Cari candidati del M5S, la comunicazione è un’arte raffinata. Si basa principalmente sulla conoscenza delle psicologia e delle emozioni. Ci sono persone che la studiano e diventano bravi, usandola per manipolare e ribaltare la realtà. Abbiamo avuto l’esempio di Berlusconi, campione delle tv e delle menzogne. Altri invece non la studiano, ma sanno comunicare benissimo per istinto. Questi soggetti sono stati studiati dagli psicologi per capire come facevano a comunicare così bene, pur senza conoscere i principi della comunicazione umana. Uno di questi è Richard Bandler – che sarà a Roma dal 19 al 20 maggio – il quale ha scoperto e insegnato alcuni principi formidabili, studiando un pugno di grandi comunicatori. La sua Programma Neurolinguistica l’ha studiata anche Berlusconi – come rivelai nel 1994 su La Voce di Montanelli – e l’ha fatta studiare ai suoi esperti di televisione.
Andare in tv, nei talk show, significa correre il rischio di essere stritolati dagli esperti di comunicazione “unidirezionale”. La tv è uno strumento della “vecchia era”, fondata cioè sul controllo dell’informazione e dell’energia mentale. Un solo padrone trasmette a molti e tenta quindi di dominarli. Internet, invece, è lo strumento della “nuova era”, dove prevale la condivisione dell’informazione e dell’energia. Molti trasmettono verso molti. Nessuno può dominare. Ed è facile smascherare le menzogne, facendo alcune verifiche sui siti web. In televisione, invece, non è così. Il regista può manipolare attraverso la scelta delle inquadrature. Il conduttore può manipolare con la domande o interrompendo un concetto importante con la scusa della pubblicità. Il vecchio politico può manipolare parlando addosso, urlando, mentendo (spesso con la complicità del conduttore) e non c’è mai tempo per precisare e smentire. Alla fine vince “la percezione della realtà” e il messaggio che vogliono far arrivare ai telespettatori. È il principio su cui Berlusconi ha fondato il suo impero di manipolazione mediatica.
Non bisogna avere la smania di andare in tv perché si raggiungono più utenti-elettori. È sbagliato. Chi guarda la tv è abituato al vecchio modello passivo dell’informazione. Ha un cervello vecchio. Non tutti, certo, ma in generale è così. Io non guardo la tv da oltre dieci anni. Ho scelto di non farmi inquinare. E di non espormi all’immondizia televisiva che tenta solo di addormentare e distrarre dai problemi reali del Paese. Vivo benissimo informandomi solo in Rete.
Il Movimento 5 Stelle ha ottenuto milioni di voti grazie alla Rete. È’ un nuovo concetto della politica. Bisogna quindi frenare la smania di accrescere la visibilità attraverso la tv, perché si ragiona sul breve periodo. Settimane e mesi. Invece bisogna ragionare sul lungo periodo. La tv è un mezzo che sta morendo. La connessione mobile, i tablet, i telefoni touch screen, stanno sostituendo il vecchio approccio all’informazione. La nuova tv sarà in Rete. Quindi, evitando il più possibile di andare nelle arene televisive, si costringe a portare la politica sul nuovo territorio di Internet.
Ho letto il minipost in cui Beppe Grillo consiglia di non andare in tv. Non ho trovato nessuna imposizione, ma un suggerimento. “Più che spiegarlo e ribadirlo non posso fare”, scrive Beppe, ma i giornali e le tv non lo riportano. Il Corriere della Sera ha titolato in home page ”Il diktat di Grillo: non andate in tv”. È una palese manipolazione. La tv fa la stessa cosa. Ad esempio: se andate nei talk show, ora vi faranno sempre la stessa domanda “Lei è d’accordo con Grillo? Condivide il suo diktat?”. E vi fregano. Primo: i telespattatori vecchio modello apprendono che Grillo ha imposto ai candidati M5S di non andare in tv, e non è vero. Ha suggerito e spiegato il perché. Secondo: vi costringeranno a prendere una posizione che vi separa dall’ispiratore del Movimento 5 Stelle, poiché se siete in tv vuol dire che accettate le vecchie arene televisive. E vi fregano la seconda volta.
La comunicazione è una scienza. Ogni messaggio produce un effetto. Beppe Grillo forse non ha letto i libri di Richard Bandler, ma è un ottimo comunicatore istintivo. Uno di quei soggetti che capiscono prima degli altri certe cose, senza sapere come fanno a capirlo.
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