito rappresenti un’ingiustizia di enorme gravità, un vero e proprio esproprio da 564 milioni, cifra pari a quattro volte il valore azionario della quota Fininvest in Mondadori. In realtà neppure un euro da parte nostra era dovuto, perchè non ci fu alcun danno. L’ingegnere De Benedetti si dice ‘assolutamente fiducioso’ sulle decisioni della Cassazione? Anche la nostra fiducia nel verdetto della Suprema Corte è assoluta, perchè sappiamo che assoluta è stata la correttezza con cui abbiamo operato”.