Le ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 15 persone eseguite stamani dai carabinieri nel Catanzarese erano ferme da un anno nell’ufficio del gip distrettuale a causa di carenze d’organico. E’ il retroscena dell’operazione “Showdown”, portata a termine dai carabinieri del Comando provinciale e della compagnia di Soverato contro le cosche della fascia ionica, svelato dal procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli.
“Il distretto di Catanzaro ha una forte presenza criminale o no? – chiede Borrelli – Perché se la mafia non c’é bisogna dirlo ai cittadini”. Secondo il procuratore aggiunto, “c’è il problema di adeguare le strutture investigative e giudiziarie del distretto”. In particolare, oltre all’allarme già noto sulle carenze della Dda, dove ora arriveranno due nuovi sostituti, Borrelli ha aggiunto che “si pone con drammaticità il problema dell’adeguatezza dell’ organico dei giudici, dal momento che all’ufficio Gip sono in quattro in servizio”. Borrelli è tornato anche sull’ultimo incontro con il ministro della Giustizia, Paola Severino, avvenuto circa un mese fa durante una manifestazione nel capoluogo: “Il ministro – ha detto – ci ha detto che per quanto riguarda il personale amministrativo non c’è spazio per nuove assunzioni e che per i magistrati si vedrà, ma questa risposta, nel nostro contesto, è inaccettabile”.
L’operazione della Dda e dei carabinieri ha portato all’arresto di arrestare 15 persone nell’ambito di un’inchiesta su presunti affiliati alla cosca di Sia-Procopio-Tripodi che opera nell’area ionica soveratese. Tra gli arrestati vi sarebbero anche mandanti ed esecutori di un caso di “lupara bianca” avvenuto nel 2009 e che avrebbe dato il via alla faida tra la cosiddetta “mafia dei boschi” nel corso della quale ci sono stati numerosi omicidi. Le indagini sono infatti cominciate il 22 dicembre 2009 dopo la scomparsa per “lupara bianca” di Giuseppe Todaro, presunto affiliato alla cosca Gallace-Novella, rivale di quella dei Sia-Procopio-Tripodi. Le indagini, oltre a ricostruire le fasi della scomparsa e della successiva soppressione di Todaro, hanno portato gli investigatori a delineare compiti e ruoli degli indagati nell’ambito del locale di ‘ndrangheta di Soverato, attivo sin dal 2002 nei comuni di Soverato, Davoli, San Sostene, Montepaone e Montauro.
Complessivamente sono 25 le persone coinvolte: tra queste un carabiniere e soprattutto l’ex vicesindaco di Soverato, Teodoro Sinopoli, indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (la Dda aveva chiesto l’arresto).