Cari Bersani, Di Pietro, Vendola (e naturalmente D’Alema, Veltroni e compagnia cantando), vi rendete conto che ormai il problema siete voi? Vi è rimasta un’oncia di lucidità per capire che il futuro del centrosinistra dipende dalla vostra disponibilità a passare il testimone promuovendo gruppi dirigenti radicalmente nuovi? Se vi poniamo queste domande non è per polemica, e meno che mai per provocazione, ma per realismo, come doverosa presa d’atto di una situazione ormai chiarissima, che solo i ciechi riescono a evitare di vedere.
In due parole: sono vent’anni che vince le elezioni chi conquista (almeno nell’immaginario) la piazzaforte dell’antipolitica. Berlusconi si presentò come “imprenditore”, contro Occhetto “politicante”. E Prodi vinse enfatizzando il “valore aggiunto” di società civile dell’Ulivo rispetto ai partiti della coalizione. Ora siamo al passo successivo: tutta la partita si gioca nell’antipolitica, cioè nell’altrapolitica, rispetto alla morta gora che sono (con buona pace di Napolitano) i partiti esistenti. Berlusconi lancerà una nuova “forza”, perché il Pdl è ormai vissuto come un partito. Casini ha ammesso che il terzo polo non nascerà, e la nuova “forza” conservatrice la potranno fondare solo Passera&Co., i “tecnici” non i politici, candidando Monti alla presidenza della Repubblica. A sinistra, se non vi levate di torno (voi e tutta la nomenklatura dei burocrati grandi e piccoli, allevati come “polli in batteria” nelle manovre di corridoio e nelle stanze dei bottoni, compresi gli infiniti “giovani” nati vecchi, alla Renzi e Civati) sarà un esodo biblico verso il Movimento 5 Stelle, che coinvolgerà anche chi trova detestabile la dittatura carismatico-mediatica di Beppe Grillo, ma riconosce (e simpatizza con) la pulizia e la passione civile dei candidati del suo movimento.
È sperabile perciò una vostra “Damasco”, che vi liberi dalla tentazione di restare abbarbicati alle poltrone e agli strapuntini, alle interviste e ai talk-show. C’è da domandarsi, anzi, perché non ve la impongano i militanti di base del Pd, Sel, Idv, che pure esistono (questo giornale li ha incontrati, a centinaia, ogni volta che ha organizzato un dibattito), che spesso assomigliano in energia e pulizia alle giovani leve di M5S, ma che con la loro passività diventano corresponsabili delle nomenklature nell’harakiri in atto. Dite “basta!”, imponete primarie vere, con pari risorse e pari chance: un candidato della società civile le vincerebbe a mani basse. Solo così la sinistra avrà la possibilità di prevalere sulle destre vecchie e nuove.